Contro ebrei e cristiani, una interpretazione 13/04/2012
La domanda che il Prof. Volli pone ai nemici degli ebrei e, di conseguenza, di Israele -o viceversa- alla quale mai troverà risposta da parte loro, potremmo trovarla probabilmente nel saggio di André Frossard, “Ascolta Israele!” Parte del saggio è rivolta a scrutare le origini di questo odio antico per cui, in diversi passi rivelatori, l'autore offre spiegazioni lucide e inquietanti sull'antisemitismo. Inizia con l'analisi della Storia di Israele, il popolo, che subendo e sopravvivendo a deportazioni, a massacri, ai romani con la diaspora, continua tutt'ora ad “adempiere, -consapevole o inconsapevole, volente o nolente- il compito che gli è specifico, singolare, sfibrante: quello di dissuadere gli uomini dal darsi all'idolatria. Prosegue con i tipi di antisemitismo, il quale “assume un'infinità di forme diverse: può essere politico, razzista, religioso, ereditario, epidermico, ossessivo e patologico, nazionalista oppure -inavvertenza e paradosso rivelatore- anticristiano.” Ne fa una descrizione dettagliata, cominciando da quello politico, in cui viene “utilizzato come ricorso alle avversità da poteri privi di scrupoli, che giudicano opportuno far portare la responsabilità dei loro insuccessi o delle pubbliche disgrazie a una piccola comunità indifesa [...]. Tale antisemitismo politico fu il fautore dei pogrom mitteleuropei nell'Europa dell'est. [...] In Occidente e più precisamente in Francia, l'antisemitismo politico si è rivestito di legalità pubblicando, sin dal 1940, uno «statuto degli ebrei» che sottraeva loro la qualità di cittadini per ridurli, nel paese che era il loro, alla condizione di ospiti indesiderabili. […] Triste evidenza, lo «statuto degli ebrei» era nient'altro che un inizio di crimine contro l'umanità. [Dal punto di vista religioso, invece,] […] Il cattolico antisemita della «Belle Époque», non ammetteva che un ebreo potesse comandare dei cristiani, che un Dreyfus avesse galloni e di conseguenza, in un esercito di battezzati, disponesse di inferiori. Le carte del processo lo lasciavano indifferente. Per lui, Dreyfus era traditore per definizione perché, giudeo, serviva la Francia; più era fedele alla sua vocazione di ufficiale francese, più tradiva le sue origini, al punto che, più era innocente, più era colpevole. […] Idiota e perversa era stata la Repubblica nell'obbligare i suoi soldati a mettersi sugli attenti davanti a un uomo che, diciannove secoli prima, aveva fatto uccidere Gesù Cristo. Il cattolico antisemita non si rendeva conto che nella Gerusalemme di quei tempi andati avrebbe anch'egli unito la sua voce a quelle che esigevano la messa al bando di un agitatore, di un disturbatore della quiete pubblica che aveva osato sostenere che «la Legge è fatta per l'uomo, non l'uomo per la Legge», principio demolitore di ogni ordine sociale. […] Penetrando un po' a fondo nella mentalità dei detrattori di Dreyfus, (e di certi “cattolici” moderni [nota personale]) ci si accorge che ciò che ti rimproveravano senza dirlo, Israele, non era d'aver fatto morire Gesù Cristo bensì il fatto di averlo messo al mondo. È quel che io chiamo «antisemitismo anticristiano». Gli antisemitismi ereditari o epidermici sono varianti edulcorate, ma persistenti e dannose, dell'antisemitismo razzista, esattamente quello che si è reso colpevole di crimine contro l'umanità avendo sognato, Israele, di farti scomparire dalla faccia della terra. Il crimine contro l'umanità non ha precedenti, Israele, neppure nella lunga storia delle tue sventure. Consiste […] nell'uccidere qualcuno per il solo fatto che è venuto al mondo e il cui unico capo d'accusa sta nel suo certificato di nascita. Non si tratta di uno di quegli uragani furiosi che percorrono un paese ricadendo in una nube di sangue; sono i sinistri orgasmi del genocidio. L’odio del razzismo hitleriano aveva qualcosa di più, qualcosa di inestinguibile che richiede una spiegazione metafisica. Basta aver letto tre pagine del Mein Kampf, là dove Hitler manifesta per la religione cristiana, giudicata debilitante e fiacca, un disprezzo ferreo, indifferente ad ogni argomentazione. La logica voleva che dal cristiano risalisse al giudeo, a colui cioè cui si deve l’idea di un Dio di giustizia e misericordia totalmente incompatibile col principio di disuguaglianza che sta alla base del razzismo, il cui odio aveva per supremo fine Dio stesso. Era in tal modo necessario che gli ebrei venissero sterminati sino all’ultimo; ed era soprattutto l’ultimo a dover morire, poiché bastava l’esistenza di un solo ebreo perché gli idoli fossero ridicolizzati. Ecco perché, come altre volte ho detto, ripeto qui che il crimine contro l’umanità è stato in sostanza un tentativo di deicidio. Nella mentalità metafisica germano-pagana, utero di tutti i mostri ideologici, era sufficiente, ma indispensabile, sopprimere il portatore dell’idea di Dio perché contemporaneamente scomparisse Dio. Renditi però conto, Israele, che dopo il tuo sarebbe venuto il turno del cristiano, poiché agli occhi dei tuoi carnefici non poteva sfuggire il fatto che c’è dell’ebreo nel cristiano, quando è veramente cristiano; e che, per quanto sia poco, ce n’è a sufficienza. Se avesse trionfato, il nazismo non avrebbe tollerato che la sua idolatria fosse oggetto di disprezzo, per silenzioso che fosse; è fuor di dubbio che dopo aver annientato nella tua persona il popolo del Padre, avrebbe tentato di far genuflettere davanti a sé il popolo del Figlio. Agli occhi del malato totalitario, infatti, il giudeo e il cristiano avevano un punto comune che li rendeva parimenti detestabili: una medesima coscienza oggettiva del bene e del male. […] Non esiste alcun antisemitismo insignificante. Chi si lascia andare su questa strada deve sapere dove conduce. I binari di questa logica vanno a finire ad Auschwitz.”
Federico Bentsik
Una osservazione telegrafica: ma poi Hitler sterminò gli ebrei. Non i cristiani. IC redazione