Quali erano i costumi troppo liberal di Vittorio Arrigoni ? Gli sono costati la vita ? Michele Giorgio non fornisce abbastanza dettagli ai lettori. Perchè è reticente ?
Testata: Il Manifesto Data: 13 aprile 2012 Pagina: 8 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Fango sulla figura di Vik. La strategia degli imputati»
Riportiamo dal MANIFESTO di oggi, 13/04/2012, a pag. 8, l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " Fango sulla figura di Vik. La strategia degli imputati".
Michele Giorgio a destra, Vittorio Arrigoni
Michele Giorgio descrive con queste parole l'ultima udienza del processo Arrigoni : " insidioso tentativo di gettare fango sulla figura dell’attivista e giornalista italiano ". I tre colpevoli, infatti, hanno ritrattato buona parte della confessione che avevano reso in un primo momento e " hanno recitato, davanti ai giudici della corte militare di Gaza city, la parte dei giovani difensori delle tradizioni sociali «minacciate» da un presunto stile di vita troppo «liberal » di Vittorio.". Giorgio continua : "Un passo vergognoso, vile, frutto di una strategia precisa degli avvocati della difesa, che mira a macchiare l’immagine di Vik che di Gaza aveva fatto la sua bandiera". E quali mai potevano essere questi costumi troppo liberal? Giorgio di sicuro li conosce, dato che si è premurato di scrivere che "Vittorio conosceva bene le tradizioni di Gaza, rispettava la sua gente ed era attento a non turbare le sensibilità locali. Le insinuazioni sulla vita privata di Vittorio appaiono ancora più gravi ". Arrigoni aveva dei costumi non conformi all'islamismo dei terroristi della Striscia, ma faceva di tutto per non turbare 'le sensibilità locali'. Che si trattasse di qualcosa di sessuale? Se poteva arrecare turbamento ai puri e virili uomini di Hamas...sarà mica stato ...? Che sia stato sgozzato per questo motivo? E perchè non si può scrivere ? E per quale motivo il fatto che la difesa dei tre assassini lo lasci intendere è un modo di 'gettare fango'? Cosa significa essere ricoperti di fango? Giorgio non può lasciare così sulle spine i propri lettori, lanciare il sasso e nascondere la mano. E' l'unico giornalista che segue l'andazzo della 'giustizia' a Gaza con Hamas. I lettori vogliono sapere di più. E anche noi. Faccia uno sforzo, si comporti da laico . Non scrive mica sull'Osservatore Romano (o sì ?). Ecco il pezzo:
Nel giorno della prima udienza vera del 2012, tre dei quattro imputati per l’assassinio di Vittorio Arrigoni hanno lanciato un insidioso tentativo di gettare fango sulla figura dell’attivista e giornalista italiano. Ritrattando in buona parte le confessioni che avevano reso negli interrogatori seguiti all’arresto da parte della polizia di Hamas, i tre - Mahmud Salfiti, Tamer Hasasnah e Khader Jram – hanno recitato, davanti ai giudici della corte militare di Gaza city, la parte dei giovani difensori delle tradizioni sociali «minacciate» da un presunto stile di vita troppo «liberal » di Vittorio. «Volevamo dargli soltanto una lezione, gli altri intendevano ucciderloma noi non lo sapevamo », hanno proclamato i tre cavalieri della moralità.Un passo vergognoso, vile, frutto di una strategia precisa degli avvocati della difesa, che mira amacchiare l’immagine di Vik che di Gaza aveva fatto la sua bandiera e che ai diritti dei palestinesi aveva dedicato negli ultimi anni il suo impegno politico ed umano. Vittorio conosceva bene le tradizioni di Gaza, rispettava la sua gente ed era attento a non turbare le sensibilità locali. Le insinuazioni sulla vita privata di Vittorio appaiono ancora più gravi mentre migliaia di italiani e palestinesi hanno avviato decine di iniziative, molte della quali proprio a Gaza, per l’anniversario dell’assassinio avvenuto il 15 aprile dello scorso anno. In un’aula ieri gremita di amici e conoscenti di Vittorio, tra i quali la cooperante Meri Calvelli e la fotoreporter Rosa Schiano, gli imputati Jram, Hasasnah e Salfiti, hanno sostenuto di aver confessato la loro partecipazione al rapimento e all’assassinio dell’italiano «sotto la forte pressione » degli inquirenti. Hanno quindi smentito di aver preso parte al sequestro allo scopo ottenere la scarcerazione dello sceicco al Maqdisi, un capo del gruppo salafita Tawhid wal Jihad detenuto a Gaza. Più di tutto hanno negato di essere stati a conoscenza di un piano per uccidere l’attivista italiano. A loro dire questo piano era stato concepito dai due «capi» del gruppo di rapitori, il giordano Abdel Rahman Breizat e Bilal Omari, rimasti uccisi poco dopo l’assassinio di Vittorio in uno scontro a fuoco con la polizia. È evidente il tentativo degli avvocati della difesa di far ricadere tutte le responsabilità su Breizat eOmari che non possono raccontare la loro versione dei fatti. La prossima udienza è fissata per il 14 maggio e secondo alcune voci potrebbe essere l’ultima prima della sentenza.
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