Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/04/2012, a pag. 21, l'articolo di Guido Olimpio dal titolo "Mosca apre agli osservatori in Siria".

I massacri di Assad sono sotto agli occhi di tutti, vanno avanti da mesi e mesi. C'è bisogno di osservatori per avere la conferma di ciò che sta succedendo in Siria?
Questo è l'Onu, un organismo inutile. Anche dannoso. A quando l'ONU dei paesi democratici ?
Ecco il pezzo:
WASHINGTON — Una tregua fragile, in bilico tra cannonate del regime siriano e attacchi dei ribelli. Ma una tregua sufficiente a innescare un meccanismo che può portare ad una svolta. Già oggi il Consiglio di sicurezza dell'Onu potrebbe votare una risoluzione che prevede l'invio di 30 osservatori disarmati, secondo la bozza diffusa nella notte. E, infatti, una missione è in avanscoperta per esaminare i dettagli tecnici di un'operazione in Siria che si presenta difficile. Anche se, rispetto al passato, ha ottenuto la luce verde della Russia, grande protettrice di Damasco.
Gli sviluppi della crisi si sono intrecciati tra il Medio Oriente, il Palazzo di Vetro a New York e Washington, dove erano riuniti i ministri degli Esteri del G8. È così che i capi della diplomazia hanno accolto con soddisfazione — mescolata ad una grande prudenza — l'iniziativa condotta dall'inviato speciale Onu, Kofi Annan. L'ex segretario ha specificato che sotto il profilo tecnico la Siria non ha adempiuto al piano previsto dalle Nazioni Unite in quanto le truppe restano nelle città. E ha invitato il Consiglio di Sicurezza a sollecitarne la partenza. Ma, al tempo stesso, ha sottolineato come la tregua abbia tenuto, anche se vi sono state violazioni costate 20 morti. La partita con la dittatura resta aperta. L'opposizione ha invitato i siriani a manifestare e qualcuno lo ha fatto. Immediata la risposta del potere: ogni dimostrazione deve essere autorizzata. Che accade se, oggi, si formano dei cortei dopo le preghiere? I soldati spareranno? Ecco perché è urgente il dispiegamento degli osservatori che, nell'ottima americana, è solo il primo passo. Hillary Clinton ha ribadito che è necessario l'avvio di una transizione.
Il quadro resta comunque precario. E al G8 si sono esaminati tutti gli scenari. Compreso quello evocato dalla Turchia che, in caso di altri attacchi dalla Siria, potrebbe invocare l'articolo 5 che prevede l'intervento Nato in difesa di uno dei suoi membri. Come ha ricordato il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi il regime siriano si è reso protagonista di atti «atroci» verso la popolazione provocando un'emergenza umanitaria nei Paesi vicini. E per questo Washington, con Ankara, non ha escluso l'ipotesi di creare una zona cuscinetto per proteggere i civili in fuga. Il senso è che la diplomazia attenda al varco Damasco: se non si adegua scatteranno altre misure. Identica medicina prescritta per l'Iran. Gli Usa hanno esortato Teheran a cogliere l'occasione dei contatti negoziali sul nucleare a Istanbul: «È il momento di dare delle risposte».
Infine lotta alla pirateria. Il G8 ha appoggiato la posizione italiana sulla necessità che i Paesi seguano i principi del diritto internazionale per quanto accade in alto mare. Un riconoscimento — ha osservato Terzi — di grande peso.
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