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La Stampa Rassegna Stampa
12.04.2012 Günter Grass ha le idee confuse e paragona Israele alla Ddr
Cronaca di Alessandro Alviani, con sfondone sulla capitale israeliana

Testata: La Stampa
Data: 12 aprile 2012
Pagina: 39
Autore: Alessandro Alviani
Titolo: «Grass: Israele usa con me i metodi della Ddr»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 12/04/2012, a pag. 39, l'articolo di Alessandro Alviani dal titolo "Grass: Israele usa con me i metodi della Ddr".


Günter Grass

Günter Grass si confonde col proprio Paese, la Germania, dove i nazisti prima, la Stasi comunista poi arrivavano di notte a portar via dalle loro case gli oppositori al regime o le vittime destinate ai campi di sterminio.
In Israele anche gli oppositori più estremi dormono sonni tranquilli perchè sanno di vivere in uno Stato di diritto.
L'articolo di Alviani è sostanzialmente corretto. Non si può scrivere altrettanto per l'occhiello che recita : "
Il Nobel tedesco replica alle autorità di Tel Aviv che l’hanno dichiarato “persona non gradita” ". La capitale di Israele è Gerusalemme, non Tel Aviv, perciò non è ben chiaro che cosa siano le 'autorità di Tel Aviv' e in che modo avrebbero potuto dichiarare Grass 'persona non gradita in Israele'.
Invitiamo i lettori di IC a scrivere al direttore della Stampa, Mario Calabresi, per ricordargli la capitale dello Stato ebraico e chiedergli un maggiore controllo di ciò che viene scritto sulle pagine del quotidiano che dirige
direttore@lastampa.it

L’ ondata di critiche che si è abbattuta su quei suoi versi in cui definiva Israele «una minaccia per la pace nel mondo» non ha scalfito la vena polemica di Günter Grass. Anzi: lo scrittore premio Nobel per la Letteratura rilancia e lo fa con un paragone «politicamente scorretto» nell’odierna Repubblica federale. La reazione di Israele, che lo ha dichiarato persona non grata, ricorda i metodi tipici della Ddr, la defunta Germania dell’Est, e soprattutto della Stasi, l’onnipresente polizia segreta tedesco-orientale, ha scritto Grass sulla Süddeutsche Zeitung . Il ministro degli Interni israeliano Eli Yishai sullo stesso piano di Erich Mielke, il famigerato numero uno della Stasi? «Finora - argomenta Grass nel commento, intitolato “Allora come oggi” - mi è stato vietato per tre volte l’ingresso in un Paese. Ha cominciato la Ddr, su ordine di Mielke, che alcuni anni dopo annullò sì il divieto, ma ordinò di intensificare le misure di spionaggio nei miei confronti, classificandomi come un “elemento sovversivo” La seconda volta è stata nel 1986, quando la Birmania vietò l’ingresso a me e a mia moglie, ritenendo la nostra visita “indesiderata”». «In entrambi i casi è stata seguita la prassi tipica nelle dittature», nota Grass. «Adesso è il ministro degli Interni di una democrazia, lo Stato d’Israele, che mi punisce col divieto d’ingresso e la motivazione addotta per la misura coercitiva da lui ordinata ricorda - nei toni - il verdetto del ministro Mielke». «Tuttavia - continua - così non potrà di certo impedirmi di tener vivo il ricordo dei miei numerosi viaggi in Israele, un Paese a cui mi sento ancora inscindibilmente legato». La Ddr non c’è più, conclude Grass, ma il governo israeliano, in quanto potenza atomica di dimensioni incontrollate, si sente arbitrario e non ha recepito finora nessun richiamo. «Soltanto la Birmania lascia germogliare una piccola speranza», è la sua caustica chiusura.

Si tratta della prima reazione di Grass alla decisione di Israele di vietargli l’ingresso sul proprio territorio. Ed è una reazione destinata a riaccendere le polemiche che vanno avanti incessanti da mercoledì scorso, da quando, cioè, l’autore del Tamburo di latta ha pubblicato su alcuni quotidiani europei la poesia Quello che deve essere detto , in cui accusava Israele di rappresentare con la sua potenza nucleare un pericolo per la pace nel mondo, in quanto prepara un attacco preventivo contro l’Iran, e criticava la vendita a Gerusalemme, da parte della Germania, di sottomarini capaci di trasportare missili nucleari. Immediato lo scontro tra Grass, accusato di antisemitismo, e Israele che non solo ha chiesto di ritirargli il Nobel (pronto il no dell’Accademia svedese), ma gli ha anche chiuso la porta. Una mossa, quest’ultima, biasimata persino da quanti non condividono una virgola della poesia: Grass «non ha capito niente», tuttavia il bando deciso da Gerusalemme «non va bene, assolutamente no», ha detto a La Stampa lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua.

Intanto il neopresidente tedesco Joachim Gauck prepara la sua prima visita ufficiale in Israele, su invito di Shimon Peres. Il viaggio, che si terrà a breve, sarebbe stato concordato prima delle polemiche suscitate da Quello che deve essere detto . Sarà un’occasione per far posare il polverone sollevato «con l’ultimo inchiostro» dall’ottantaquattrenne Grass.

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