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Il Foglio Rassegna Stampa
12.04.2012 Perchè è impossibile definire 'moderati' i Fratelli Musulmani
analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 12 aprile 2012
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «L’occidente di fronte all’Internazionale islamista»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/04/2012, in prima pagina, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "L’occidente di fronte all’Internazionale islamista".


Fratelli Musulmani, Mario Monti                         Giulio Meotti

I Fratelli musulmani, per usare un’espressione mutuata da Foreign Affairs, sono “unstoppable”. Inarrestabili, almeno per ora. Una grande Internazionale islamica è in via di sostituire il panarabismo, dal Marocco al Golfo. Lo storico Barry Rubin la paragona alla Terza internazionale comunista del 1919, un gruppo ideologico che si estende a 250 milioni di abitanti di Egitto, Gaza, il Libano oppresso dagli Hezbollah, la Libia, la Tunisia, forse la Siria. E’ naturale che il premier Mario Monti, in visita al Cairo, abbia teso la mano e l’orecchio alla Fratellanza, senza arroccarsi su posizioni inutilmente difensive. Un certo cinismo e spregiudicatezza sono essenziali alla prassi politica in medio oriente. I Fratelli musulmani, più che come utopisti del Corano, devono adesso presentarsi come urbani interlocutori degni degli aiuti internazionali. Persino come un argine nei confronti di estremisti ancora più arditi, come i salafiti. Vada quindi che dopo la mancata “primavera araba” aiuteremo la “primavera islamista”. Ma definire la Fratellanza “moderata”, aggettivo-passepartout favorito dalle diplomazie europee e clintoniane, significa sfoggiare una fallita naïveté occidentalizzante, è irresponsabilità politica, significa destinare quelle popolazioni all’incubo della moschea-stato. Gli islamisti hanno radici profondissime nei rispettivi paesi. Una Pew poll di pochi mesi fa dice che il 60 per cento degli egiziani sceglie la sharia come legge da seguire, l’84 vuole la pena di morte per chi lascia l’islam, il 77 dice che i ladri devono subire il taglio della mano e l’82 che le adultere devono essere lapidate. Un terreno che i Fratelli sanno ben arare. Tre giorni fa il candidato della Fratellanza alla presidenza, il “pragmatico” Khairat el Shater, ha detto che “il fine ultimo è la sharia”, l’instaurazione della legge islamica. E’ dal 1938 che lo ripetono col fondatore Hassan al Banna: “Allah è il nostro obiettivo, il Profeta il nostro leader, il Corano la nostra legge, il jihad la nostra strada”. Verso un modello “iraniano”? Shater avrebbe promesso ai chierici salafiti di istituire un giureconsulto che affiancherà l’esecutivo. Un progetto contenuto nel programma del 2007 della Fratellanza e che tanto scandalo in occidente suscitò. Prevede la nascita in Egitto, sul modello iraniano, di un organo di religiosi che “consiglia” l’esecutivo nelle materie importanti. Come si può definire “moderata” una forza che farà indossare il velo alle donne, opprimerà le differenze sessuali e politiche, aggredirà la pace con gli ebrei? Un partito-dogma che della libertà ha un concetto di cui non fanno parte l’uguaglianza dei sessi, la certezza del giudizio, la libertà di vestirsi, di alimentarsi, di scrivere e leggere come si vuole. I due contendenti “laici” alla presidenza, Amr Moussa e Omar Suleiman, hanno appena incassato dalla Fratellanza l’accusa più infamante: “Giudaismo”. Moussa è stato accusato di avere sangue ebraico, di Suleiman sono state pubblicate le fotografie al fianco dei ministri israeliani. Guai dunque a farsi illusioni. Gradualmente, da Tunisi al Cairo, la Fratellanza cambierà le leggi dei paesi, eredità del colonialismo franco-inglese, in chiave islamica. Salafiti e Fratellanza dominano già la commissione che deve scrivere la Costituzione egiziana e in Tunisia il ministro dell’Interno, Ali Larayedh, di Ennahda, ha dato stato legale al “Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio” di talebana memoria, una polizia religiosa istituita dopo la rivoluzione e che assalta donne senza il velo e picchia professori e giornalisti liberali. Domenica uno sceicco ha chiamato i tunisini a uccidere gli ebrei, mentre nell’aria c’è ancora l’eco delle allucinazioni di un predicatore egiziano, Wajdi Ghenim, venuto in Tunisia a dire, davanti a folle in delirio, che le mutilazioni femminili non sono solo imposte dal Corano, quanto ambite perché operazioni di chirurgia estetica. Il comportamento futuro del mondo arabo dipenderà molto da come reagirà la comunità internazionale. I paesi occidentali, come l’Italia, devono legare gli aiuti economici al rispetto delle minoranze, delle donne, dei non islamisti, dei diritti umani, del trattato con Israele. Blandire la Fratellanza in quanto “moderata” significa preparare una trappola per i popoli arabi. Per noi sarebbe una resa verso chi predica odio e rovina di ebrei, cristiani e “infedeli” occidentali.

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