Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 11/04/2012, a pag. 16, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Sanzioni all’Iran, Ahmadinejad gioca d’anticipo".
Maurizio Molinari, Mahmoud Ahmadinejad
Tagliando l’export alla Spagna, e forse anche a Italia e Germania, l’Iran di Mahmud Ahmadinejad inizia la guerra del greggio. L’intento è anticipare la decisione dell’Unione Europea, che in luglio sospenderà l’importazione di petrolio iraniano, per conservare l’immagine di un leader che riesce comunque a tenere sotto scacco la comunità internazionale. Ecco perché, parlando dalla provincia di Hormuzgan, Ahmadinejad assicura che la Repubblica islamica potrà «resistere per due o tre anni» al blocco dell’acquisto di greggio da parte dei maggiori Paesi industrializzati «visto che abbiamo le risorse sufficienti per farlo». In realtà il bilancio pubblico di Teheran dipende, mese per mese, dalle vendite di greggio a Europa, Giappone e Cina, ma ciò che preme ad Ahmadinejad è non apparire perdente nel duello con la comunità internazionale di fronte all’agguerrita opposizione dei conservatori fedelissimi alla Guida Suprema della rivoluzione, Alì Khamenei, che già ne pianificano la sostituzione alle prossime presidenziali. Un Ahmadinejad che si gioca ciò che resta del suo potere politico nel braccio di ferro sull’embargo petrolifero lascia intendere che i prossimi mesi saranno ad alto rischio nelle acque del Golfo Persico. I comandi militari iraniani hanno già minacciato di bloccare la navigazione attraverso gli Stretti di Hormuz, dove passa il 40 per cento del commercio globale di greggio. Il presidente americano Barack Obama ha ordinato al Pentagono di portare a due il numero delle squadre di portaerei presenti nel Golfo Persico, sommando una capacità di reazione tale da poter affrontare il rischio di una crisi-lampo con le unità marittime dei pasdaran, armate di mine, missili antinave e barche-kamikaze. Il tutto avviene a pochi giorni dalla ripresa dei colloqui multilaterali sul programma nucleare che vedono Usa e europei già concordi sulle richieste iniziali da porre sul tavolo: smantellamento dell’impianto nucleare sotterraneo a Fordo e sospensione dell’arricchimento dell’uranio come richiesto da molteplici risoluzioni delle Nazioni Unite. È una mossa tesa a rafforzare l’accerchiamento di Ahmadinejad e ciò che più conta è il tacito consenso di Mosca e Pechino, che continua a esserci nonostante l’aperto disaccordo sulla gestione della crisi siriana.
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