IC7 - Il commento di Laura Camis de Fonseca Dal 01/04/2012 al 07/04/2012
Testata: Informazione Corretta Data: 10 aprile 2012 Pagina: 1 Autore: Laura Camis de Fonseca Titolo: «Il commento di Laura Camis de Fonseca»
Il commento di Laura Camis de Fonseca
Laura Camis de Fonseca, presidente della Fondazione Camis de Fonseca www.fondazionecdf.it
Possiamo distinguere nella storia di Israele due macro periodi, in cui le minacce più gravi per l’esistenza dello stato sono state sostanzialmente diverse. Dal 1948 fino alla pace con l’Egitto i pericoli per Israele vennero dall’immediata periferia, da eserciti che avanzavano ai confini. In 25 anni Israele ed i paesi vicini si affrontarono il ben quattro guerre, che Israele riuscì sempre a vincere grazie a due fattori: la mancanza di coordinamento fra i paesi nemici, la rapidità di spostamento delle forze di Tzahal da un fronte all’altro, grazie all’esiguità del territorio iraeliano. Dopo la pace con l’Egitto e fino alla ‘primavera araba’ il pericolo maggiore fu rappresentato dal terrorismo e dai razzi di Hamas e di Hezbollah che però, per quanto dannosi e dolorosi, non costituirono mai un pericolo per l’esistenza stessa dello stato di Israele. Pericoli per la sopravvivenza dello stato possono venire soltanto dall’Egitto, o dall’Iran, o dalla Turchia: tre grandi paesi che possono mettere in campo mezzi e uomini e alleanze sufficienti a invadere e distruggere il minuscolo lembo di terra che è Israele, e che ora sono tutti e tre apertamente ostili ad Israele, anche se in modo diversi e con diverso livello di pericolosità effettiva. Il governo egiziano che nascerà dalle elezioni sarà certamente a maggioranza islamista e potrebbe denunciare il trattato di pace con Israele, secondo quanto già dichiarato da alcuni leader islamisti. Il governo turco con l’episodio della Navi Marmara si è presentato come il nuovo grande protettore degli interessi dei Palestinesi nella regione. L’Iran – è inutile ricordarlo – dichiara da oltre un decennio che Israele è il cancro della regione, finanzia e addestra Hezbollah e Hamas. Questo apre uno scenario strategico nuovo per Israele, che richiede reazioni adeguate e attenta pianificazione perché, pur non sapendo come evolverà, sappiamo che non è uno scenario occasionale, che potrà presto scomporsi e cambiare per il meglio. La preparazione di Israele per affrontare i pericoli di questo nuovo ambiente strategico deve basarsi non soltanto sulla preparazione militare, ma sul gioco delle alleanze. Israele deve poter contare su alleati pronti a difendere Israele in caso di necessità, e nel contempo agire per evitare che Turchia e Iran, o Egitto e Iran, o Egitto e Turchia possano allearsi e coalizzarsi per attaccare congiuntamente, prendendo come scusa un qualunque evento appositamente ingigantito dalla disinformazione e dalle delibere degli enti dell’ONU dominati da una maggioranza automatica anti-israeliana. Per questo è importante combattere la campagna di boicottaggio e delegittimazione internazionale che astutamente è messa in atto dalle ONG filo-palestinesi in occidente, per scalzare l’appoggio dei potenziali o attuali alleati di Israele. Ancor più importante è mantenere salda e certa la protezione dei paesi NATO a Israele. E’ indispensabile il pieno sostegno degli USA (che invece ora vogliono sganciarsi dagli impegni in Medio Oriente e badare ai propri interessi strategici in altre aree del mondo), e la protezione dell’Europa. In questo nuovo quadro strategico Israele ha molto bisogno dell’Europa. Se noi permettiamo che Iran o Turchia o Egitto parlino apertamente di voler la distruzione di Israele, senza nessuna reazione da parte nostra, e se gli USA volgono lo sguardo a regioni strategicamente più importanti per loro, abbandonando il Medio Oriente al suo destino, Israele si troverà presto in estremo pericolo. Ma chi pensa di distruggere Israele mira anche ad intimidire noi e avere l’egemonia sul Mediterraneo. La prossima guerra ad Israele sarà fatta da chi intende asserire la propria egemonia sull’area del Mediterraneo attraverso l’egemonia sul mondo arabo. E’ essenziale per noi capire che colpire Israele significa volere la leadership e il controllo del mondo arabo, e che assumere il controllo del mondo arabo significa volersi espandere nel Mediterraneo - a spese nostre. Israele non è pericoloso per gli stati vicini: nè la Turchia né l’Egitto né l’Iran possono avvertire Israele come una minaccia alla loro sovranità nazionale. Possono perciò lasciare che le questioni territoriali fra Arabi e Israeliani in Palestina vengano risolte fra i due contendenti, anziché soffiare sul fuoco perchè i Palestinesi non siano mai d’accordo fra di loro nelle trattative, che perciò non riescono mai ad andare in porto. Quando un grande paese del Medio Oriente conduce una politica di ostilità verso Israele, lo fa per accendere gli animi degli Arabi, ottenerne il consenso e raggiungere l’egemonia su tutta la regione. Lo fece Nasser per costruire il suo progetto panarabo. Sadat fece la pace quando rinunciò al progetto panarabo del suo predecessore. L’Iran degli Ayatollah non ebbe una politica ostile ad Israele nei primi anni: iniziò ad averla quando volle espandersi in Iraq e nel Golfo. La Turchia, alleata di Israele nella NATO, ha una politica ostile ad Israele soltanto da quando cerca l’egemonia regionale, avendo abbandonato l’idea di entrare in Europa. E’ nell’interesse dell’Italia e dell’Europa il sorgere di una grande potenza regionale in Medio Oriente, che vada cercando l’egemonia a spese di Israele? L’Italia nella sua storia è sempre stata vincolata dal potere dominante nel Mediterraneo. O quel potere era sulla nostra penisola (Romani, Repubbliche Marinare), o quel potere era alleato della nostra libertà (Inghilterra del XIX secolo), oppure ci ha dominati (gli Spagnoli nel 1600, i Francesi sotto Napoleone). Quando Turchi, Mori e Saraceni ebbero un ruolo egemone nella storia del Mediterraneo e del Sud Europa noi Italiani non vivemmo periodi ricordati per la loro prosperità e libertà. E’ bene che ce lo ricordiamo anche ora, e che valutiamo bene la conduzione della nostra politica estera e dei nostri rapporti con Israele, baluardo a difesa anche della nostra democrazia nel Mediterraneo.