Tahar Ben Jelloun è un famoso scrittore marocchino, anche se sarebbe corretto scrivere francese, perchè è la Francia il paese nel quale vive e ha ottenuto gli onori più grandi. Ogni suo libro viene tradotto ovunque, ed il paese dove il successo è sempre garantito, dovesse anche riscrivere l'elenco telefonico, è l'Italia, paese nel quale è beniamino in primis della critica. Il perchè è semplice:ogni tanto Ben Jelloun scrive per REPUBBLICA un articolo conro Israele, che è, come ormai tutti sanno, il salvacondotto per raggiungere la fama. Israele che opprime i musulmani, Israele che occupa le terre dei palestinesi, che cosa c'è di meglio per un marocchino, diventato parigino, per lanciare fatwe laiche contro gli ebrei ? Che, poveri fessi, anche se dirigono qualche giornale, o ne condividono la proprietà, si guardano bene da controbattere, anzi. Gli dicono Bravo Tahar, avanti così, che cosa c'è di meglio, di più democratico, più di sinistra di un giornale che ospita un tuo pezzo ? E così il nostro si è fatto una fama internazionale scrivendo libri mediocri, ma alternandoli con articoli veementi contro Israele.
Poi sono arrivate le 'primavere arabe', che abbiamo avuto la sventura di capire subito per i disastri che avrebbero portato,l'abbiamo scritto, mentre i vari Ben Jellaoun intonavano peana in lodi delle nuove rivoluzioni.
Se noi fossimo stati più attenti, avremmo capito anche in quale misura le 'primavere arabe' srebbe state utili ad aprire gli occhi di un Occidente addormentato, un Occidente che è anche la casa dei vari Ben Jelloun. Il quale scopre adesso la vera natura di quelle primavere, come si evince dall'articolo sull'ESPRESSO del 12/04/2012, a pag.35, dal titolo " Al nuovo marocco non servono le milizie".
Caro Tahar, vaglielo a dire al nuovo governo marocchino, non da Parigi, però, vai in Marocco e condividi con i tuoi ex-simili qualche pericolo. E' un consiglio superfluo, lo sappiamo, le tue prediche partono da Parigi e lì si fermano. Ma che almeno i tuoi lettori riconoscano la viltà delle tue prediche, almeno questo, per ora, ci basta. stattene tranquillo a Parigi, le milizie dell'islam che hai difeso tutta la vita non verranno a bussare alla tua porta, nel paese dove vivi c'è la democrazia, quella occidentale, che hai sempre attaccato. Come c'è in Israele, l'altro paese che hai sempre denigrato.
Ecco l'articolo:
Shaari'a in arrivo Tahar Ben Jelloun
Ci si chiede che ne sarà del Marocco: rimarrà un'eccezione in questa primavera araba che è diventata una tragedia annunciata, in Egitto come in Libia, e oggi soprattutto in Siria? Resterà ai margini del caos che sta travolgendo, in varia misura, parte del mondo arabo?
Gli islamisti, che hanno vinto le elezioni legislative nel novembre del 2011, governano il paese pur condividendo il potere con altre forze politiche, come l'Istiqlal (il partito nazionalista storico), il Partito del progresso e del socialismo (di tendenza comunista) e il Partito popolare, espressione della comunità berbera. Apparentemente hanno cercato di non spaventare i turisti né gli investitori stranieri. Tutto deve continuare come prima. Senza cambiamenti improvvisi o spettacolari. Il Marocco gode fama di paese equilibrato e gli islamisti oggi al potere si definiscono "moderati", anche se questo termine non significa molto. Sono sicuramente popolari e tutti li attendono alla prova. Il re, Mohammed VI, ha preso le sue precauzioni circondandosi di giovani dirigenti che formano una sorta di governo ombra, mentre il primo ministro non ha smesso di rilasciare dichiarazioni rassicuranti sul problema della vendita di alcolici e sul modo di vestire delle donne.
Ma nel frattempo le "milizie private", sorte dal nulla come in un brutto film dell'orrore, hanno cominciato a presidiare i varchi di accesso di alcune città sottoponendo i cittadini a sgradevoli controlli come avveniva in Algeria durante la guerra civile, fra il 1991 e il 2002, o come se il Marocco fosse l'Iran. Vogliono sapere qual è il rapporto esistente fra gli uomini e le donne che fermano comportandosi come degli agenti della buoncostume, cercano di far chiudere dei bar, impedendo ai clienti di entrare. A Kenitra, un ristorante è stato accerchiato perché venivano servite bevande alcoliche. Ad Ain Leuh è stato impedito ad alcuni uomini di entrare in questa piccola città perché accusati di andare in cerca di prostitute. A Martill, Temara o Sidi Kacem le "milizie" dicono di voler fare del bene e lottano contro il male, il traffico di droga, il teppismo e la prostituzione. Ma in nome dell'Islam e dei suoi precetti, stanno soppiantando in realtà lo Stato di diritto e hanno provocato la reazione dell'associazione Vigilanza cittadina guidata da Khadija Rouissi, che ha messo in guardia le autorità. Se il governo le lascia fare, lo Stato abdicherà al suo ruolo e perderà la sua legittimità. Ma a Casablanca è stata la stessa polizia a procedere all'arresto del proprietario di un bar in base a una legge degli anni Cinquanta, raramente applicata.
Nello stesso spirito, altri hanno cominciato a contestare i festival della musica, col pretesto che i marocchini hanno più bisogno di prodotti alimentari che di musica importata da paesi lontani. Questo ci ricorda la sfuriata di Benkirane, l'attuale primo ministro, che l'anno scorso aveva protestato contro la partecipazione di Elton John al festival Mawazine di Rabat, a causa della sua omosessualità.
Gli islamisti del Partito della giustizia e dello sviluppo oggi al governo non fanno nulla per contrastare le iniziative populiste e soprattutto illegali dei militanti. Forse si tratta di iniziative personali, che restano tuttavia arbitrarie. Lo stesso si può dire per la proibizione dei giornali stranieri sui quali sono apparse caricature del re e del profeta. Oggi la censura non significa più niente, perché nell'epoca del Web e della diffusione di Internet su scala di massa, nulla ormai può essere nascosto. È semplicemente ridicola.
Il marocchino è un bon vivant. Ha votato per il Partito della giustizia e della libertà perché non è mai stato al potere ed è forse più difficilmente corruttibile. Ma nello stesso tempo ama i festival musicali e gli piace bere e vivere come desidera. Perché allora queste "milizie" vogliono instaurare un regime di igiene morale e religiosa, intromettendosi nella vita privata dei cittadini? Questo è in sostanza ciò a cui tende l'islamismo: dettare alla gente come vivere, come e cosa mangiare, bere e via dicendo. Il Marocco di Mohammed VI, che è un re moderno e favorevole alla democratizzazione del paese, non può regredire passivamente verso un'epoca ormai remota.
Ma oltre a essere un paese moderno, è anche uno Stato di diritto. Nessun individuo può legittimamente pretendere di dire agli altri come devono comportarsi. Se lo Stato e il governo non reagiranno in modo fermo e tempestivo, il Marocco rischia di scivolare verso l'oscurantismo e il fanatismo: una deriva che fino a oggi ha cercato di evitare.
traduzione di Mario Baccianini
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