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Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.04.2012 Gaza, da che cosa dipende l'emergenza-carburanti ?
un argomento poco presente sui media italiani, come mai ?

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 aprile 2012
Pagina: 1
Autore: Juliane von Mittelstaedt
Titolo: «Gaza soffre per l’emergenza carburanti»

Rivalità fra Hamas e Fatah e la situazione a Gaza, un argomento pressochè ignorato dai media italiani. Riprendiamo l'articolo di Juliane von Mittelstaedt dal titolo " Gaza soffre per l’emergenza carburanti" uscito su DER SPIEGEL e tradotto dal tedesco da Eva Teichmann.


Fatah -  Hamas

La corrente elettrica è disponibile solo a ore, la benzina scarseggia: a Gaza è tempo di emergenza energetica.  Hamas al potere è responsabile della crisi. Voci critiche rischiano però delle rappresaglie. Sono in ballo potere e molto denaro.

I distributori di benzina sono vuoti, la corrente elettrica è di nuovo stata tolta. E quindi Thaer Abu Mohammed è seduto nella sua stazione di rifornimento a bersi una gassosa. L’ultima benzina è finita due settimane fa; da quel momento egli non ha più venduto nulla ad eccezione di qualche confezione di olio per motori. La sua famiglia è abituata ai tempi di crisi: già molte volte il carburante scarseggiava da quando Hamas ha preso il potere a Gaza cinque anni fa.

Questa volta la centrale elettrica da settimane produce solo a metà, la corrente elettrica è disponibile solo 5-6 ore al giorno e durante la notte la maggior parte di Gaza è al buio. Ospedali e rifornimenti di acqua potabile si trovano sulla soglia del collasso. Chi desidera andare in macchina è costretto a fare la fila per ore per recuperare qualche litro di benzina, e chi la benzina non ce l’ha più cambia l’autoveicolo per un carro tirato da somari.

Tuttavia, questa volta qualcosa è cambiato, sostiene Abu Mohammed. Questa volta non è colpa di Israele, bensì è stata la lotta tra Fatah e Hamas che si contendono il potere che ha portato alla crisi di approvvigionamento.

" Dall’Egitto la benzina a buon prezzo non la riceviamo più – e Hamas ci proibisce da una settimana di comprare la benzina costosa da Israele”, dice il proprietario della stazione di rifornimento e scrolla la testa. “Per quanto ne ho capito io, con la crisi umanitaria Hamas crede di poter esercitare pressione sul piano internazionale."

Hamas trae profitto dalla benzina sovvenzionata dallo stato
Un litro della benzina a buon mercato costa tra i 50 e i 60 centesimi e da oltre un anno arriva dall’Egitto a Gaza attraverso le gallerie sotterranee. Questa benzina è pesantemente sovvenzionata – e tassata da Hamas che chiede 20 centesimi per ogni litro. La tassa sulla benzina è una delle principali fonti di guadagno per Hamas: si calcola che – ogni giorno – ne ricava 200.000 Euro. La benzina a caro prezzo costa tre volte tanto, proviene da Israele e le rispettive imposte le incassa il governo di Mahmud Abbas a Ramallah. Pertanto sia gli abitanti di Gaza che Hamas sono interessati alla benzina economica proveniente dall’Egitto.

Gli egiziani tuttavia si scocciano per il fatto che Hamas tragga profitto dalla benzina sovvenzionata dal loro Stato. Pertanto il Paese ne ha bloccato il rifornimento e chiede che Hamas si fornisca di carburante tramite Israele – o che alternativamente paghi all’Egitto il prezzo internazionale.

Ogni mese il governo di Mahmud Abbas incassa 22 milioni di Euro di imposte sulla benzina per Gaza. “Il governo a Ramallah cerca di risolvere il suo problema pecuniario sulle spalle di palestinesi sofferenti”, lamenta il portavoce Hamas Sami Abu Suhri. Tuttavia anche Hamas intende risolvere il suo problema pecuniario sulle spalle di palestinesi sofferenti in quanto questi 22 milioni di Euro vorrebbe averli la stessa Hamas.

A tal fine Hamas lascia 1,7 milioni di palestinesi al buio. Non è ovviamente con queste parole che si esprime Sami Abu Suhri. Egli dice: “Israele e il governo a Ramallah causano questa crisi onde provocare i cittadini di Gaza a insorgere contro di noi”. Quale prova Abu Suhri tira fuori un documento che sarebbe il protocollo di una riunione congiunta dei servizi segreti della Giordania, dell’Egitto, di Israele e dell’Autorità palestinese, nel quale si leggerebbe che medicinali e carburanti per Gaza andrebbero ridotti per mettere sotto pressione Hamas. E’ lecito tuttavia nutrire qualche dubbio in merito all’autenticità di tale documento. 

A seguito degli screzi con la Siria e con l’Iran Hamas è al verde
Abu Suhri mostra anche un video nel quale si vede uno stagno nel deserto del Sinai che sarebbe pieno di benzina. Esisterebbero altre centinaia di laghi di benzina del genere. “Gli egiziani lo hanno depositato lì e ora sostengono di non aver più carburante per noi”. E per quale motivo gli egiziani rovescerebbero benzina nel deserto? Sami Abu Suhri risponde con una spallata. Non si preoccupa della scarsa probabilità della propria ipotesi. Egli spera che illazioni come questa creino pressione affinché gli egiziani finalmente riprendano con le forniture – e le casse di Hamas si riempiano di nuovo, perché in seguito allo screzio con la Siria e l’Iran Hamas è al verde; l’Iran invia molto meno denaro che prima. E la cosa migliore sarebbe se l’Egitto finalmente costruisse un gasdotto suo: è ciò che Hamas si augura da tempo perché renderebbe più indipendenti gli islamisti. Solo che per il momento gli egiziani non vogliono: temono che in tal modo presto potrebbe cadere su di loro la responsabilità per Gaza.

“Non è solo questione di soldi, ma anche di politica”, sostiene Ahmed Jussuf, che una volta era un funzionario influente di Hamas e che ora la critica apertamente. Si tratterebbe di controllo, e del potere a Gaza – e anche di evitare il realizzarsi di un governo unico con Fatah nella Cisgiordania. Da oltre un anno è in piedi un accordo per la riunificazione palestinese che ancora non è stato attuato. “ Da entrambe le parti ci sono forze che vogliono mantenere in piedi questa scissione perché ne approfittano”, dice. “Ma io credo che la gente a Gaza non pazienterà un altro anno né rimarrà calma. Se Hamas non risolve il problema ci sarà un’esplosione”.

La gente di Gaza non è irritata soltanto per la mancanza di corrente e di carburante. Si arrabbia anche perché alcuni di loro invece dispongono sì di corrente e di carburante, come ad esempio i funzionari di Hamas, i membri delle brigate Qassam e tanti altri che sono in buoni rapporti con Hamas.

Cresce la rabbia - e Hamas reagisce con rappresaglie
Che la rabbia aumenti anche per questo motivo, lo ha notato la stessa Hamas, risolvendo il problema a modo suo: con una multa di mille Euro per chi critica in pubblico la carenza di carburante e con una hotline telefonica per chi vuole denunciare i lamentosi. Quando dei tassisti infuriati hanno minacciato lo sciopero, Hamas ha comminato loro l’arresto immediato. E nei giorni scorsi ha fatto arrestare decine di seguaci di Fatah.

Uno di loro è Abu Ahmed – è così almeno che egli stesso desidera essere chiamato. Abu Ahmed, 40 anni, è membro di Fatah e riceve ancora ogni mese da Ramallah un bonifico col suo stipendio, benché a Gaza egli da cinque anni non sia più autorizzato a lavorare. Lunedì scorso Abu Ahmed è stato arrestato, di nuovo: molte volte è già stato interrogato da quando Hamas governa a Gaza. Hamas considera i seguaci di Fatah la quinta colonna del governo del presidente Abbas.

Tuttavia, questa volta è successo qualcosa di nuovo: Abu Ahmed è stato arrestato insieme a 35 altri accoliti di Fatah. Secondo il Centro palestinese per i diritti umani (PCHR) in tutta la striscia di Gaza quel giorno sarebbero stati arrestati oltre 80 seguaci di Fatah, con l’accusa di aver diffuso calunnie sulla crisi energetica, istigando in tal modo la popolazione contro gli islamisti – dietro ordine del governo a Ramallah. Abu Ahmed ha dormito una notte sul pavimento della prigione; il vitto è consistito di una fetta di pane e un pezzo di formaggio. Il giorno seguente è stato rilasciato. Il messaggio però è stato univoco: “Chi mai critica Hamas per la crisi energetica dovrà fare i conti con delle rappresaglie.”

L’ondata di arresti ha messo a nudo soprattutto che Hamas è sotto pressione. Le voci che criticano il suo governo diventano sempre più forti, e anche in seno all’organizzazione stessa comincia a formarsi una certa opposizione. Lo conferma anche Abu Ahmed che da un anno conduce degli appositi colloqui con membri di Hamas per pubblicizzare Fatah. “All’epoca nessuno ha osato criticare Hamas, né il governo o il premier Ismail Haniyah. Ora invece la gente parla apertamente dei problemi.”
Fonte: http://www.spiegel.de/politik/ausland/0,1518,824777,00.html  


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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