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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.04.2012 Egitto: i Fratelli Musulmani si candidano alla presidenza
Cronaca di Cecilia Zecchinelli, commento di Antonio Ferrari

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 aprile 2012
Pagina: 16
Autore: Cecilia Zecchinelli - Antonio Ferrari
Titolo: «Il milionario islamico che vuole guidare l'Egitto - Capo di Stato e Fratello musulmano, una incognita sul futuro dell'Egitto»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/04/2012, a pag. 16, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo "Il milionario islamico che vuole guidare l'Egitto", a pag. 26, l'articolo di Antonio Ferrari dal titolo "Capo di Stato e Fratello musulmano, una incognita sul futuro dell'Egitto", preceduto dal nostro commento.

Sulla situazione in Egitto e la candidatura dei Fratelli Musulmani alla presidenza invitiamo a leggere l'analisi di Zvi Mazel pubblicata su IC del 01/04/2012http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=44003
Ecco i pezzi:

Cecilia Zecchinelli - " Il milionario islamico che vuole guidare l'Egitto "


Khayrat al Shater, candidato dei Fratelli Musulmani

Lo chiamano «al muhandis», l'ingegnere. E a guardarlo, così corpulento, barbuto, poco elegante, pare un titolo quasi spregiativo. Ma quell'aspetto nasconde uno degli uomini chiave del Nuovo Egitto, forse il più importante: il multimilionario Khayrat Al Shater, già finanziatore ed eminenza grigia dei Fratelli musulmani, è da sabato il loro candidato alle presidenziali di maggio. Con un plateale voltafaccia dopo mesi di promesse che mai avrebbe presentato un suo uomo nella corsa a raìs, la Fratellanza ha deciso di sfidare la Giunta succeduta a Mubarak che si oppone al varo di un governo guidato dal movimento islamico, nonostante questo abbia stravinto le elezioni politiche. Dopo la fase di rapporti in apparenza pacifici («fin troppo, stanno complottando per spartirsi il potere» dicevano molti liberal egiziani), i Fratelli e i militari sono allo scontro. E Shater è alla guida dei primi.
Nato 62 anni fa in una famiglia benestante del Delta, una lunga serie di diplomi universitari e post laurea dall'ingegneria all'islamistica, Shater entrò nella Fratellanza negli anni 70 aumentando da allora, in parallelo, il suo potere nell'organizzazione semiproibita e nel business. Società informatiche, tessili, di mobili: negli anni è diventato uno degli uomini più ricchi d'Egitto. E ha utilizzato la sua fortuna per finanziare la Fratellanza, costruendo all'interno del movimento un suo movimento di fedelissimi, diventando la vera Guida del gruppo. L'esilio a Londra all'inizio dell'era Mubarak, poi i 12 anni di carcere al Cairo non ne hanno impedito l'ascesa. Anzi: ne hanno rafforzato l'immagine di oppositore duro e puro, capace di dirigere dalla cella l'impero economico, la famiglia di 10 figli (tra cui Zahra, capo della Sorellanza), il movimento.
Riconosciuto anche dai tanti nemici come abilissimo e intelligente, Shater da quando è stato rilasciato dai generali per «motivi medici» (che ora potrebbero invalidarne la candidatura) ha tessuto una rete ancora più fitta di rapporti. Non solo in Egitto (è lui che tratta con tutti, dai militari ai copti), ma nel mondo, da Hamas e i governi del Golfo alle diplomazie occidentali. Ha incontrato Hillary Clinton, decine di politici, diplomatici, capi di multinazionali e finanzieri di Wall Street. A tutti ha presentato la visione dei Fratelli (ovvero la sua) di un'economia di mercato, di una tolleranza tra fedi, di un futuro Egitto che l'Occidente (e Israele) non deve temere. Molti gli hanno dato, e gli danno, credito.
Ma in realtà non tutti si fidano. Tra i laici egiziani, la sua insistenza su uno Stato dove l'Islam governerà tutto crea forte allarme. Tra gli islamisti e gli stessi Fratelli, molti si oppongono alla sua visione verticistica. È stato Shater a cacciare dal movimento lo storico leader moderato Abdelmonem Abulfutuh, un altro candidato a raìs, a espellere o reprimere i giovani che chiedono pluralismo e democrazia. È ancora lui ad aver deciso di sfidare la giunta candidandosi, dividendo ulteriormente la Fratellanza. Nessuno si azzarda a fare pronostici sulle elezioni. Certo è che, uscito ormai allo scoperto, Shater farà di tutto per vincerle.

Antonio Ferrari - " Capo di Stato e Fratello musulmano, una incognita sul futuro dell'Egitto "


Antonio Ferrari

Ferrari scrive : "  ricordiamo che il partito della libertà e della giustizia, espressione politica dei Fratelli musulmani egiziani, ha stravinto le elezioni politiche, che si sono svolte all'inizio dell'anno. Quindi, non dovrebbe stupire che la Fratellanza abbia deciso di indicare un proprio candidato per il voto delle presidenziali ". Tutti hanno compreso come si sono svolte le elezioni in Egitto e, soprattutto, il loro risultato con la vittoria di islamisti e salafiti. Ma i Fratelli Musulmani, in campagna elettorale, avevano garantito che non si sarebbero candidati alla presidenza. E' anche possibile che abbiano ottenuto così tanti voti proprio per questo motivo. Perciò stupisce e preoccupa la loro candidatura.
Ecco il pezzo:

A chi non l'avesse compreso o l'avesse dimenticato, ricordiamo che il partito della libertà e della giustizia, espressione politica dei Fratelli musulmani egiziani, ha stravinto le elezioni politiche, che si sono svolte all'inizio dell'anno. Quindi, non dovrebbe stupire che la Fratellanza abbia deciso di indicare un proprio candidato per il voto delle presidenziali, previste il 23 e 24 maggio prossimi. Comprensibile anche la scelta del numero due del movimento, Khairet el Shater, un ricco imprenditore nel mondo dell'informatica. Di sicuro l'annuncio indica la frenetica avidità dei fondamentalisti, che vogliono tutto il potere dopo decenni di vessazioni, esili, lunghe detenzioni spesso preventive. Ma indica anche laceranti contraddizioni, che rivelano le paure di quelli che sono ormai la riconosciuta maggioranza del Paese.
Prima di tutto, i vertici del partito avevano detto che non avrebbero indicato propri aderenti per la candidatura a capo dello Stato: si sarebbero accontentati di votare un buon musulmano, anche appartenente a un'area politica diversa, e magari liberale. Ecco perché si era pensato che i più moderati avrebbero sostenuto l'ex ministro degli Esteri ed ex segretario della Lega araba Amr Moussa, gradito ai laici e all'Occidente. Poi la Fratellanza si era indignata perché alcuni dei soci, contrari alla rinunciataria volontà del partito, avevano deciso di staccarsi e correre da soli. Infine, sabato, la sorpresa: la Shura ha scelto il proprio candidato, ma con un voto risicato: su 108 votanti, 56 a favore, 52 contrari.
La ragione del braccio di ferro, tutto interno al potere politico emergente dell'Egitto, è stato spiegato come una risposta ai militari di Hussein Tantaoui, onnipotente leader delle Forze armate, ritenuto dai ragazzi di piazza Tahrir il nuovo nemico, dopo la defenestrazione del presidente Hosni Mubarak, che conoscerà la sua sorte all'inizio di giugno.
La decisione di Tantaoui di restituire l'onore politico al progressista Ayman Nour, permettendogli di candidarsi, ha complicato ancor più il quadro. Ecco perché i Fratelli musulmani sono corsi ai ripari, nella speranza che l'indicazione del partito sia sufficiente ad abbattere tutti gli ostacoli. Calcolo azzardato, perché i candidati alla prima carica dello Stato potrebbero essere addirittura 500, e a quel punto conteranno la compattezza delle alleanze ma soprattutto la popolarità dei candidati. Risultato, quindi, per nulla scontato.

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