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Il Giornale Rassegna Stampa
02.04.2012 Occidente in trappola. Ha il nemico in casa
analisi di Magdi C. Allam

Testata: Il Giornale
Data: 02 aprile 2012
Pagina: 1
Autore: Magdi C. Allam
Titolo: «Occidente in trappola. Ha il nemico in casa»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 02/04/2012, a pag. 1-12, l'articolo di Magdi C. Allam dal titolo "Occidente in trappola. Ha il nemico in casa".


Magdi C. Allam

È scattata la fase tre dell’invasio­ne islamica del­l’Europa finaliz­zata a saldare le loro roccaforti r­a­dicate dentro casa nostra con i regimi islamici che hanno con­quist­ato il potere di fronte a ca­sa nostra. È il messaggio fonda­mentale che ci giunge dalla Francia e per ora sembra aver­lo compreso Sarkozy, anche se il suo operato puzza di strumentalizzazione eletto­rale, avendo lui stesso sia legitti­mato i Fratelli musulmani fran­c­esi quando era ministro dell’In­terno nel 2003 sia favorito recen­temente l’ascesa dei regimi isla­mici nell’Africa del Nord.
Proprio la realtà della Francia deve indurci a prendere atto ra­pidamente della trappola tesa alla nostra civiltà e spronarci a reagire con determinazione per salvare i nostri valori non nego­ziabili alla vita, alla dignità e al­la libertà. Dopo aver costituito roccaforti nella fitta rete di mo­schee, scuole coraniche, enti as­sistenziali e finanziari islamici, persino di tribunali sharaitici, gli islamici autoctoni, che han­no la nostra stessa cittadinanza anche se s’identificano nella Ummah, la Nazione globalizza­ta dei fedeli di Allah, mirano a stringerci d’assedio instauran­do un rapporto solido, organico e strategico con gli islamici che hanno ormai conquistato il po­tere sulle altre due sponde del Mediterraneo.
Il governo Sarkozy, che dopo la strage di tre parà francesi di origine marocchina e di fede musulmana in aggiunta ai quat­tro francesi ebrei, ha proceduto sia all’arresto di una ventina di
militanti attivi nella rete del ter­rorismo sia alla messa al bando di sei predicatori affiliati ai Fra­telli musulmani, ci conferma che l’atto terroristico è solo la punta dell’iceberg,la fase termi­nale di un processo che parte dalla predicazione d’odio e cul­mina nell’attentato. Il messag­gio implicito e operativo è che per combattere il terrorismo islamico dobbiamo sia bonifica­re le moschee dalla predicazio­ne d­ella violenza sia prendere at­to che ormai si tratta di una guer­ra interna all’Occidente perché il nemico è autoctono, ma che potrebbe presto trasformarsi in una trappola mortale nel mo­mento in cui si realizza la salda­tura con il nemico esterno. Chiariamo che Mohammed Merah, di 24 anni, era cittadino francese. Ebbene, che ci sia un nesso tra la strage dei tre parà e dei quattro ebrei, con il retroter­ra ideologico in cui Merah è cre­sciuto è un fatto che viene condi­viso sia dal governo francese sia dai Fratelli musulmani che in Francia operano sotto la sigla Uoif (Unione delle organizzazio­ni islamiche di Francia). Sen­nonché mentre i Fratelli Musul­mani escludono un rapporto tra Merah e l’islam e addebitano il suo comportamento alla margi­nalizzazione sociale, il governo francese ha fatto concretamen­te intendere che dietro alle stra­gi c’è sia una rete del terrorismo islamico autoctona sia la predi­cazione d’odio anche da parte di autorità religiose straniere che praticano il lavaggio del cer­vello ai musulmani residenti in Europa.
Che dietro alle stragi ci sia il fallimento di un modello di con­vivenza che in Francia denomi­nano assimilazionismo, ma che di fatto è la stessa realtà del mul­ticulturalismo traducendosi nella ghettizzazione urbana in quartieri dove i residenti fanno riferimento alla stessa etnia, cul­tura o religione, è un dato di fat­to. Basti pensare al fatto che sia il giovane rabbino e i suoi due bambini, uccisi nella strage alla scuola ebraica di Tolosa lo scor­so 19 marzo, sono stati sepolti in Israele, sia il giovane parà Imad Ibn Ziaten, assassinato anche lui a Tolosa l’11 marzo,è stato se­polto in Marocco avvolto nella bandiera nazionale marocchi­na. Si tocca con mano la crisi d’identità di cittadini francesi che condividono contempora­neamente una seconda identi­tà. Paradossalmente Merah, uc­ciso dalle forze speciali france­si, è stato invece sepolto nel ci­mitero di Tolosa per il rifiuto del­le autorità algerine di accoglie­re le sue spoglie.
Tariq Ramadan, pur condan­nando le stragi e sottolineando che le vittime sono state sia mu­sulmane sia ebraiche, ha così
giustificato l’operato di Merah: «Era un povero ragazzo, colpe­v­ole e da condannare senza om­bra di dubbio, anche se egli stes­so fu vittima di un ordine sociale che lo aveva già condannato, co­me milioni di altri individui, al­l’emarginazione ». Questa tesi è stata percepita come giustifica­zionista da parte del governo francese, al punto da indurre sia il ministro degli Esteri Alain Jup­pé sia il ministro dell’Interno Claude Guéant a emettere un co­municato congiunto in cui si so­no sia rammaricati per la parte­cipazione di Ramadan al 29º congresso annuale dei Musul­mani di Francia che si terrà a Pa­rigi dal 6 al 9 aprile, sia a vietare la partecipazione di alti dignita­ri islamici, tra cui spicca Yusuf Al-Qaradawi che presiede l’Unione mondiale degli ulema (giureconsulti islamici) e il Con­siglio europeo per la fatwa (re­sponsi legali vincolanti per i fe­deli musulmani) e la ricerca. Il 29 marzo una delegazione del­l’Uoif ha incontrato il ministro dell’Interno Guéant per manife­stare la propria condanna per la messa al bando di Al-Qaradawi e di altri cinque dignitari islami­ci.
La posta in gioco è il diritto al­la vita, alla dignità e alla libertà di tutti noi, italiani, europei, israeliani, donne, cristiani, ebrei, laici, atei o di altre fedi o ideologie. Oggi noi possiamo di­re tutto e di più, anche condan­nare la nostra civiltà, ma solo perché questa nostra civiltà so­pravvive e ce lo consente. Il gior­no in cui saremo sottomessi agli adoratori di Allah, del Corano e di Maometto, cesseremo di esse­re persone depositarie di valori assoluti e universali, non sare­mo più padroni di noi stessi a ca­sa nostra. È ora di svegliarci! È ora di agire!

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