Finalmente due buone notizie
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
le masse non si sono viste...
I giornali hanno dato poco o nullo rilievo a due fatti riguardanti Israele che a me paiono assai significativi. Il primo è il fallimento della “marcia per la terra” o “di Gerusalemme”, di cui ha parlato già ieri Informazione Corretta (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=43988). All'inizio sembrava che dovesse essere una cosa “di milioni”, capace di invadere i confini israeliani, poi in Egitto la marcia è stata annullata, in Libano l'esercito ha tenuto i marciatori un po' lontano dai confini, al Castello di Beaufort, ci sono andati in “centinaia”, che per essere il paese degli Hizbullah vuol dire niente; in Siria Assad ha fatto sfilare a Damasco qualche migliaio di suoi sostenitori con suoi ritratti, oltre le bandiere palestinesi; nei territori controllati dall'Autorità Palestinese vi è stata una partecipazione misurata in centinaia, con qualche decina di teppisti all'assalto a Betlemme e vicino a Ramallah; solo a Gaza c'è stato un tentativo di scardinare il confine, fatto fallire dal fuoco dell'esercito israeliano, e c'è stato il solo morto della giornata. (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=264144). L'aspetto un po' comico (amaramente comico per me) è stato che a queste manifestazioni hanno cerrcato di unirsi dei zeloti di quella setta estrema del mondo haredì che si chiama “Naturei Karta” (amarezza numero uno) e che essi, pur dichiarandosi dalla parte dei manifestanti, sono stati emarginati e perfino picchiati in quanto ebrei (una buona lezione, ma anche l'amarezza numero due: http://elderofziyon.blogspot.it/2012/03/neturei-karta-rabbis-insulted-and.html). Del resto non è una novità, non accade solo all'estrema destra antisionista dei Naturei Karta, ma anche a quelli dell'estrema sinistra antisionista delle Ong, che in fondo non sono così diverse da loro: http://elderofziyon.blogspot.it/2012/03/pro-palestinian-ngo-barred-from.html?utm_medium=twitter&utm_source=twitterfeed.
Il punto che mi interessa sottolineare qui è però un'altro. La “resistenza di massa” non proprio pacifica ma diciamo senza cinture esplosive e senza armi da fuoco è stata in questi ultimi anni propagandata come la grande risorsa strategica dei “palestinesi”, quella che avrebbe sostituito il terrorismo come minaccia all'esistenza di Israele, con il vantaggio di essere legittimata sul piano internazionale. Be', sembra che non funzioni. Hanno fatto flop, nell'ultimo anno, tutte le manifestazioni del genere: la seconda flottiglia, la giornata della Nabka, quella della sconfitta, la mobilitazione per l'ammissione all'Onu ecc. Lo vedremo perché queste ricorrenze stanno per tornare, ma sembrerebbe abbastanza chiaro che gli arabi dell'Autorità Palestinese, come quelli di Gaza, e per altre ragioni quelli dei paesi circostanti , non abbiano molta voglia di fare a botte con la polizia israeliana. I siriani, gli egiziani ecc. hanno problemi propri ben più gravi cui fare fronte. Gli arabi di Giudea e Samaria sembrano preferire lo sviluppo economico che vivono da qualche anno alla “lotta”. Il che non vuol dire che non desiderino in maggioranza la distruzione di Israele, non odino gli ebrei e non rifiutino la pace; ma è chiaro che non vogliono mettere il loro sangue al servizio di queste idee. Il che è molto importante, perché dà corpo a una possibilità di tregua e di normalità. Salvo che ad accendere la situazioni vi sono i guerrafondai locali e quelli internazionali, sotto forma di politici e giornali “pacifisti”. Certo che, come l'antirazzi Iron Dome ha molto indebolito la strategia di Hamas, anche questa difficoltà di mobilitazione rende problematica quella dell'Autorità Palestinese, mostrando che il suo rapportro con la popolazione somiglia un po' a quello dei vecchi regimi sovietici (e arabi). Forse anche per questo i suoi dirigenti non possono spingere troppo la mobilitazione.
Tzipi Livni sconfitta da Shaul Mofaz
L'altra notizia importante è la sconfitta di Tzipi Livni, che è stata surclassata dallo sfidante Mofaz. E' una buona notizia per la democrazia israeliana, evidentemente, dove si mostra che la circolazione dei dirigenti non è bloccata; ma anche qualcosa di più. Sia perché Mofaz è un mizrachi, un ebreo proveniente dai paesi islamici, un ex militare di carriera, lontano anche nell'aspetto dai circoli così autoreferenziali dell'autonominata élite askenazi.
E' difficile dire se cambierà politica, sembra che voglia puntare sull'economia, il che a un italiano non può che sembrare strano, visto i livelli di crescita di Israele (+4,5% l'anno scorso e prospettive analoghe quest'anno, a distanze siderali dalla nostra in crisi) quelli di disoccupazione e in generale di benessere. Vedremo. Certo che è tutto il progetto di Kadima, cioè di riassestare l'asse politico israeliano sul centro sinistra scommettendo sullo slogan “terra contro pace” e sulle trattative con l'Anp sponsorizzate dagli americani, è fallito.
Gli israeliani hanno imparato ancora una volta sulla loro pelle di non poter delegare a nessuno la propria sicurezza, neanche all'America, e che non c'è nel mondo arabo circostante un partner per la pace. La conduzione molto efficace del governo Netanyahu ha fatto reggere il paese al difficilissimo accerchiamento internazionale di questi anni.
Sullo sfondo cresce l'allarme per la minaccia iraniana, per cui non è possibile stare tranquilli. E' sicuro però che il governo del paese e anche in parte l'opposizione è in mano a persone meno ideologiche e meno sensibili alle pressioni esterne di quanto non fosse Tzipi Livni.
E anche questa è una buona notizia.
Ugo Volli