ancora una volta Israele, cedendo alle pressioni dell'opinione pubblica mondiale e ai "consigli" (che forse dovremmo più propriamente chiamare ricatti) degli "amici", ha allentato la pressione sui territori. E ancora una volta le belve sanguinarie ne hanno immediatamente approfittato per seminare terrore e morte. E ancora una volta gli amanti della pace non si sono lasciati scappare l'occasione per ribadire che, come volevasi dimostrare, l'azione nei territori non è servita affatto a combattere il terrorismo. E ancora una volta le parole di preoccupazione per la prevedibile reazione israeliana superano di gran lunga, per numero e per intensità di partecipazione, quelle di cordoglio per le vittime e di esecrazione per il criminale attentato. E ancora una volta si torna a ripetere che il mandante di tanto orrore è il legittimo e insostituibile interlocutore di Israele per costruire la pace (per inciso: sarebbe ora di finirla con la storiella del "legittimo presidente democraticamente eletto": il suo mandato è scaduto tre anni fa, e da quel momento in poi non è altro che un dittatore autoimpostosi). E ancora una volta non ci si accorge della contraddizione in termini contenuta nell'affermare la sua legittimità in quanto scelto dalla maggioranza dei palestinesi e, contemporaneamente, l'estraneità al terrorismo di quel palestinesi che, in maggioranza, hanno scelto un terrorista sapendo che è un terrorista. E ancora una volta l'Onu ha pronunciato una condanna nei confronti di Israele e non una sola parola di paterno rimprovero nei confronti del terrorismo. E ancora una volta Israele viene invitato alla moderazione. E così, ancora una volta, la comunità internazionale ha dimostrato che il terrorismo suicida è un'arma sicuramente vincente, e il metodo ha cominciato ad espandersi anche al di fuori di Israele. Quousque tandem ... ?
di Barbara Mella
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