Sul FOGLIO di oggi, 31/03/2012, a pag.4, il commento di Pio Pompa sulle ramificazioni africane di al Qaeda. Bene informato come sempre.
Pio Pompa
Nei campi saharawi del Fronte Polisario si sta consumando un dramma, con effetti devastanti per la stabilità dell’intero nord Africa. Soltanto al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) sembra aver compreso quanto sta avvenendo nel Sahara occidentale e nelle aree remote dell’Algeria meridionale, e proprio per questo sta rafforzando le proprie file reclutando centinaia di giovani saharawi, gli stessi che hanno tentato vanamente di opporsi alla dittatura di Mohammed Abdel Aziz, presidente da ben trentasei anni dell’autoproclamata Repubblica araba democratica saharawi. Secondo un reportage del quotidiano algerino ElKhabar, sono più di tremila i giovani combattenti che nei mesi scorsi sono rientrati dalla Libia (Muammar Gheddafi era uno dei principali sostenitori della causa del Polisario) cercando, tra enormi difficoltà, di reinserirsi nei campi algerini. Le condizioni di grave indigenza, senza alcuna prospettiva di crescita politica ed economica, hanno contribuito a far lievitare il malcontento (già da tempo presente nei campi profughi saharawi) a livelli mai registrati prima. Per la prima volta, all’inizio del 2012 Abdel Aziz è stato contestato platealmente a Tindouf da un gruppo di giovani nel corso di una tappa nel suo viaggio di ritorno da Tifariti, dove a fine dicembre si era tenuto il tredicesimo congresso del Fronte. Nei campi saharawi è in corso la più grave crisi umanitaria degli ultimi anni, a causa della totale mancanza di cibo che, invece, non è mancato a chi (come Abdel Aziz) ha trasformato la gestione degli aiuti internazionali in una fonte di potere e business. La comunità internazionale, fino a oggi completamente assente, dovrebbe valutare insieme agli organismi internazionali e alle organizzazioni non governative umanitarie ciò che sta accadendo nella vasta regione del Sahara. Di primaria importanza sarebbe comprendere il ruolo assunto dal Fronte Polisario in quella vasta regione, ormai trasformata in un crocevia affaristico che consiste in un fiorente traffico di droga e di armi nel quale si è perfettamente inserito il network di al Qaida nel Maghreb islamico. Non è un caso che da mesi diversi think tank (soprattutto americani) insistano nel mettere in guardia sul pericolo di uno sviluppo delle attività qaidiste proprio a partire dai campi saharawi. Lo scorso 13 marzo, il Carnegie Endowment, pensatoio con sede a Washington, ha presentato un rapporto nel quale si sostiene che “il Sahara occidentale è una regione critica che potrebbe rapidamente divenire teatro delle attività delle reti criminali e terroristiche che minacciano il Sahel. Le aree adiacenti l’Algeria meridionale ormai totalmente fuori controllo, si stanno trasformando in grandi hub per il traffico di droga, il contrabbando e la circolazione delle armi. E’ in un tale contesto che al Qaida nel Maghreb sta estendendo la propria influenza nella regione. Il potenziale di destabilizzazione è reale. L’organizzazione terrorista e le sue numerose propaggini nel Sahel stanno già lavorando per ampliare la partnership con i contrabbandieri dei campi profughi saharawi di Tindouf controllati dal Fronte Polisario, con l’obiettivo di arruolare reclute tra i giovani ormai delusi dalla politica del gruppo separatista. Se al Qaida rafforzerà l’ alleanza di convenienza con i militanti che da decenni lottano per l’indipendenza del Sahara occidentale, si formerebbe senza alcun dubbio una grande e forte organizzazione terroristica”. In precedenza, solo la stampa mauritana aveva lanciato l’allarme sui legami tra gli saharawi, i gruppi qaidisti e i trafficanti di droga della regione. Il 12 marzo, però, il giornale egiziano al Wafd ha ricostruito l’arrivo in Egitto di carichi di droga transitati attraverso la Libia e provenienti proprio da Tindouf. Secondo Mahjub Salek, ex dirigente del Fronte Polisario che ha abbandonato nel 2005 per fondare una formazione scissionista denominata Khat al Shahid, ci sarebbe proprio un gruppo di contrabbandieri di droga composto da tuareg, saharawi e maliani dietro il sequestro dell’italiana Rossella Urru. Si tratterebbe degli stessi uomini che hanno fondato il gruppo Jama’a Tawhid wa al Jihad Fi Gharb Afriqiya per vendicarsi di un torto subito dagli uomini del Polisario. Non solo al Qaida quindi, ma anche i contrabbandieri di droga, i ribelli tuareg e altri gruppi armati ruotano attorno a Tindouf, ed è per questo che fonti di intelligence sempre più numerose parlano del Sahara come del nuovo Afghanistan.
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