Dal FOGLIO di oggi, 31/03/2012, a pag.2, riprendiamo l'analisi di Giulio Meotti sui rapporti tra Usa e Israele in merito all'Iran.
Segue un altro pezzo dello stesso Meotti, per la serie degli articoli in inglese che IC riprende e traduce dai media israeliani ai quali Meotti collabora.
Ecco i pezzi:
Il Foglio-Giulio Meotti: " Così Washington sta sabotando lo strike israeliano ? E' guerra dei leak "
Roma. “E’ in corso uno strike americano contro quello israeliano in Iran”. Sta generando scandalo fra i diplomatici e i commentatori americani il lungo articolo monstre di Ron Ben Yishai pubblicato dal maggiore quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth. Lui è “il” giornalista della sicurezza israeliana, da quarant’anni decano dei corrispondenti militari, immortalato nel film “Valzer con Bashir” e l’unico che abbia visitato il reattore nucleare a Damasco il giorno dopo che era stato distrutto da Israele. Ha scritto Ben Yishai che “gli Stati Uniti stanno passando informazioni ai media per sabotare l’attacco israeliano all’Iran”. La Casa Bianca di Barack Obama “si è tolta i guanti” ed “è passata dal tentativo frontale di convincere i leader israeliani a una campagna mirata di assassinio della potenziale operazione israeliana in Iran”. Parole durissime, simboliche del sentimento che circola nell’establishment militare israeliano (Ben Yishai è il giornalista più addentro alla difesa dello stato ebraico), e che fanno aumentare una già forte diffidenza che corre fra Gerusalemme e Washington. Ben Yishai parla di “strike chirurgico” fatto di “documenti passati ai media americani e inglesi”, inteso a rendere “più difficile la decisione israeliana” e a “erodere la capacità dell’esercito israeliano di lanciare questo strike con perdite minime”. Si parla di “informazioni false” passate da ufficiali americani ai giornali anglosassoni nelle ultime settimane, specialmente dall’ultimo incontro a Washington fra Obama e il premier israeliano, Benjamin Netanyahu. “Rapporti che hanno causato un danno militare a Israele”. Il riferimento è al rapporto del Congresso di questa settimana, secondo cui Gerusalemme non sarebbe a conoscenza delle precise coordinate di tutti i siti iraniani, che non sarebbe in grado di distruggerli tutti e che lo strike ritarderebbe il programma “di sei mesi”. Il pubblico israeliano sarebbe disposto ad accettare i costi di una guerra regionale se lo strike ritardasse l’atomica di “tre-cinque anni”, spiega Ben Yishai, non se la stima corretta fosse quella americana. Amir Oren su Haaretz, citando sempre leak statunitensi, scrive che a causa di questi leak l’attacco israeliano sarebbe rimandato di qualche mese “all’inizio del 2013”. Dello stesso tenore l’articolo di Dan Margalit, che dei leak americani scrive su Israel Hayom, giornale vicino al primo ministro Netanyahu: “A Washington hanno iniziato una guerra contro i piani israeliani di attacco al programma iraniano. Non attacchi verbali, ma con armi automatiche e bombe. Forse non ci sarà alcuno strike, Israele perderà l’ultimo treno e le centrifughe iraniane a Qom passeranno il punto di non ritorno. E’ lo scenario peggiore. In ogni modo, gli Stati Uniti stanno divulgando contro Israele informazioni segrete a loro disposizione”. Il danno dei leak è così quantificato da Ben Yishai: “L’Iran ha un quadro chiaro dell’intelligence americana e israeliana, può compiere un lavoro più accurato di occultamento e sono rese più difficili le opzioni operative”. Secondo Ben Yishai, potrebbe ripetersi la storia del 2002, quando l’intelligence statunitense fornì dubbie informazioni alla Casa Bianca sul programma segreto di Saddam Hussein. “E’ possibile che l’intelligence stia fornendo al presidente Obama ciò di cui ha bisogno a fini politici?”. Intanto Israele si prepara. Tel Aviv ha appena annunciato la creazione di nuovi bunker antimissile in città, che accoglie due milioni di abitanti. Quattro giorni fa Ehud Barak, ministro della Difesa, ha incontrato a Berlino il suo collega, Thomas de Maizière, che ha poi detto al giornale Bild: “Non so se stiamo per affrontare una guerra, ma avendo parlato con Barak sono molto più preoccupato”. Da parte dei ministri israeliani che hanno in carica la sicurezza da oltre due settimane, cioè da quando Netanyahu è tornato da Washington, regna uno strano silenzio stampa sull’Iran.
Giulio Meotti: " Sangue, Soldi ed Ebrei "
(Traduzione dall'inglese di Yehudit Weisz)
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4209416,00.html
Gli Stati occidentali e l’Islam sovvenzionano le moderne calunnie del sangue contro lo Stato ebraico. L’atmosfera globale è stata avvelenata da un oceano di denaro sporco e insanguinato, che foraggia coloro che fomentano sommosse anti-ebraiche, promuovono disinvestimenti da Israele e diffondono menzogne contro lon Stato ebraico sotto forma di “giornalismo obiettivo”.
Alcune carriere univeritarie sono finanziate da coloro che credono che gli ebrei non abbiano il diritto di esistere. L’Arabia Saudita ha speso un centinaio di miliardi di dollari per diffondere il wahabismo in Occidente, la versione più antisemita dell’Islam ( l’Unione Sovietica all’epoca della Guerra Fredda aveva investito molto meno per la sua propaganda).
Attualmente ci sono 17 centri finanziati dal governo federale nei campus americani dedicati agli studi sul Medio Oriente e tutti promuovono la propaganda pro-islam anti-Israele.
Stephen Schwartz, direttore del Centro per il Pluralismo islamico, ha presentato un'indagine a cura del Middle East Forum sui finanziamenti che ricevono . Georgetown, la più antica università cattolica degli Stati Uniti, ha ricevuto 40 milioni di dollari dai Sauditi.
Sempre sulla lista dei beneficiari di Riyadh c’è anche Harvard, gioiello della Ivy League, con circa 30 milioni di dollari.
Nel frattempo sono stati donati 20 milioni di dollari all’Università dell’Arkansas; 5 milioni di dollari all’Università di Berkeley; 11 milioni alla Cornell University, e l'elenco può continuare.
Gli arabi esportano odio anche in Europa.
La St. Andrews University, culla della nobiltà reale britannica, ha ottenuto centinaia di migliaia di sterline da Damasco per creare un Centro per “studi siriani”. La London School of Economics, una delle università più prestigiose del mondo, ha ricevuto da Saif al-Islam Gheddafi, figlio dell’ex dittatore libico, mezzo milione di sterline. Oxford ha un centro ricerche sovvenzionato dall’Iran mentre a Cambridge i fondi arrivano da Arabia Saudita, Oman e Iran.
A partire dal 1995, otto università , comprese Oxford e Cambridge, hanno ricevuto più di 233,5 milioni di sterline da fonti islamiche.
Le ONG coinvolte nella delegittimazione di Israele, non sono foraggiate solo da paesi arabi, ma anche da Stati europei, al fine di mettere lo Stato di Israele legalmente e politicamente sotto processo: Addameer, l’organizzazione palestinese per i diritti dei prigionieri, ha ricevuto dalla Svezia 207.000 dollari; Al Haq ha avuto 426.000 dollari dall’Olanda, 88.000 dollari dall' Irlanda in bacarotta economica, e 156.000 dollari dalla Norvegia.
E la lista continua.
Lo stereotipo che collega gli ebrei al denaro risale agli inizi del Cristianesimo, dove la storia di Gesù con i mercanti diventa un simbolo per il 'nefasto ruolo degli avidi ebrei' nel mondo degli affari.
Demagoghi come il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e l’ex Primo Ministro malese Maahathir Mohamad hanno anche accusato gli ebrei di controllare le finanze del mondo. Shylock di Shakespeare e la sua libbra di carne hanno fatto rabbrividire molte generazioni di ebrei. Ora, finanziando l’anti-semitismo e alimentando con il denaro l’odio islamista, gli Stati musulmani e occidentali contribuiscono insieme a creare nuove calunnie del sangue in tutto il mondo.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Il Foglio. E' in preparazione il suo nuovo libro su Israele e Vaticano.
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