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La Stampa Rassegna Stampa
31.03.2012 Eurabia avanza: Londra, Istanbul, Parigi in controtendenza
Sarkozy mostra i pugni, Galloway spinge, in Turchia il Corano nelle scuole

Testata: La Stampa
Data: 31 marzo 2012
Pagina: 19
Autore: Alberto Mattioli-Andrea Malaguti-M.Ver.
Titolo: «Francia, arrestati 19 islamisti-Il reprobo Galloway schiaffeggia il Labour-Corano nelle scuole, sindacati in piazza»

Eurabia avanza, parafrasando le cartoline di Ugo Volli, ma non in Francia, dove Srakozy mostra i pugni facendo arrestare 19 islamisti, che definire "presunti" terroristi sarebbe il massimo dell'ipocrisia, visti gli arsenali di armi che tenevano in casa, non essendo di certo dei collezionisti.
A Londra torna in Scena George Galloway, l'indimenticato sostenitore del defunto Saddam Hussein, espulso dal partito Laburista dopo che si scoprì che era a libro paga del dittatore iracheno. Dove cerca i voti ? Fra le comunità musulmane, ovviamente.
In Turchia, l'ultimo regalo, in ordine di tempo, di Erdogan è lo studio del Corano nelle scuole. Protestano gli insegnanti, si ribellano i sindacati per l'ennesimo attacco alla società un tempo laica. Non si segnalano in Italia espressioni di solidarietà dei nostri sindacati.
Ecco gli articoli, usciti tutti sulla STAMPA di oggi, 31/03/2012:

Alberto Mattioli: "Francia, arrestati 19 islamisti", a pag.17

Dopo il macello di Tolosa, Nicolas Sarkozy l’aveva annunciata e puntualmente all’alba di ieri è scattata la grande retata fra i gruppi islamisti radicali francesi. In particolare uno: «Forsane Alizza», cioè «I cavalieri della fierezza», già sciolto d’autorità dal ministro degli Interni, Claude Guéant, il 29 febbraio scorso. Bilancio del blitz, condotto fra Nantes, Tolosa e la regione parigina: 19 arresti, 17 dei quali trasformati in fermi che, grazie alla legislazione antiterrorismo, possono durare fino a 96 ore.

Le autorità dicono e ripetono che non c’è nessun legame fra i cavalieri della fierezza e il killer di Tolosa, Mohamed Merah, ma è chiaro che il giro di vite manda un segnale all’estremismo islamista. Sarkozy l’ha implicitamente confermato parlando alla radio: «Quello che bisogna capire è che il trauma di Montauban e di Tolosa è stato profondo nel nostro Paese. Un po’, ma non voglio paragonare gli orrori, un po’ come il trauma provocato negli Stati Uniti e a New York dalla vicenda dell’11 settembre 2001».

Il pesce più grosso finito nelle reti della polizia è proprio il capo di Forsane Alizza, Mohammed Achamlane, ammanettato a Bouguenais, vicino Nantes, dopo che in casa gli erano stati trovati tre kalashnikov, una granata e una pistola. In tivù, i vicini si dicono come al solito stupefatti: nessuno sospettava che potesse essere l’ennesimo terrorista della porta accanto. In possesso di altri cavalieri c’erano fucili, pistole e giubbotti antiproiettile.

Achamlane è un personaggio ben noto, più volte intervistato dalle tivù e star integralista della Rete sotto il nome di Abou Hamza, lo zio del Profeta, che si è attribuito. Finora si era sempre limitato alle parole, pesanti però come pietre, e ad azioni truculente. Lui e i suoi amici hanno bruciato pubblicamente il Codice penale, tentato il boicottaggio di un McDonald’s (considerato filo-israeliano) a Limoges, lanciato appelli per la lapidazione delle peccatrici e la pena di morte agli omosessuali, fra molte invocazioni per la trasformazione della Francia in un califfato e l’instaurazione della sharia. Dettaglio curioso: quando, nell’ottobre scorso, i cattolici integralisti inscenarono a Parigi delle rumorose manifestazioni contro la rappresentazione della pièce di Romeo Castellucci «Sul concetto di volto del figlio di Dio», i cavalieri scesero in piazza insieme a loro.

Adesso gli inquirenti vogliono capire se Achamlane e soci avessero davvero l’intenzione di passare dalle parole ai fatti. Sarkò promette che «ci saranno altre operazioni». E sicuramente altre polemiche su come è stata gestita quella di Tolosa e sul ruolo dei servizi francesi, poiché ci sono forti dubbi che Merah potesse essere un informatore sfuggito di mano.

Una commissione del Senato, controllato dalla sinistra, aveva chiesto di sentire Erard Corbin de Mangoux e Bernard Squarcini, capi rispettivamente della Dgse e della Dcri, i servizi d’informazione esterno e interno. Proprio ieri il governo ha rifiutato l’audizione. Risultato: i dubbi aumentano e le polemiche anche.

Andrea Malaguti: "Il reprobo Galloway schiaffeggia il Labour" a pag.18

George Galloway (a destra)

Nel nome di Allah, dei diseredati, dei marginali e delle inquiete minoranze musulmane del Regno Unito, l’ex parlamentare laburista George Galloway, invecchiato ragazzo cattivo della politica britannica, cacciato con infamia dai suoi nel 2003 per la crociata contro l’intervento in Iraq voluto da Tony Blair, ha riconquistato un seggio alla Camera dei Comuni, trionfando con il 55,9% dei consensi nelle elezioni suppletive di Bradford Ovest, dal 1974 inattaccabile roccaforte del suo ex partito. Il verdetto arrivato dallo Yorkshire, dove i Labour sono stati umiliati e Tory e Libdem spazzati via, è destinato a cambiare l’agenda della politica nazionale. Un vento di protesta che soffia dal basso come una rivoluzione nella settimana più difficile per il governo del Robin Hood nero David Cameron, messo sotto pressione dallo scandalo delle lobby e accusato, dopo la presentazione del budget, di rubare ai poveri per dare ai ricchi. Ma neppure il disagio diffuso è bastato a rilanciare la sinistra di un disorientato Ed Miliband. Inutile parlare dei liberaldemocratici. Un’inesistenza incoerente schiacciata sulle scelte feroci dell’esecutivo. La forbice tra Palazzo e ordinary people non è mai stata così larga e ha trasformato l’imperscrutabile isola si Sua Maestà in una riottosissima italietta qualunque.

«Per volontà di Dio abbiamo ottenuto la più sensazionale vittoria nella storia delle elezioni britanniche». Mezzanotte è passata da pochi minuti quando sul palco del Richard Dunn Sport Centre George Galloway, un cinquasettenne scozzese che non ha mai nascosto le proprie simpatie per Hamas e che dieci anni fa definì assassini i suoi compagni di partito sostenendo che «uccidere Blair sarebbe moralmente giustificabile», arringa la folla in delirio. Giacca e camicia nera, ciglia bianche luciferine, annuncia che «la Primavera di Bradford è cominciata». Allude alle rivolte arabe, promette un pianeta migliore. Si è presentato alle elezioni per Respect, partito pacifista, quando la laburista Marsha Singh ha rinunciato al seggio. Sembrava una corsa impossibile. I bookmakers lo davano uno a dieci. Ha fatto la campagna elettorale - durata solo tre settimane - evitando i quartieri bianchi, concentrandosi sulle comunità musulmane (il 38% della popolazione) e sull’università. Voleva voti nuovi. Cercava voti giovani. «Via dall’Afghanistan. Basta con l’imperialismo». E’ diventato una star e i suoi comizi concerti con migliaia di groupies. Ha preso 18.341 preferenze, contro le 8.201 del candidato Labour Himran Hussain, che all’annuncio del risultato ha spalancando la bocca senza dire niente, rimanendo così, sbilenco, incredulo e tremante. Lo scozzese Galloway era sul palco a gridare «Allah è grande» nel cuore operaio della comunità urbana del nord in un irreale teatro degli specchi dove gli attori sembravano essersi scambiati le parti. Ed Miliband, strascicando le parole come se pesassero chili, si è limitato a dire che andrà a Bredford «per imparare la lezione. Questa sconfitta è un campanello d’allarme». No. E’ molto di più.

Dopo una notte insonne, ieri Galloway si è presentato davanti alla sede del partito con occhiali neri da Blues Brothers. Aveva addosso un benessere illocalizzabile da sbronza. E ai commentatori che lo accusavano di incendiare le minoranze per ambizione personale ha risposto: «Sono stati i labour a presentare un candidato musulmano di origine pakistane. E poi che cosa volete dire? Che i musulmani sono cittadini di seconda classe che si muovono come pecore? Che il loro voto vale di meno?».

Così, mentre un gruppo di sostenitori gridava ancora una volta al cielo «Allah è grande», era facile indovinare che dietro gli occhiali da sole le sue pupille sprizzavano la pericolosa allegria di chi non ha dimenticato un torto e non ha certo voglia di fermarsi qui.

M.Ver. " Corano nelle scuole, sindacati in piazza" a pag.19

Erdogan: più Corano, meno scuola

Con 306 «sì» su un totale di 391 seggi, il parlamento turco ieri ha dato il via libera a una controversa riforma scolastica proposta dal governo, che introduce per la prima volta corsi facoltativi sul Corano e sulla vita del profeta Maometto. La riforma ha scatenato un’accesa polemica nel Paese e in parlamento, dove si sono registrate anche risse tra deputati: le forze di opposizione hanno accusato il governo, guidato dal partito islamico Akp, di voler indebolire l’impianto laico dello Stato turco. La riforma permette infatti agli studenti delle scuole medie e superiori di iscriversi a corsi di religione, mentre finora il sistema scolastico turco era improntato al principio della laicità degli insegnamenti. Nei giorni scorsi i sindacati scolastici erano scesi in piazza contro la riforma, scontrandosi con le forze dell’ordine, che avevano usato idranti e lacrimogeni. «Chi non vuole seguire i corsi è libero di non farlo - ha detto il premier Recep Tayyip Erdogan condannando le proteste - . Non costringeremo nessuno a seguire questi corsi, quindi non capisco queste reazioni». (m.ver.)

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