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In ricordo di una donna pakistana 30/03/2012

Riceviamo dalla Fondazione Camis de Fonseca:

Che Fakhra sia per sempre ricordata – e  la legge pachistana esecrata e cancellata.

 

 

Da ‘ Il legno storto’,  giornale online.

 

Suicida per quel “volto cancellato”.

 

Scritto da Alessandra Boga, 28 marzo 2012

 

I media italiani ne hanno parlato poco: sì, qualche servizio sul tg, la notizia è circolata sul web, ma niente di più sul suicidio di Fakhra Younas,  giovane pakistana divenuta suo malgrado celebre nel nostro Paese, per essere stata bruciata con l’acido dal marito violento al quale aveva chiesto il divorzio, e per aver raccontato con coraggio la sua storia.  Era stata anche ospite a diverse trasmissioni televisive come “Alle Falde del Kilimangiaro”, condotto da Licia Colò lo scorso anno, e aveva partecipato a conferenze riguardanti la violenza sulle donne nel mondo islamico.

 

 

Due sabati fa Fakhra si è lanciata dal 6° piano di una palazzina nel quartiere di Tor Pagnotta a Roma. Si era trasferita nella Capitale nel 2001 per un’interminabile serie di interventi, ben 39, che avrebbero dovuto ricostruirle “ il volto cancellato”, come dice il titolo della sua autobiografia, che definire “toccante”, è dir poco (Mondadori, 2005). “Il volto cancellato” è diventato un best-seller, simbolo, come la sua autrice, dell’emancipazione femminile in Pakistan e nel resto del mondo islamico.

 

Le operazioni  subite da Fakhra però hanno avuto scarso successo ed ella, col passare del tempo, non ha retto al dolore e all’umiliazione che l’ex marito le ha inferto sfigurandola per sempre e si è lanciata nel vuoto.

 

 

E’ stato suo figlio Nauman, 17 anni, a trovare, al ritorno da scuola, il corpo della giovane, schiantatosi sull’asfalto.

 

Da qualche tempo Fakhra non si presentava più alle visite dallo psichiatra e le operatrici della casa d’accoglienza madre-bambino in cui era stata ospitata prima di andare a vivere da sola, erano preoccupate: “Senza una continua assistenza si sentiva abbandonata”, hanno spiegato.

 

 

Drammatica la situazione delle donne nel Paese d’origine di Fakhra (ben lungi dall’essere la sola ad aver subito un’acidificazione). Secondo il rapporto 2011 di Amnesty International le donne uccise in Pakistan alla fine del novembre scorso sono state addirittura 1.195, 98 delle quali sono state stuprate prima di morire. Dati raccolti da un servizio d’ascolto telefonico denominato “Madagascar” hanno rivelato che complessivamente sono state violentate 321 donne e 194 sono quelle che hanno subito uno stupro di gruppo.

 

Vittime che non vengono tutelate dalla legge pakistana, che ancora sostiene il delitto d’onore.  Oltretutto Bilal Khar, ex marito di Fakhra, è stato membro del parlamento del Punjab e, per la sua posizione sociale, ha fatto solo 6 mesi di carcere ( in Pakistan questa è considerata già una pena pesante per un personaggio così altolocato, raccontava Fakhra). Ed ora, con il suicidio della giovane donna, Bilal Khar ha ottenuto la vittoria definitiva.


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