Mohamed Merah informatore dei servizi segreti francesi ? Cronaca di Daniele Raineri
Testata: Il Foglio Data: 30 marzo 2012 Pagina: 6 Autore: Daniele Raineri Titolo: «Sous vos yeux»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 30/03/2012, a pag. II, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo "Sous vos yeux " .
Daniele Raineri, Mohamed Merah
Negli ultimi due giorni redazioni di giornali e di tv francesi hanno contattato la redazione a Roma del Foglio. Chiedono altri dettagli su un paio di articoli scritti sul caso di Mohammed Merah che danno una versione differente da quella sostenuta, in prima battuta, dal governo francese. Gli articoli sostengono che il giovane francese di origine algerina che si è dichiarato combattente di al Qaida non era per nulla un “loup solitaire difficilement saisissable” sbucato dal nulla; non si era “autoradicalisé sur Internet”, guardando video jihadisti di decapitazioni e di attentati; non era un individuo che soffriva di “troubles psychiatriques”, o almeno non è questa la spiegazione dei suoi attacchi. Merah, sostengono gli articoli, prima di diventare l’assassino a sangue freddo di sette persone è stato anche un informatore dei servizi segreti francesi e per questo godeva di una relativa libertà di circolazione. Apparteneva alla zona d’ombra di relazioni e contatti fra nemici in cui i servizi, in tutti i paesi del mondo, devono scivolare se vogliono sapere che cosa sta per succedere prima che succeda. Di questa relazione tra intelligence e Merah hanno scritto anche i giornalisti francesi, senza però tirare le conclusioni, come frenati dal timore della gara elettorale in corso. La Direction Centrale du Renseignement Intérieur (Dcri) è l’agenzia che si occupa di controspionaggio e di lotta al terrorismo sul territorio nazionale e il suo direttore, Bernard Squarcini, uomo del presidente Nicolas Sarkozy, ha negato categoricamente che Merah fosse un informatore della sua agenzia o di altre agenzie di intelligence, francesi o straniere. Lo stesso Squarcini ha detto però al Monde che Merah, assediato dalla polizia nel suo appartamento al numero 17 di Rue du Sergent-Vigné a Tolosa, ha chiesto di parlare con il proprio contatto nella sezione di Tolosa della Dcri. Questa agente è una donna giovane, di origine maghrebina anch’essa e di confessione islamica – sembra la scelta più ragionevole per entrare in contatto con Merah, 23enne con genitori algerini – che di sicuro lo ha già interrogato il 22 novembre 2011, al suo rientro da un viaggio di due mesi in Pakistan e in Afghanistan. Squarcini parla al Monde di un “rapport de confiance” tra i due, un rapporto confidenziale. Si sa di almeno un terzo contatto, una telefonata tra Merah e questa sua “handler” della Dcri a ottobre 2011, mentre lui è in Pakistan. Merah dice: “Appena torno, vi contatto”. E’ chiaro che la relazione tra il teppista di Tolosa e l’intelligence francese è anteriore all’interrogatorio del 22 novembre. Il rapporto di confidenza con l’agente di origine maghrebina finisce male, durante il finale di sangue il giovane è ormai fuori controllo, è passato totalmente dall’altra parte, al jihad. Merah asserragliato dice alla donna: “De toute façon, je devais t’appeler pour te dire que j’avais des tuyaux à te donner, mais en fait, j’allais te fumer”. “Se non fosse successo questo [l’assedio della polizia] volevo chiamarti con la scusa che avevo informazioni per te. Invece ti volevo fumare”. Fumare sta per uccidere. Di conseguenza si può scrivere che: la giovane era interessata ad avere informazioni da Merah – con cui era in contatto da prima – e lui sapeva di poterla chiamare per dare informazioni, lei si sarebbe presentata. E’ possibile dare una descrizione più vicina a quella di un “informatore dei servizi segreti”? Il predecessore di Squarcini, Yves Bonnet, che è stato capo della Direction de la Surveillance du Territoire – l’agenzia di intelligence interna che poi si è trasformata nella Dcri – dichiara alla Depeche du Midi, il quotidiano di Tolosa: “Personalmente, credo sia ovvio che il ragazzo abbia avuto rapporti con la Dcri, come abbiamo appreso grazie alle dichiarazioni di Squarcini stesso. Vale a dire che aveva un referente nei servizi. Chiamiamolo ‘referente’, chiamiamolo ‘handler’… non so dire fino a che punto è arrivata questa ‘collaborazione’ con i servizi”. Il giornale incalza: “Per dare un nome alle cose, era Merah un informatore della Dcri?”. “Beh, questo è esattamente il problema. Merah era conosciuto dalla Dcri non specificamente perché era un islamista, ma perché aveva un suo handler nell’intelligence interna. Avere un handler non è una cosa del tutto innocente. Non è una cosa banale”. Nessun giornale francese ha per ora ottenuto un’intervista con questa agente, anche se è al centro della storia. Nel 2011 la connessione Internet e il telefono portatile della madre di Merah – che però era usato soltanto dal figlio – sono stati messi sotto sorveglianza dalla Dcri per nove mesi, da marzo a novembre. Novembre è lo stesso mese in cui Merah torna da un soggiorno di due mesi in Pakistan e Afghanistan. Rimpatria per colpa di un’epatite, è convocato dalla Dcri, è interrogato dalla giovane agente, lui ha una chiavetta Usb con le fotografie scattate in Afghanistan da “turista”. Turismo. In Afghanistan. Per il secondo anno consecutivo. Le intercettazioni della Dcri cessano. Domenica i talebani pachistani hanno telefonato a Reuters e Associated Press per dire che Merah l’hanno addestrato loro in uno dei loro campi (dove è necessario essere introdotti da un conoscente perché gli estremisti temono gli infiltrati) anche se non si assumono la responsabilità degli attacchi di Tolosa e Montauban. Lo stesso giorno due funzionari dell’intelligence pachistana dicono ad Associated Press che in quei campi d’addestramento negli ultimi tre anni sono passati 85 volontari con passaporto francese, molti di loro sono di origine araba. Chi sono? Che cosa preparano? I servizi interni di Parigi avevano e hanno un interesse vitale a entrare in contatto e a ottenere informazioni preziose da chi è stato laggiù, per scongiurare un attentato in patria. L’anno prima Merah era stato in Pakistan e in Afghanistan a partire da settembre. Prima era stato tre giorni in Israele grazie, secondo fonti d’intelligence che hanno parlato con il Foglio, a una garanzia della Dgse, i servizi esterni francesi. In Afghanistan è arrestato dagli afghani per un’infrazione al codice stradale a Kandahar, una delle zone a più alta densità di estremisti, è passato agli americani e da questi consegnato ai francesi, che lo hanno semplicemente rispedito indietro. Unica conseguenza per lui: l’Fbi americana lo mette sulla “no fly list”, Merah non potrà salire a bordo di aerei in partenza per gli Stati Uniti o che comunque sorvolano il territorio americano. Prima dei viaggi, Merah aveva attirato l’attenzione della polizia (oltre che per una lunga storia di reati minori) perché aveva costretto un ragazzino di 15 anni a guardare video di esecuzioni e ne aveva mandato all’ospedale la madre, quando questa era arrivata a protestare. Sul suo profilo Twitter c’era un classico dell’iconografia jihadista, un cavaliere con la bandiera nera della guerra santa. Reuters chiede: com’è possibile che con tutte queste bandiere rosse Merah potesse circolare liberamente per strada e acquistare e accumulare armi (compresi due mitra, un fucile a pompa e un giubbetto antiproiettile, per un valore di ventimila euro)? Il Copasir francese ha convocato per il prossimo 4 aprile la Direzione generale della sicurezza esterna (Dgse), per rispondere. Interpellata dal Monde in Afghanistan, una fonte vicina alle spie francesi ammette che “la pericolosità di Merah è stata sottovalutata”. Potrebbe spiegare qualcosa il fratello in carcere, Abdelkader, 29 anni, che agli agenti avrebbe detto di essere fiero di Merah, anche se l’avvocato smentisce. Abdelkader nel 2007 è finito in un’indagine su una rete che mandava volontari a combattere in Iraq. La madre dei due ha sposato in seconde nozze il padre di Samir Essid, un uomo di al Qaida che dirigeva le operazioni in Iraq da una casa sicura in Siria.
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