Il Gran Mufti del Regno dell’Arabia Saudita Abdulaziz ibn Abdullah Al al-Sheikh ha dichiarato che è “necessario distruggere tutte le chiese nella Penisola Arabica”.
Tutto è iniziato quando alcuni membri del parlamento kuwatiano hanno tentato di far demolire le chiese, o almeno di evitarne la costruzione di nuove all’interno del paese. Venne sollevata quindi la questione su cosa la Sharia dice al riguardo.
Una delegazione del Kuwait chiedeva quindi consiglio al Gran Mufti saudita. Egli rispose che il Kuwait fa parte della Penisola Arabica, e che qualsiasi chiesa dentro la Penisola Arabica deve, in pratica, essere distrutta perché non facendolo è come approvarle.
Il Gran Mufti spiegò: “ Il Profeta, che la pace sia con lui, ci ordinò: ‘Due religioni non possono coesistere nella Penisola Arabica’. Così, costruire chiese, in primo luogo, non è permesso, perché questa penisola deve rimanere libera di altre religioni.” In Arabia Saudita, evidentemente, templi non islamici furono banditi da molto tempo e ai non musulmani è vietato posare i piedi alla Mecca e Medina.
I postulanti kuwatiani erano della Revival of Islamic Heritage Society – RIHS. Alcune ricerche effettuate da Steve Miller, ricercatore della Foundation for Defense of Democracies, rivelarono che dieci anni addietro, gruppi del RIHS in Afghanistan e Pakistan furono segnalati dall’Onu come associati e fornitori di fondi e armi per Al-Qaeda, Osama bin Laden e Talebani.
Il governo nord-americano andò oltre, denunciando la sede del RIHS in Kuwait perchè “ fornisce sostegno finanziario e materiale per Al-Qaeda e suoi alleati, incluso Lashkar e-Tayyiba ” che è coinvolto negli attentati multipli ai treni a Mumbai (ex Bombay) nel luglio 2006, e nell’attacco contro il parlamento indiano nel dicembre 2001“. Tali attività portarono alla chiusura degli uffici del RIHS in vari paesi del mondo.
Abdulaziz ibn Abdullah Al al-Sheikh non è neppure paragonabile ad un semplice telepredicatore nord-americano perché egli è la maggiore autorità religiosa dell’Arabia Saudita, dove non esiste separazione tra moschee e Stato, e la religione statale è la ultra-ortodossa/fondamentalista lettura dell’Islam conosciuta come Wahhabismo, Abdulaziz ibn Abdullah Al al-Sheikh fa anche parte della principale famiglia religiosa del paese.
In altri termini, le sue parole rappresentano la posizione ufficiale dell’Arabia Saudita, un paese che è mutato nel tempo dal 11 di settembre 2011, e si crede che oggi sia nostro sicuro alleato nell’area del terrorismo.
Niente di questo sarebbe stato reso noto se non fosse per Raymond Ibrahim, Shillman Fellow no David Horowitz Freedom Center e ricercatore associato del Middle East Forum. Fu lui il primo a richiamare l’attenzione per le dichiarazioni del Gran Mufti basate in tre portali di lingua araba, Mideast Christian News, Linga Christian Service e Asrare. Le stesse vennero riportate da uno stimato giornale kuwatiano, Al-Anba, in data 11 marzo.
Informazioni riprese dal blog:
http://pasquinonews.wordpress.com/2012/03/27/distruggete-tutte-le-chiese/