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Informazione Corretta Rassegna Stampa
28.03.2012 Francia: dove l'odio antico ha profonde radici
Dopo la strage di Tolosa, riflessioni di Giulio Meotti

Testata: Informazione Corretta
Data: 28 marzo 2012
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Francia: dove l'odio antico ha profonde radici»

A destra, Marianna tradita ?

Parole di odio per biasimare il massacro in Francia
di Giulio Meotti
(Traduzione dall'inglese di Yehudit Weisz)


Giulio Meotti

pubblicato sul JPost http://www.jpost.com/Magazine/Opinion/Article.aspx?id=263329&prmusr=Ddsd%2fctQWux6OhDUV77Q3AvxN%2f%2bQ6FlBQVGR15UnpMCzQrOG2HGhqFuZMeE84zjw

Israele e gli alleati occidentali devono condurre una campagna di accusa contro organizzazioni,  scrittori e  leader che incitano alla violenza.

Il pogrom contro la scuola ebraica di Tolosa non è sorto dal nulla. E' stata una reazione alla quotidiana opera di propaganda carica di odio che ha prodotto l’effetto desiderato.

Una sola nazione su questo pianeta è considerata virtualmente priva di diritti civili: lo Stato di Israele. Nel lontano 1970 Yoram Dinstein, esperto di diritto internazionale, dimostrò che secondo le definizioni dell’ONU, il terrorismo e l’incitamento contro Israele e gli ebrei avevano portato al genocidio.

Abraham Joshua Heschel scrisse che furono le parole, non l’organizzazione nazista, a produrre Auschwitz. Oggi l’incitamento alla violenza contro gli ebrei è riproposto nelle scuole, moschee, libri di testo, giornali, nelle serie Tv e in pseudo- documentari. E non solo nel mondo arabo.

Vi ricordate di “Bagatelle per un Massacro” di Louis-Ferdinand Céline? Il genio della letteratura francese nel 1939 aveva pubblicato questo appello affinchè gli ebrei sparissero dalla Francia: “Facciamoli fuori questi ebrei, altrimenti saremo noi a morire a causa loro”. Un paio di anni dopo le camere a gas cominciarono a liquidare il popolo ebraico. Céline venne più tardi condannato per “collaborazionismo”, e il suo pamphlet è ancora oggi proibito in Europa.

Ma la maggior parte della gente si è dimenticata di Jean-Paul Sartre, l’incarnazione dell’impegno culturale francese, il guru che aveva rifiutato il Premio Nobel per la letteratura. Quando 11 atleti israeliani furono massacrati alle Olimpiadi di Monaco nel 1972, egli scrisse: “Il terrorismo è un’arma terribile, ma i poveri oppressi non ne hanno altre”

La lezione che si evince dalle storie di Sartre e Céline ci impone di stare all’erta oggi, soprattutto dopo i fatti di Tolosa. Si deve riflettere sul fascino verso il totalitarismo della Jihad e il terrorismo palestinese subìto da parte dei nostri nuovi intellettuali occidentali. Quando schiere di “martiri palestinesi”iniziarono a farsi esplodere nelle strade di Gerusalemme e Tel Aviv, quanti intellettuali europei espressero questa sartriana, ignorante simpatia per la furia omicida?

Tom Paulin, poeta irlandese, laureato, ha sostenuto che “si dovrebbe far fuori i coloni nati a Brooklyn”. In Giudea e Samaria, le sue parole hanno assunto un particolare significato per decine di famiglie ebraiche. Inoltre Paulin aveva aggiunto: “ Io non ho mai creduto che Israele abbia il diritto di esistere”.

Zygmunt Bauman, uno dei sociologi più influenti al mondo, di recente, in un’intervista rilasciata al settimanale polacco Politika, ha paragonato la barriera di difesa israeliana anti-terrorismo al ghetto di Varsavia, da cui 400.000 innocenti e pacifici ebrei furono deportati nelle camere a gas di Treblinka.

L’illustre sociologo francese Edgar Morin ha definito Israele “un cancro”.

Oggi, l’anti-semitismo non fa più nessuna impressione alla gente, e i leaders di Hamas sono benvenuti al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU a Ginevra. Israele non deve accettare questo orribile status quo. La famosa frase di David Ben-Gurion “Um, Shmum” che significa ”L’ONU?- A chi importa?” riassume la totale indifferenza all’opinione internazionale da parte di Israele, lungo tutta la sua storia.

E’ stata una politica fallimentare, poichè i nemici di Israele usando ogni media a livello globale a loro disposizione, indeboliscono lo Stato ebraico e demonizzano gli ebrei in tutto il mondo. Un libro pieno di odio, come i “Protocolli dei Savi di Sion”, è stato pubblicizzato dall’Iran all’ultima Fiera del Libro a Francoforte. Cartine geografiche scolastiche, dove non esiste lo stato di Israele, sono state diffuse nelle tradizionali Chiese Protestanti.  Politici europei dichiarano che  Israele è “razzista” e simile all’”apartheid”.

Nei giornali occidentali spesso Israele è stato paragonato ai nazisti. La Comunità ebraica internazionale viene considerata collettivamente responsabile di qualsiasi decisione venga presa in Israele. Il Rabbino Jonathan Sandler e i suoi due bambini hanno pagato per questa criminalizzazione. Altri civili israeliani pagheranno per questa mostruosità.

La base legale per una nuova campagna anti-genocidio è la Convenzione sulla Prevenzione e la Pena del Crimine di Genocidio, ratificato nel 1951. Nel 2003, l’Unione Mondiale per l’ebraismo Progressista chiese al Segretario Generale dell’ONU, Kofi Annan, e alla Commissione dei Diritti  Umani dell’ONU di condannare la Carta di Hamas in quanto violava la Convenzione contro il Genocidio. Israele e i suoi alleati occidentali devono lanciare una campagna di accusa contro le organizzazioni, gli scrittori e i leaders che incitano alla violenza, e che hanno il sostegno di intellettuali e giornalisti per testimoniare le infinite accuse paranoiche e la perversione genocida.

Irwin Cotler, Primo Ministro della Giustizia canadese e Procuratore Generale, ha suggerito che l’iraniano Ahmadinejad e altri leaders che istigano alla violenza, dovrebbero essere inseriti in una “watch list”dai Paesi occidentali, per impedirne l’ingresso come”persone non gradite”. Persone come Cotler rischiano ogni giorno la  vita e la propria immagine politica per denunciare queste falsità;  Israele dovrebbe sostenerle.

I gruppi che si occupano di diritti umani, dovrebbero essere inondati di dati statistici su Israele, mai pubblicati: 17.000 feriti in attacchi terroristici; 1.600 civili uccisi; 15.000 razzi lanciati sulle città del Sud;  il 40% degli israeliani feriti rimarrà disabile per sempre. Questa è una battaglia storica che Israele può vincere, con il sostegno degli occidentali che ancora hanno a cuore il destino della civiltà.

Ai fascisti spagnoli che dicevano”Viva la muerte!” (Lunga vita alla morte!), i repubblicani rispondevano “No pasaran”. Noi dovremmo dare la stessa risposta ai cultori contemporanei della morte. Come la storia ci ha insegnato, si comincia con gli ebrei, ma non finisce con gli ebrei. E’ arrivato il momento di bloccare le nuove "bagatelle per un massacro" ebraico. 

Lo stesso vecchio antisemitismo francese
di Giulio Meotti

(Traduzione dall'inglese di Yehudit Weisz)

Pubblicato su Arutz Sheva
http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/11418

Coloro che condividono  l’atteggiamento ostile di Parigi nei confronti di Israele e del popolo ebraico nei tempi di crisi, non sono sorpresi per quel che è successo a Tolosa.


Mohamed Merah, terrorista di Tolosa

Ora sono tutti d’accordo a dire, con ipocrisia, “Mai più”.

Tutti sono d’accordo a predicare “le devoir de mémoire”, “il dovere di ricordare”.

Tutti sono d’accordo a considerare l’anti-anti-semitismo un’opinione pubblica onnicomprensiva, pressapoco come l’anti-razzismo negli Stati Uniti.

Tutti sono d’accordo a disprezzare “il mostro”, Mohammed Merah, che ha ucciso Rav Sandler e tre bambini ebrei a Tolosa.

Ma l’anima anti-ebraica della Francia ha svolto un ruolo essenziale nella creazione di questo odioso mostro che ha spento la vita di quattro israeliani. Coloro che condividono l’atteggiamento ostile di Parigi nei confronti di Israele e del popolo ebraico nei momenti di crisi, non si sorprendono per quello che è accaduto a Tolosa.

L’assassino musulmano non è apparso dal nulla, ma è arrivato da un continente nero, che non è l’Africa, bensì l’Europa.

Il nero suggerisce analfabetismo, malattie e povertà. Nessuna di queste condizioni esiste in Europa.

I visitatori a Parigi vedono poliziotti armati e servizi di sicurezza che sorvegliano ovunque, nei ristoranti pieni di turisti, nei centri artistici e culturali sovvenzionati dal governo.

L' Europa  è oscura nell’anima, nell’orgoglio ingiustificato, dall’arroganza insolente e in preda una violenta furia anti-ebraica.

L’Europa che non ha potuto annientare gli Ebrei, semplicemente non riesce a rassegnarsi alla loro esistenza.

I funzionari francesi, che ora piangono la morte degli ebrei di Tolosa, hanno una grave responsabilità, perché hanno sempre negato che nelle locali comunità musulmane l’odio anti-ebraico stesse crescendo.

Nel 2010, Jacques Attali, economista francese, scrittore prolifico, funzionario pubblico di alto rango, ex consigliere del Presidente Francois Mitterand, aveva osato dichiarare allo zelante Haaretz, che in Francia l’anti-semitismo era “un problema inesistente”.

Sono trascorsi esattamente settant’anni da quando in Francia, il regime collaborazionista di Vichy alla guida del Maresciallo Petain, aveva provveduto con entusiasmo a rastrellare gli Ebrei francesi e a spedirli nelle camere a gas. Circa 110.000 Ebrei francesi furono massacrati, un numero che avrebbe potuto essere di gran lunga inferiore se non ci fosse stata la vergognosa collaborazione dei francesi con la “soluzione finale” di Hitler.

Oggi la Francia tranquillizza la propria coscienza sulla Shoah trasformando gli ebrei in “ aggressori” e i palestinesi in “ vittime”.

Tuttavia il libro “La nouvelle Judéophobie” di Pierre-André Taguieff ha aiutato a capire che l’anti-sionismo francese è il nuovo nome del vecchio anti-semitismo.

In piena Intifada, quando gli Israeliani venivano macellati in massa, l’ambasciatore di Parigi a Londra, Daniel Bernard, definì Israele “quel piccolo paese di merda”.

Nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, quando era minacciata l’esistenza stessa di Israele, il Presidente Charles de Gaulle scelse la politica filo-araba, e applicò un embargo sulla vendita di  armi a Israele. Definì il popolo ebraico “gente elitaria e arrogante”. Per la prima volta, dopo la II Guerra Mondiale, un Capo di Stato aveva rivolto un giudizio simile al popolo ebraico.

I francesi hanno dotato Saddam Hussein dei missili più avanzati (solo i Sovietici hanno venduto all’Iraq un numero superiore di armi). In cambio di miliardi di dollari Parigi ha venduto un reattore nucleare a Bagdad, senza indagare perché Saddam volesse la bomba atomica (Israele da solo, con il bombardamento di Osirak, è riuscito a eliminare questo pericolo che avrebbe minacciato il mondo).

Il Presidente Francois Mitterand ha trattato Yasser Arafat con dignità regale, venne a patti vergognosi con terroristi dell'Olp, senza preoccuparsi che a ovest del fiume Giordano sarebbe sorto uno stato terrorista palestinese.

Venerdì 3 ottobre 1980, vigilia di Succot, esplode una moto imbottita di esplosivo all’esterno della sinagoga di Rue Copernic, la sinagoga liberale dell’élite parigina. Quattro corpi giacevano senza vita nella strada e nel Tempio. La bomba esplose per ricordare il 39° anniversario dei decreti antisemiti emanati dal regime di Vichy. L’attentatore è stato ora identificato con Nahim Hassan Diab, un professore di origine palestinese,  allora  membro del gruppo operativo del Fplp (il gruppo antagonista a Yasser Arafat); attualmente è residente a Ottawa, in Canada.

Il Ministro degli Esteri francese Jean Sauvagnargues è stato il primo funzionario occidentale che ha incontrato Yasser Arafat a Beirut nel 1974. Un anno più tardi l’OLP aprì il suo primo ufficio europeo a Parigi, con una Carta che proclamava “l’eliminazione di Israele” .

Nel 1977 il Presidente Valéry Giscard d’Estaing concesse asilo all’Ayatollah Khomeini, che divenne poi il fondatore di un impero islamico genocida.

Parigi è stato il principale promotore della Dichiarazione di Venezia del 1980, che conteneva il riconoscimento ufficiale dell’OLP da parte dell’Unione Europea.

I Francesi continuarono a sostenere Arafat anche dopo che ebbe avviato l’offensiva terroristica contro Israele, nel settembre del 2000, quando le scuole ebraiche e le sinagoghe furono colpite da bombe incendiarie anche in Francia.

Alle Nazioni Unite la Francia è sempre stata molto attiva nel raccogliere i voti  dei paesi europei nelle risoluzioni anti- Israele.

Jules Renard, un repubblicano di sinistra, e dreyfusardo, una volta disse a proposito dei francesi: “Noi siamo tutti anti-semiti, alcuni di noi hanno l'eleganza o il timore di non ostentarlo”. 

Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Il Foglio. E' in preparazione il suo nuovo libro su Israele e Vaticano.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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