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Il Foglio Rassegna Stampa
27.03.2012 L'Iran dietro il rafforzamento di al Qaeda in Maghreb
analisi di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 27 marzo 2012
Pagina: 3
Autore: Pio Pompa
Titolo: «C’è Teheran dietro il rafforzamento di al Qaida nel Maghreb»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 27/03/2012, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "C’è Teheran dietro il rafforzamento di al Qaida nel Maghreb".


Pio Pompa         Mahmoud Ahmadinejad

Secondo fonti di intelligence arabe interpellate dal Foglio, l’organizzazione di al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) sta progressivamente assumendo, in tutto il nord Africa e nel resto del continente, un ruolo simile a quello svolto dai talebani in Afghanistan. Determinanti nel rafforzare il ruolo dell’Aqmi sarebbero state, da un lato la maldestra e negligente gestione degli aiuti internazionali (che spesso finiscono nelle mani dei terroristi), dall’altro i proventi del business legato ai sequestri di persona, al traffico di droga e di armi. Inoltre, a rendere ancora più esplosiva una situazione già complessa, concorrerebbe l’attivismo di Teheran, che avrebbe selezionato tra le file dell’organizzazione maghrebina elementi da infiltrare in vari paesi europei allo scopo di condurre un’offensiva senza precedenti contro obiettivi israeliani. In particolare, verrebbero reclutati soggetti con amici e parenti da anni perfettamente inseriti nel tessuto economico, culturale e sociale di quei paesi. Si tratta di soggetti ai quali sarebbero stati affidati sia compiti operativi, come l’organizzazione e l’esecuzione diretta degli attentati, sia di proselitismo finalizzati alla creazione di cellule i cui appartenenti risultino a tutti gli effetti cittadini della nazione dove risiedono. Uno schema che risponderebbe perfettamente a quanto avvenuto a Tolosa per mano di Mohammed Merah. E’ anche per questo che i vertici dell’intelligence iraniana, dopo aver appreso con soddisfazione della strage alla scuola ebraica avvenuta la scorsa settimana nella città francese, si sono immediatamente preoccupati di allontanare qualsiasi sospetto su un loro possibile coinvolgimento, ordinando alla loro rete mediatica di copertura (costituita da una miriade di siti web) di prendere le distanze da Merah e di intervenire a sostegno della tesi che questi fosse un informatore dei servizi francesi sfuggito ai controlli. L’obiettivo di Teheran era descrivere l’attentatore franco-algerino come una scheggia impazzita dei servizi di Parigi che, sentendosi usato e poi abbandonato, avesse deciso di compiere un gesto disperato ed estremo. A sostegno di questa tesi, da Teheran si diffondevano notizie sui viaggi (poi effettivamente confermati) di Merah in Israele per motivi non chiari e più che sospetti. E’ in questo contesto che l’Iran si prepara a lanciare, il 30 marzo, la marcia contro Gerusalemme schierando a fianco dei salafiti (cui apparteneva anche Mohammed Merah) centinaia di giovani terroristi provenienti proprio dai campi di addestramento di al Qaida nel Maghreb islamico.

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