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In Israele, libero di pensare e dire ciò che vuole 23/03/2012

 Jonhatan, Miriam, Gabriel e Arieh sono finalmente tornati in patria: ad accoglierli un popolo inorridito da questa presunta vendetta di un pazzo che poco ha a che fare con l'Islam e certo molto meno con la Palestina. Nonostante quello che hanno scritto i giornali. E' sempre curioso scoprire di quanta retorica si nutre la carta stampata. C'è chi ha invocato un minuto di silenzio nelle scuole, chi ha seguito da subito la pista neonazista e chi ha di nuovo posto il problema sulla rinascita dell'antisemitismo. Che ancora affligge il mondo, E' inutile negarlo. E Mohammed Merah ne è una prova. Una nutrita schiera di intellettuali non ha perso tempo a paragonare l'odio per gli ebrei a quello per Israele. E viceversa. Come se criticare Israele significasse essere senza riserve anche antisemita. Triste sentire questo paragone da chi è convinto di avere sei milioni di ebrei uccisi dalla propria parte. Da chi e' certo di avere una storia a dargli sempre e univocamente ragione. Curioso.
Io vivo a Gerusalemme e ho a che fare ogni giorno con la società israeliana. Ho modo di apprezzarne i pregi e criticarne i difetti. Perchè mai allora dovrei passare per antisemita se dichiaro inaccettabili le dichiarazioni razziste del ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman? Perchè mi accusano di odiare gli ebrei se mi rifiuto di assecondare i raid israeliani che a Gaza uccidono con precisione chirurgica bambini di sette anni? Perchè non posso essere amico del popolo della rivelazione se non riesco a tollerare la costruzione di insediamenti israeliani nei territori occupati? Insomma perchè  non posso dire quello che non va senza che mi venga appiccicata un' etichetta in fronte o un marchio di infamia? Non c'è stato neanche il tempo di piangere quelle vittime che questi intellettuali hanno rimesso in discussione lo stato di Israele. Perchè non si può amare gli ebrei senza amare Israele. E quindi accettare anche tutte le sue violazioni dei diritti umani. Se chi ha ucciso quelle vittime ha pensato di vendicare i soprusi israeliani sui palestinesi non ha raggiunto il suo scopo. Anzi, l'ha allontanato. Ma non cadiamo nello stesso errore. Cerchiamo di chiarirlo una volta per tutte. Non accettare gli insediamenti israeliani, o condannare le politiche della classe dirigente non significa essere antisemiti. E per questo non mi sento tale. Anche tra amici ci si riprende quando si sbaglia, o no? Ma non per questo ci si vuole meno bene. Sarebbe bello, per il bene degli ebrei e degli israeliani, chiarirlo una volta per tutte. Un'ultima cosa. Ho troppo rispetto per le vittime dell'olocausto perchè possa accettare che vengano strumentalizzate ancora, dopo quasi settant'anni. L'olocausto è finito. Svegliati, Israele.

Andrea Avveduto

Gentile lettore, ci scrive che vive in Israele, quindi ci limitiamo a pubblicare integralmente la sua lettera, lasciando ai lettoti trarne un giudizio. Se dovessimo rispoderle riga per riga ne verrebbero fuori alcune pagine. Troppe per questa rubrica. Ci lasci però dire che i suoi ragionamenti sono contraddittori.  Nella sua mail c'è pero una assenza, che forse li spiega: non ha mai nominato nemmeno una volta i nemici che Israele vorrebbero distruggere.
IC redazione


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