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Caro professore, nella sua cartolina di oggi, per stigmatizzare giustamente l'indegno e ripugnante accostamento fatto dalla baronessa Ashton dei bimbi di Tolosa z.l. alle vittime di Gaza mai deliberatamente prese di mira da Israele, Ella ha fatto un richiamo storico all'atteggiamento generale della Gran Bretagna nei confronti degli Ebrei durante e dopo la seconda guerra mondiale. Ritengo che questo argomento meriti una riflessione più approfondita: se è assolutamente vero che la Gran Bretagna oppose spesso la Royal Navy ai tentativi dei profughi Ebrei di rifugiarsi in Israele, e se è vero che la politica criminale del "Libro Bianco" impedì a migliaia di Ebrei l'approdo alla salvezza, e se è pur vero che migliaia di questi profughi vennero internati nel campo di concentramento di Cipro, non è invece vero che "la G.B. fu la sola grande potenza a votare contro l'istituzione dello stato di Israele", dal momento che nel voto per la partizione del Mandato si astenne (http://it.wikipedia.org/wiki/Piano_di_partizione_della_Palestina). Inoltre, se è giusto citare la partecipazione di ufficiali britannici alla guerra della Legione Araba Giordana contro Israele nella Guerra d'Indipendenza (Sir John Glubb l'aveva addirittura fondata), allora mi sembrerebbe equo menzionare il fatto che la figura più rappresentativa alla base della fondazione, dell'addestramento e dell'organizzazione del Palmach e dell'Hagana fu l'inglesissimo capitano dell'esercito di Sua Maestà Charles Orde Wingate. Nè si può ignorare il fatto che Winston Churchill appoggiava "toto corde" il sionismo, e lo fece con la parola, con lo scritto e con l'azione politica ogni volta che ne ebbe l'occasione. In definitiva, l'atteggiamento del Regno Unito nei confronti del dramma seguito alla catastrofe della Shoa fu di grave ambiguità: un'ambiguità che ha causato anche notevoli sofferenze al popolo ebraico, ma che va comunque inquadrata storicamente, trovando fondamento nelle espressioni un po' criptiche della Dichiarazione Balfour, nel tradimento delle delibere della Conferenza di Sanremo e nella fondazione del Regno di Transgiordania, ma anche nella facile previsione, visti i moti arabi ed i pogrom avvenuti nel territorio del Mandato nel 1929 e nel 1936, che la convivenza arabo-ebraica era divenuta insostenibile, e l'avvenire si presentava foriero di sempre nuove stragi. In questo contesto, che peraltro ha riscontro nel generale processo di decolonizzazione dell'immediato dopoguerra, la Gran Bretagna si trovò, stremata nelle energie e nelle finanze dal poderoso sforzo bellico sostenuto in precedenza, ad affrontare il problema dei profughi ebrei superstiti dello sterminio nazista e della rinuncia al Mandato di Palestina completamente sola e per di più con gli occhi malevoli di tutto il mondo puntati addosso: all'epoca, comprensibilmente, gli ebrei sopravvissuti alla Shoa godevano di grande popolarità, a patto che se li prendesse sempre qualcun altro. Gli Stati Uniti, ad esempio, che "tifarono" entusiasticamente affinchè la Gran Bretagna spalancasse ai profughi le porte di Eretz Israel, ammisero sul loro proprio territorio un quantitativo risibile di rifugiati Ebrei, nonostante le richieste fossero quantitativamente enormi. Un cordiale saluto e grazie per i suoi sempre bellissimi interventi sia su IC che su Moked. Franco De Benedetti risponde Ugo Volli: Ringrazio Franco De Benedetti per le sue integrazioni e correzioni. E' vero, la Gran Bretagna si astenne e non votò contro l'istituzione dello stato di Israele, ma fu l'unico paese occidentale a fare così e fu un segnale forte di rifiuto. E' vero, La Gran Bretagna mandò dei reduci dei lager tedeschi a Cipro, comunque in un campo di concentramento ! Altri ne rimandò perfino nei lager tedeschi! E fu responsabile delle tragedie dell'Exodus e del Patrie. E' vero che Churchill fu personalmente favorevole a Israele, ma la Gran Bretagna, per meri interessi coloniali, favorì in tutti i modi gli arabi e gli islamisti, nominò Amin Husseini, che poi divenne sostenitore di Hitler e già era un sanguinario nazionalista, muftì di Gerusalemme, tradì il mandato di San Remo, che l'impegnava a favorire la costituzione di una "national home" ebraica sui territori dei mandati e la impegnava a non dividere il mandato e ad appoggiare l'insediamento (settilng) e l'immigrazione ebraica, prima staccando la Transgiordania, poi stabilendo quote e mille angherie e limitazioni. Si possono trovare tutte le giustificazioni e i pretesti, ma è chiaro che il conflitto attuale è conseguenza di un atteggiamento peggio che ambiguo, miope e egotistico, dell'amministrazione inglese del Mandato. La divisione disegnata dalla conferenza di San Remo era chiarissima, c'era uno stato per gli ebrei e altri per gli arabi (il Libano, la Siria). Se gli inglesi avessero fatto quel che era previsto, oggi in Medio Oriente ci sarebbe la pace. |
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