Non è mai finita
Holywar, la scuola ebraica di Tolosa, Catherine Ashton
Cari amici, che cos'hanno in comune una lista di docenti ebrei, l'assassinio di tre bambini e un adulto ebreo, le prese di posizione di un esponente politico inglese che ha il compito di rappresentare le posizioni politiche europee? Sapete a che cosa mi riferisco: alle liste pubblicate su internet da un sito neonazista (in cui sono fiero di comparire due volte, una insieme al direttore di IC); alla strage di Tolosa; alle dichiarazioni della baronessa Ashton, che anche nelle goffe rettifiche che ne ha fatto il suo portavoce dopo lo scandalo suscitato, continua ad affogare i morti di Tolosa in un bizzarro elenco di mali che comprende la Norvegia, la Siria e ... Gaza.
Che cosa hanno in comune, almeno ai miei occhi, queste tre notizie? E' semplice, sono esempi materiali della figura retorica della metonimia, che mette in relazione la parte con il tutto, il presente e il passato della stessa cosa, il caso singolo con la regola.
La lista dei “docenti ebrei” (che in realtà sono tre, tutte vecchie, l'ennesimo ritorno delle firme di appelli di solidarietà usate contro i loro autori, di cui molti sono buoni cattolici o laici senza religione) richiama altre liste: la lista dei docenti e degli studenti ebrei che nel '39 furono espulsi da tutte le scuole del regno, e di quelli che furono buttati fuori da associazioni, professioni, unioni: non è tanto, sono passati poco più di settant'anni, mio padre e mia zia l'hanno vissuto. Le lista delle deportazioni, quella che permise ai poliziotti italiani e francesi e ungheresi e lituani e ucraini e altri ancora, non solo tedeschi di andare casa per casa a rastrellare gli ebrei per mandarli nei campi. Le vecchie liste dell'Inquisizione spagnola, che sapeva chi era figlio e nipote di ebrei. Le liste che si trovano nella Bibbia, della Persia di Ester e dell'Egitto dove gli schiavi erano bene organizzati in squadre con sovraintendenti responsabili della produttività.
L'atteggiamento di lady Ashton richiama l'atteggiamento della Gran Bretagna, che durante e dopo la Shoà, sapendo benissimo quel che sapeva, impedì con la forza di salvare gli ebrei sfuggiti alle camere a gas, rimandandoli in mano a Hitler certe volte, altre volte chiudendoli essa stessa in suoi campi di concentramento. La Gran Bretagna che fu la sola grande potenza a votare contro l'istituzione dello stato di Israele, che unì i suoi ufficiali alle truppe giordane e li fece guidare la legione araba che fece la pulizia etnica di Gerusalemme dagli ebrei che vi abitavano da millenni - quella stessa pulizia etnica che Ashton e suoi amici vorrebbero oggi riprodurre a favore dei “palestinesi”.
La strage di Tolosa, che ormai sembra chiaro è opera di un islamista legato ad Al qaeda, non di un “lupo solitario” mezzo matto e comunque “di estrema destra”, come desideravano molto i giornali nostrani e le anime buone della sinistra estrema, magari anche quegli ebrei traditori che hanno aderito alla flottiglia l'anno scorso e ora si chiedono perché tanto scandalo per gli ebrei, quando sarebbe meglio occuparsi d'altro - la strage di Tolosa è una continuazione della Shoà, del tentativo dell'Europa di liberarsi degli ebrei. La Shoà non è mai finita, continua oggi contro Israele, il comunismo prima (coi suoi resti attuali) e anche in buona parte l'Unione Europea poi ne sono complici morali. Perché la difesa contro la Shoà oggi è solo lo Stato di Israele.
E' un complice morale di Tolosa chiunque parla genericamente di razzismo, mettendo assieme antisemitismo e difesa dall'islamismo; è complice chiunque accosta la strage di Tolosa all'autodifesa di Israele contro il terrorismo, è complice delle liste antisemite lo stato italiano che finanzia un giornale che si definisce “socialista nazionale” cioè nazional-socialista, il quale avanza nella più totale impunità esattamente gli stessi argomenti che sono propagandati sul sito delle liste. Un quotidiano che difende la Siria e l'Iran, come difendono la Siria e l'Iran gli “storici” revisionisti a Teramo e dintorni. E' complice di Tolosa quel politico di estrema sinistra che si presenta in pubblico sempre con la cimice (così si chiamava in gergo il distintivo fascista) palestinese all'occhiello; sono complici quei politici e sindacalisti e cooperatori che partecipano al boicottaggio contro Israele, complici quei giornali di estrema e neanche tantoi estrema sinistra che fanno campagna quotidiana contro Israele, complici i vignettisti che rappresentano Fiamma Nirenstein col nasone e con i simboli incrociati del fascismo e dell'ebraismo, complici i grandi giornalisti moralisti che si fanno raccomandare ai dittatori arabi come nemici del governo di Israele. Complici morali, tutti.
Perché la sola difesa contro una, dieci, cento Tolosa, contro Auschwitz, contro gli autos da fe in cui l'Inquisizione bruciava gli ebrei, contro l'odio che non è generico razzismo ma tentativo sistematico di eliminare il popolo ebraico, è lo stato di Israele. E il modo per cercare di distruggere gli ebrei oggi non è solo sparare ai bambini, ma anche boicottare, sanzionare, cercare di strangolare Israele. Questo è ciò che hanno in comune gli eventi di questi giorni. Sono la continuazione della Shoà sotto altre forme. Questo è il “demone” che ha in corpo l'Europa (oggi principalmente rappresentato dagli islamisti e dai loro alleati, senza distinzione fra destra e sinistra): l'ossessione genocida antisemita.
Ugo Volli
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