Come gli olandesi vedono oggi gli ebrei
Manfred Gerstenfeld intervista Elma Drayer
(traduzione di Alessia Di Consiglio-Levi)
Elma Drayer Manfred Gerstenfeld
“L’11 Settembre 2001 è stato un punto di svolta per l’Olanda. Nelle settimane successive c’è stata molta agitazione ad Amsterdam Ovest, dove vivono molti musulmani. Stavo scrivendo in quei giorni un articolo su una piccola sinagoga situata proprio in quella parte della cittá. Poche settimane dopo, alcuni giovani marocchini hanno lanciato pietre agli ebrei che uscivano dal tempio. Ho chiamato la polizia affinché verificasse cosa stava accadendo. Il portavoce della polizia mi ha risposto ‘Preferirei che non desse troppa attenzione a quanto è accaduto. Queste persone si trovano giá in una posizione sfavorevole’. Non stava parlando degli ebrei a cui le pietre sono state lanciate, ma dei musulmani che le avevano tirate. Cosí i colpevoli sono diventate vittime e le vittime i colpevoli.”
Elma Drayer ha lavorato presso il quotidiano olandese Trouw dal 2001 al 2010. Entrata come cronista, è poi diventata opinionista. Oggi è una giornalista freelance.
Secondo Drayer quanto è accaduto dovrebbe essere valutato in un contesto piú ampio. “Negli ultimi anni si sentono dichiarazioni considerate socialmente inaccetabili in Olanda dopo la Seconda Guerra Mondiale, dato che l’antisemitismo era praticamente fuorilegge. Ora la gente parla degli ebrei in modo sempre più accomodante. Questo è collegato al giudizio verso Israele, che è cambiato. Come è possibile separare il sentimento anti-Israeliano dall’antisemitismo ?.
“A questo bisogna aggiungere il fatto che molte persone non valutano i musulmani con il dovuto rigore, usano piuttosto il metro della compassione, una nuova forma dell’antico paternalismo. Ma se qualcuno obietta che questo costituisce un fattore importante per far capire l'ostilità verso Israele, si trova a ricevere reazioni come ‘Non si puó mai dire niente su Israele senza immediatamente essere definito antisemita.’
“In un editoriale sulla conferenza dei negazionisti dell’Olocausto, tenutasi a Teheran nel 2006, ho scritto: ‘Forse me lo sono perso, ma non ho visto alcun ebreo furioso urlare per le nostre strade, marciando verso l’Ambasciata iraniana. Non li ho sentiti cantare ‘Tutti i musulmani sono bugiardi’. Da nessuna parte ho visto effigi di Ahmadinejad date alle fiamme. Eppure questa conferenza è stata un’incredibile provocazione. D’altra parte al mondo musulmano basta molto meno per esplodere. Basti ricordare le reazioni alle vignette su Maometto.
“Nel 2007 è stato pubblicato un rapporto del Centro per l’Informazione e Documentazione su Israele (CIDI), che forniva una visione precisa degli incidenti antisemiti in Olanda, cresciuti del 64% dal 2006. I tre principali giornali olandesi ‘di qualitá’ sull’argomento, di cui uno è quello sul quale scrivo, non hanno pubblicato queste informazioni. Allora ho scritto un editoriale. Uno dei miei colleghi era molto arrabiato per il fatto che avessi scritto di non aver menzionato il rapporto nel nostro giornale. Ha detto che il CIDI era un’organizzazione lobbista ebraica – cosa che io ho esplicitamente menzionato – e che i dati non erano cosí negativi. Questo genere di dichiarazioni, totalmente infondate, non sarebbero mai state fatte riguardo a qualsiasi altra organizzazione di monitoraggio sul razzismo. Appena riguarda gli ebrei, un rapporto diventa improvvisamente ‘soggettivo e inaffidabile’. Dopo quella difficile giornata ho avuto la solidarietà di uno dei pochi colleghi che condivideva il mio punto di vista. Lavorare in quel giornale mi ha fatto sentire molto isolata.
“Quando l’albero che Anna Frank vedeva dal suo nascondiglio e’ quasi crollato nel 2007 – per crollare poi del tutto nel 2010 – si è acceso un dibattito a livello nazionale. Io ho scritto che noi olandesi onoriamo agli ebrei morti. Allo stesso tempo peró, non vogliamo molti contatti con gli ebrei vivi, specialmente quelli in Israele.
“Ma quello che scrivo su Israele non viene considerato come una normale opinione. La gente spesso mi dice ‘Signora Drayer, lei deve essere ebrea.’ Pensano che solo gli ebrei possano dare voce a certe posizioni come faccio io. Considererei un onore essere ebrea, ma non lo sono. Esprimo semplicemente il mio punto di vista. Ho persino sentito colleghi dire che i giornalisti ebrei non dovrebbero scrivere a proposito degli immigrati non-occidentali, a causa dei loro pregiudizi. Considero questa affermazione altamente antisemita. Ma ho anche ricevuto molte reazioni positive dai lettori, il che aiuta a riequilibrare certe posizioni.
“Ho letto la Carta di Hamas che invoca l’uccisione di tutti gli ebrei. Ma alla gente non importa conoscerne il contenuto. Uno dei paragoni che viene fatto molto spesso in Olanda, è quello tra ebrei e musulmani. C’è la falsa impressione che i musulmani siano le vittime degli olandesi, come lo sono stati gli ebrei un tempo. Lo esprime molto bene questa affermazione: ‘L’islamofobia è il nuovo antisemitismo.’
“Da molti anni vivo ad Amsterdam vicino ad una sinagoga. Il Sabato, durante le funzioni religiose, la polizia è di guardia. Nessuno ci fa caso o si preoccupa nel quartiere, mentre è uno scandalo che questo sia indispensabile.”
Versione abbreviata di un’intervista in Olandese, apparsa nel libro best-seller di Manfred Gerstenfeld The Decay: Jews in a Rudderless Netherlands (2010).
Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.