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Informazione Corretta Rassegna Stampa
18.03.2012 Scrittori israeliani che si auto-condannano
Analisi di Giulio Meotti

Testata: Informazione Corretta
Data: 18 marzo 2012
Pagina: 1
Autore: Gliulio Meotti
Titolo: «Scrittori israeliani che si auto-condannano»

IC continua la pubblicazione degli articoli di Giulio Meotti che escono su testate israeliane, o siti web, in lingua inglese.

Scrittori israeliani che si auto-condannano
di Giulio Meotti

 (Traduzione dall'inglese di Yehudit Weisz)

 http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/11403

 Amos Oz                           A.B.Yehoshua          David Grossman

In un lungo articolo pubblicato sul giornale inglese The Guardian, sempre su posizioni  anti-israeliane, David Grossman scrive che lo Stato ebraico deve essere salvato non dai missili nucleari iraniani, ma dalla sua stessa paranoia. “Sono le paure di Israele che dobbiamo domare, non un Iran nucleare”, afferma Grossman nella sua nuova stridula auto-condanna.
Secondo l’icona della letteratura israeliana, un attacco contro gli impianti nucleari iraniani, “sarebbe una scommessa impulsiva, suscettibile di deformare il nostro futuro in un modo che non oso nemmeno immaginare. O meglio, lo posso immaginare, ma la mia mano si rifiuta di scriverlo”. Dovremmo incominciare a sospettare che il successo internazionale di Grossman e di altri scrittori auto-colpevolizzanti, ha più a che fare con il loro talento nel colpire Israele piuttosto che con le loro doti letterarie.
Il servilismo, l’umiliazione, la mortificazione di questi scrittori nell’esercizio dell’ “equivalenza morale” non sono solo un insulto ripugnante alla verità, ma un affronto a tutti gli Israeliani.
C’è un divario crescente tra la pretesa “buona coscienza” degli scrittori di Israele, quali forgiatori dell’opinione pubblica, e il realismo della storia ebraica. Una psicopatologia sta guidando gli scrittori israeliani ad allinearsi alle peggiori emozioni dell’opinione pubblica mondiale (ora è il momento dell’Iran). Questi scrittori sono vittime di una “Sindrome di Oslo”, dove gli ostaggi sono portati a identificarsi con chi li tiene prigionieri.
Come dimostra l’articolo di The Guardian, la distanza tra questi scrittorii e la “ghigliottina”che minaccia Israele, si allarga di giorno in giorno. Il disgusto che hanno di se stessi è come un passaporto per il riconoscimento e la rispettabilità internazionale.
Il defunto professor Yeshayahu Leibowitz, guru della sinistra, presentava gli israeliani come giudeo-nazisti. Questo lo rese immediatamente una celebrità super citata in tutto il mondo.
Il desiderio di ingraziarsi il mondo dei “gentili”, non è un fenomeno nuovo nella vita degli ebrei. Attraverso secoli di esilio, era diventato parte integrante delle  tecniche di sopravvivenza. Ma è un aspetto umiliante, che la vita nello Stato sovrano di Israele avrebbe dovuto sradicare.
Amos Oz contattò Marwan Barghouti, il leader palestinese terrorista, imputato riconosciuto colpevole di aver ucciso cinque israeliani e di aver pianificato diversi attacchi terroristici. Il vincitore del “Premio Israele” inviò all’omicida e irriducibile terrorista, uno dei suoi libri con una dedica personale, augurandogli una rapida liberazione dal carcere: “Questa è la nostra storia. Spero che tu la legga e possa comprenderci meglio, come noi tentiamo di capire te. Spero di incontrarti presto in pace e libertà”.
Gli ipocriti Oz e Grossman, il cui figlio Uri purtroppo è stato ucciso nella Seconda Guerra del Libano, sono riusciti a creare una sorta di paradigma: Israele deve cessare il suo ruolo di “occupante”, “attaccante”, e “oppressore” se si vuole che l’assedio finisca.
E’ come se il loro senso morale di intellettuali, non sia mai stato scosso dagli attacchi alle Twin Towers, dai 1800 civili israeliani macellati in attacchi terroristici, da un decennio di razzi sulle città del sud di Israele, dal culto del nucleare e dall’ apocalittico anti-semitismo in Iran.
Poco tempo dopo l’operazione “Piombo Fuso” a Gaza, Grossman ha sollecitato un’inchiesta indipendente sulla condotta dell’IDF, spianando la strada alla relazione distorta del Rapporto Goldstone (distorsione ammessa successivamente dallo stesso giudice Goldstone). Ha poi esortato al dialogo con Hamas. Dopo l’incidente della Flotilla, Grossman ha accusato Israele di comportarsi come una “banda di pirati”. Ha detto che il blocco di Gaza è “spregevole”, attaccando il governo israeliano “che è pronto a inasprire l’esistenza di un milione di persone innocenti nella striscia di Gaza, pur di ottenere la liberazione di un solo soldato prigioniero ”.
La cosiddetta moralità di questi scrittori ebrei non è più in sintonia con la sicurezza di Israele e la sua stessa esistenza, identità e memoria.
I loro scritti attraggono una così grande attenzione all’estero grazie alla nociva influenza che hanno sulla reputazione di Israele, dal momento che diffondono le più scorrette distorsioni nei confronti del proprio popolo e del loro stesso Stato.
Come Amos Oz che ha paragonato i membri di Gush Emunim agli assassini agli ordini di Khomeini, o Abraham Yehoshua che ha messo sullo stesso piano il “ silenzio “ dell’opinione pubblica israeliana sulla “oppressione dei palestinesi” al “ silenzio “ dei tedeschi durante la Shoah.
La comunità intellettuale laica di sinistra di Israele, a cui Grossman e Oz appartengono, ha sviluppato un odio verso tutto quel che rappresenta il giudaismo o l’ebraicità del sionismo, arrivando a includere la Bibbia, la storia ebraica, la storia dello Stato di Israele e la letteratura classica ebraica. Si allineano a coloro che hanno “smontato” il sionismo, che per loro non è uno dei movimenti storici di liberazione nazionale, ma un colonialismo più abietto di quello perpetrato da Inglesi, Francesi o Spagnoli.
Sorprendentemente, questi scrittori esprimono solo l’alienazione, le tentazioni suicide, e l’odio di sé fino a identificarsi, nei loro scritti, con i nemici di Israele. Quando Ariel Sharon inviò l’esercito israeliano in Giudea e Samaria per sconfiggere i terroristi, Grossman e Oz erano andati ad aiutare i palestinesi nella raccolta delle olive. Questo non ha però impedito a Hamas di uccidere due ragazze ebree,  Linoy Sarussi e Hadas Turgeman,  in un “insediamento” vicino.
Ci sono più verità e onore nell’elogio di uno dei suoi compagni di classe, che in tutte le elucubrazioni di Grossman: “ Hai avuto molti progetti e speranze per il futuro, ma rimarrai per sempre un quattordicenne. Noi andremo avanti, ci creeremo le nostre famiglie, ma tu non diventerai mai adulto”.

Giulio Meotti scrive sul Foglio, tiene una rubrica settimanale su Arutz Sheva, scrive per Wall Street Journal, Commentary, Ynet. Ha pubblicato il libro  " E continueranno a danzare " (Lindau Ed.), tradotto in inglese con il titolo " A New Shoah" (Encounter Pub.), la storia delle vittime israeliane del terrorismo palestinese.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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