Tamburi di guerra…
di Marco Reis
Marco Reis, direttore di Malainformazione.it
IC ha ben spiegato martedì scorso alcuni recenti falsi propagandistici di matrice ‘palestinese’ (personalmente uso sempre le virgolette perché considero terrorista questa propaganda, cioè originata dalle agenzie come Hamas che semmai fatturano soggiogando ‘i palestinesi’, cioè il proprio stesso popolo). Gli esempi citati da IC erano le immagini (●) di una bimba morta per essere caduta da un’altalena ma presentata come uccisa da un missile israeliano, poi (●) un edificio bombardato nei giorni scorsi ma… con una foto che risale almeno al 2009, e ancora (●) l’immagine di un sistema di difesa antimissile israeliana presentato come un sistema di attacco.
Frottole allo stato puro, insomma.
Come Osservatorio sulla Informazione, nel corso degli anni abbiamo analizzato molte centinaia di ‘informazioni’ provenienti dal Medio Oriente, e penso di poter dire in modo fondato che il tasso di falsificazione da parte delle fonti arabe o della mainstream occidentale è praticamente del 100%. Anzi: se si cerca su Malainformazione.it con la voce PALLYWOOD nel campo di ricerca delle schede (http://www.malainformazione.it/lista_schede.php) si trovano 13 schede con in totale molte decine di esempi di falsificazioni simili, mentre molte decine di altre abbiamo nell’archivio non pubblicato. Recentemente abbiamo stimato di aver catalogato circa 350 ‘falsi puri’ di natura terroristica pubblicati o divulgati da media occidentali, e se non abbiamo raggiunto cifre più importanti è perchè… non abbiamo i mezzi per occuparcene di più.
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Nello specifico, per tornare allo spunto di questa nota, chi volesse verificare i falsi citati da IC vede qui i due casi più significativi e penosi: http://www.timesofisrael.com/twitter-pictures-from-gaza-proven-to-be-false/ Si noti che l’esplosione è del 2009, la bambina è morta accidentalmente nel 2006.
Se si collocano questi falsi nel contesto di quelli da noi censiti è assolutamente interessante notare che gli stilemi sono sempre gli stessi, estremamente ripetitivi, di regola semplici fino alla banalità.
Un esempio: IC cita il ‘fraintendimento’ sulla batteria Israeliana presentata dal Times di Londra al contrario, cioè come una minaccia puntata su Gaza? Ecco che nelle nostre schede vedete molti missili terroristici lanciati DA Gaza ma presentati (dai media italiani) come missili israeliani: http://www.malainformazione.it/schede/34/index.htm?c1302858124 . Stiamo parlando di ‘fraintendimenti’ sistematici, che avvengono nel corso DEGLI ANNI e su scala internazionale da parte di tutti i media che appartengono alla mainstream politicamente corretta.
Questi esempi recenti, però, sono ancora poco significativi.
Tutto sommato si riferiscono perlopiù a falsi riciclati nella comunicazione personale, su Twitter e nei social media.
Anche questo è un fenomeno assolutamente consolidato. La bambina dell’altalena, ad esempio circola da 5-6 anni e ogni volta è presentata come evento recente: sempre su Malainformazione abbiamo altri esempi del genere ed è del tutto normale, dato che i falsi a loro volta generano falsi, leggende metropolitane, reinterpretazioni, rilanci e così via. Sono una narrazione continua, meramente ideologica, che non ha nessun bisogno di particolari contatti con la realtà.
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Intendo però sottolineare che questa citata prima non è ancora vera e propria ‘propaganda’ generata in modo scientifico: è quella che noi definiamo come ‘ordinaria produzione spontanea di sottofondo’.
La propaganda professionale è altra cosa, e per spiegarmi segnalo un altro esempio degli ultimi giorni: apparentemente meno eclatante ma ben più significativo.
Vedete qui (link seguente e foto a parte) le eroiche gesta di una pattuglia delle forze speciali palestinesi, rilanciate nel mondo da Reuters la settimana scorsa e qui riprese in Italia dal sito del Corriere della Sera: http://www.corriere.it/foto_del_giorno/home/12_marzo_12/palestina_e5305548-6c4d-11e1-bd93-2c78bee53b56.shtml
Si tratta della solita stupidaggine costruita con una staged photo: alcuni babbei con divisa intonsa (e Dio sa quanto è difficile mantenere così lustri gli anfibi !) che rischiano il suicidio da fuoco amico, con in particolare un tizio (il primo a destra) i cui zebedei sono in grave pericolo per la vicinanza della canna del fucile del compare di sceneggiata.
In questa foto manca il fotografo, naturalmente. Bisogna sempre ricordarsi che c’è qualcuno che fabbrica le immagini, e questo era al centro della scena, a 4-5 metri presumibilmente allo scoperto, in posizione leggermente abbassata per allineare l’obiettivo ai visi, e in favore di luce; basta immaginarsi mentalmente la sua posizione per capire che in quel momento l’ultima cosa che poteva succedere è che ci fossero pericoli per chicchessia, salvo sempre per gli zebedei del primo a destra. Anche perché il web ci informa che la sicurezza a Hebron è ben garantita da una forte presenza di Israele, e questi 4 dell’Apocalisse sono poliziotti S.P.F. addestrati dagli Usa per fare qualunque cosa ma non per “andare in trincea” contro Israele. Tantomeno con gli anfibi così lustri.
Battute a parte, questo falso in forma di staged photo è molto più significativo della truce immagine della bambina morta: qui c’è intenzionalità attuale, un costrutto nuovo, un rilancio sistematico su scala professionale a livello internazionale (la foto è distribuita da Reuters: stranamente non è citato l’autore, che però di regola è un reporter arabo).
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Attenzione, allora: immagini tarocche e sceneggiate ridicole di questo genere stanno ri-apparendo da settimane sui canali internazionali. Secondo la nostra esperienza professionale –e cioè prescindendo da una analisi dei fatti sul terreno, che non ci compete- sono tamburi di guerra che hanno iniziato a rullare. Una specie di fase preparatoria sul terreno della propaganda, che precede e accompagna il lavoro di provocazione sul campo.
Queste cose sono fabbricate dagli stessi che poi –appena hanno la materia prima- generano le scene truculente della bambina: in quel caso oggi si tratta solo di ‘fraintendimento’, ricicciamento o simili; ma all’origine quella fu una costruzione voluta, e non a caso le sequenze originali mostrano anche terroristi armati in posa e giornalisti schierati attorno al cadaverino. Prima di ‘fraintendere’ le cause della morte di quella bimba bisognò organizzare comitati di ricevimento, conferenze stampa, falsi parenti piangenti… E solo dopo la si potè estrarre da una cella frigorifera, ed esibire a favore di camera come vittima di Israele. Forza, immaginate: siete l’addetto stampa, venite a sapere di un cadaverino, vi viene la genialata di presentarlo come vittima di un missile, convocate i media, inventate un parente piangente, tirate fuori il cadaverino… Forza: immaginate che genere di persone sono capaci di fare una cosa del genere, e cosa significa il fatto che i Grandi Media fanno finta di non sapere –e comunque non verificano- che si tratta di una truce pagliacciata.
Ebbene: in questo momento non c’è quella materia prima così impattante, e ci si accontenta anche di quattro salami che rischiano di spararsi negli zebedei.
Ma il segno è brutto: i tamburi della propaganda professionale hanno iniziato a rullare. E nessuno sorrida sulle nostre battute a proposito di quei babbei: quella ridicola sceneggiata, buona neppure per la mia nipotina, è però un prodotto professionale, lanciato nel mondo da una cosetta come Reuters, ripreso in Italia dal Corriere, e creduto vero da milioni di persone, che non di rado sono centinaia di milioni e a volte miliardi.
Una fesseria puerile? Certo, come mille altre. Ma funziona. Funziona perché questo è l’impatto potente della informazione visiva. Funziona perché forte è l’accreditamento dato dai media planetari. Funziona perché coltiva e conferma il pregiudizio razzista di mainstream. Funziona perché nel sistema mediatico è saltato ogni minimo ancoraggio ai dati deontologici di base.
Ma funziona anche perché siamo molto più stupidi di quello che andiamo a dire in giro. E infine –scusate- funziona perché c’è poca ‘controinformazione’ attiva ed efficace nel contrastare un sistema di pregiudizi basato su mille favole come questa, al limite della demenza.