Riportiamo da PANORAMA del 14/03/2012, a pag. 84, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "Come possono andare d'accordo due così ?".
Bibi Netanyahu, Barack Obama
Il presidente francese Nicolas Sarkozy: «Netanyahu? Non posso più vederlo». Replica il presidente americano Barack Obama: «Tu sei stufo, io devo trattare con lui tutti i giorni». Il fuori onda allo scorso G20 di Cannes ha avuto il merito di rendere più chiara la crisi in corso fra due storici alleati come Stati Uniti e Israele. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è reduce dal più importante incontro che abbia mai avuto a Washington con Obama. Si dice anche l'ultimo prima di un eventuale attacco preventivo d'Israele alle installazioni nucleari iraniane. Il 2012 è l'anno della resa dei conti fra lo stato ebraico e Teheran che marcia speditamente verso la bomba atomica (lo confermano anche i rapporti dell'Onu). Israele vuole disarmare gli iraniani prima che entrino nella «zona di immunità», Obama vuole essere rieletto a novembre e non può permettersi un'escalation in cui schizzi verso l'alto il prezzo del petrolio e crolli l'economia. Poi, dopo novembre, si vedrà. E intanto si consuma una crisi senza precedenti fra Washington e Gerusalemme. Saranno rimasti delusi sia quelli che avrebbero voluto vedere un incontro di pugilato sia quelli che avrebbero voluto assistere a un abbraccio. Lunedì 5 marzo fra Obama e Netanyahu è corso semplicemente il gelo. Il presidente Usa ha nominato soltanto una volta il premier israeliano nel suo discorso a Washington. È una crisi ormai lunga tre anni e maturata nella biografia così diversa dei due leader. Entrambi, Obama e Netanyahu, sono telegenici e perfezionisti. Entrambi sono straordinari politici freddi e cinici. Entrambi figli del made in America. Netanyahu è noto come «l'americano», per l'uso politico della famiglia (invece di Sonia Peres non si hanno immagini né notizie, e Leah Rabin è uscita allo scoperto solo dopo l'assassinio del marito), per avere studiato al prestigioso Massachusetts Institute of Technology di Boston, per l'inglese fluente, gli atteggiamenti sbrigativi che gli hanno garantito la nomina di ambasciatore all'Onu e per l'arte americana di parlare ai media, soprattutto alla Cnn, quando durante la guerra del Golfo andava in diretta con la maschera antigas mentre Saddam Hussein lanciava missili su Tel Aviv. Per il resto, Obama e Netanyahu non potrebbero essere più diversi. Per l'albero genealogico, anzitutto. Se Obama è cresciuto con un padre socialista assente, Netanyahu è il figlio del più noto storico dell'Inquisizione spagnola, Ben Zion, che ha appena compiuto cent'anni ma in cui tutto ancora brucia di intellettualistica passione, di perfezionismo mi-dito, di orgoglio ebraico, di oltranzismo politico. A differenza di Obama, dei cui fratelli non si sa quasi nulla, Netanyahu è cresciuto all'ombra del fratello Jonathan, A vent'anni invece Netanyahu... L'attuale premier israeliano (oggi ha 62 anni) con l'uniforme e ti armi dell'esercito. caduto da eroe alla testa del commando che il 3 luglio 1976 liberò 108 ostaggi israeliani in un aeroporto ugandese Anche nel fisico e nei modi Netanyahu ricorda il fratello alto e grosso. Mentre Obama faceva il «community organizer», l'awocato in difesa dei neri e frequentava i circoli liberal di Hyde Park, Netanyahu serviva Israele alle Nazioni Unite come ambasciatore. Se il presidente americano ha vantato amicizie con i rappresentanti dell'Organizzazione perla liberazione della Palestina a Washington, i professori Edward Said e Rashid Khalidi, Netanyahu è il primo ministro israeliano che paragonò Yasser Arafat ad Adolf Hitler. Se Obama ha un antico rapporto d'amicizia e professionale con William Ayers, uno dei leader dei Weathermen, il gruppo di terroristi politici degli anni Sessanta, Netanyahu ha scritto libri sul terrorismo islamico, gli ebrei e il «tradimento dell'Occidente». Mentre Obama faceva l'operatore sociale, Netanyahu serviva nella Sayeret Matkal, le teste di cuoio, «l'unità miracolosa» che ha sventato attacchi terroristici e sequestri di civili. Un anno fa, al culmine dell'ennesima crisi fra Washington e Gerusalemme sugli insediamenti ebraici, siti americani pubblicarono le fotografie appaiate di Obama e Netanyahu nei rispettivi vent'anni: il primo è un simpatico capellone fumatore, indossa abiti stravaganti e ha l'aria scanzonata; il secondo imbraccia l’M-16, ha la mascella squadrata, veste la divisa marrone dell'esercito israeliano e calza scarponi da commando. Se Obama è l'eroe dei diritti civili e il presidente della rivoluzione multietnica, il miglior prodotto della cultura progressista americana, Netanyahu è un «sabra», un figlio dell'Israele rinato dalle ceneri dell'Olocausto, il sionista di destra rampollo dell'aristocrazia ebraica che pensa di avere fra le mani il destino del proprio paese. Per questo, anche contro il parere di Obama, potrebbe bombardare i siti atomici iraniani. Se la retorica del presidente americano è minimalista e multiculturale, quella del primo ministro israeliano è orgogliosa e occidentalista. Mentre Obama, nel 1997, era un militante del «potere nero», Netanyahu si avviava a diventare il presidente più giovane della storia israeliana. Se Obama rappresenta l'anima afroamericana che ha trovato un riscatto nella sua elezione, Netanyahu è il primo leader della destra nato in Israele. Se la formazione di Netanyahu è all'insegna del Grande Israele e dell'idea che è un delitto ogni ripiegamento e una minaccia ogni concessione, Obama è cresciuto sulle idee di Saul Alinsky, il guru Bill Clinton Nel 1993 la «pace di Oslo» viene coronata con la firma di Yitzhak Rabin (foto in basso) e Yasser Arafat sul prato della Casa Bianca, ma i rapporti fra israeliani e palestinesi si schiantano nel 2000 a Camp David. Poche settimane dopo il fallito vertice scoppia la seconda Intifada con l'assalto dei kamikaze alle città israeliane. radical di Chicago, il «profeta di strada», uno dei padri dello slogan «pensare globalmente, agire localmente», il «Machiavelli dei derelitti», come chiamava se stesso. Se Obama è stato finanziato dal milionario George Soros, noto per avere a dir poco in antipatia Netanyahu, il primo ministro israeliano gode del sostegno economico di Sheldon Adelson, il magnate di Las Vegas, noto supporter dei repubblicani, che di Obama ha detto che «vuole distruggere Israele». Netanyahu non è stato tenero con Rahm Emanuel e David Axelrod, i due ex principali consiglieri di Obama che il primo ministro israeliano ha chiamato «ebrei che odiano se stessi». Non c'è tema caro al politicamente corretto che Obama non abbia praticato: ambiente, dialogo, rispetto, diversità. Siamo agli antipodi dall'ideologia di Netanyahu: centralità della terra, idealismo estremo, radici religiose, forza militare, orgoglio ebraico. Pesa nella formazione di Obama anche Jeremiah Wright, il pastore della Trinity united church of Christ di Chicago che ha battezzato e sposato il futuro presidente e noto per avere idee antisemite («Gli ebrei non lo lasciano parlare con me» ha detto). Quando Obama venne eletto presidente, la nota editorialista del New York Times Maureen Dowd scrisse che l'America viveva il «sogno di un presidente fico, ragione- George W. Bush Sono gli anni degli attentati suicidi che uccidono 2 mila israeliani e delle dure incursioni dell'esercito nei Territori palestinesi decise da Ariel Sharon. Washington interviene più volte con il veto al Consiglio di sicurezza dell'Onu per difendere Israele dalle risoluzioni di condanna. vole, saggio e modesto». Netanyahu è l'opposto e riassumibile con una parola yiddish: «hutzpà». Vuole dire improntitudine, sfacciataggine. A differenza di Obama, noto per il suo sense of humour e il sorriso smagliante, Netanyahu è «il serioso». Una volta andò al Larry King Show e al termine del programma il conduttore gli disse: «In una scala da 1 a 10, come ospite è 8. Se avesse un po' di umorismo arriverebbe a 10». Quando Obama aveva 7 anni, nel 1968, Netanyahu era a Beirut a far saltare in aria 13 velivoli libanesi. Poco dopo rimase ferito a un braccio mentre liberava dai terroristi un aereo della Sabena. Prese per i capelli una fedayn e si fece dire dove aveva messo la bomba. Nelle foto il futuro primo ministro è immortalato in tuta bianca, schiacciato contro la parete del velivolo, per evitare di essere visto dai terroristi palestinesi. Nel 1973, quando Israele cadde nel panico per l'attacco arabo concentrico, Netanyahu saltava sul primo aereo da Boston, nel Massachusetts, per servire in una unità militare sul Canale di Suez. All'epoca Obama aveva 13 anni. Sono biografie, percorsi personali e parabole ideologiche decisive in questa crisi diplomatica, e nel possibile conflitto che, se verrà, avrà gli occhi di Netanyahu, Obama e Mahmoud Ahmadinejad.
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