Tutto ciò che sono Anna Funder
Feltrinelli Euro 19
Un dramma del coraggio e della memoria - il coraggio di una donna di qualità che guida la resistenza al nazismo nascente e la memoria di una sopravvissuta, cugina e amica della protagonista e testimone cieco. Dalla penna dell'ultimo talento australiano, Anna Funder, già autrice del notevole reportage C'era una volta la Ddr. Protagonista è Dora Fabian, figura storica rimasta finora nell'ombra di cui Funder immagina la vita attraverso un racconto a due voci: la cugina Ruth, oggi quasi centenaria sopravvissuta a cinque anni di prigione nazista la cui memoria lavora soltanto al passato remoto (gli anni della passione politica nella Germania prima dell'avvento del nazismo e quelli dell'esilio londinese) e lo scrittore Ernst Toller, già drammaturgo di successo e figura di spicco tra i Socialisti Indipendenti prima dell'avvento di Hitler, amante di Dora e suo compagno di lotta, còlto negli ultimi sette giorni della sua vita, nel 1939, rinchiuso in una stanza del Mayflower Hotel di New York, dove si suiciderà.
Sono due voci diverse e lontane nel tempo, con un sentimento che le accomuna: il rimorso. Ruth non lo dichiara, non subito, ma una frase ci mette sull'avviso: "L'esperienza mi ha insegnato che si può guardar succedere qualcosa senza nemmeno vederlo", detto da una donna che è stata fotografo di vaglia e sul cui occhio capiamo subito di non avere dubbi, è una frase che lascia il segno. Per Toller è diverso, il rimorso è tutto quel che gli è rimasto di una vita passata a essere ciò che i compagni di lotta si aspettavano, l'eroe della Rivoluzione di Monaco capace d'entrare in immediata intimità con le folle e con ogni donna che incontra, ma in realtà divorato da demoni a cui solo Dora sapeva dar figura: lei, la donna troppo indipendente che era amante e editor delle sue opere, la sua ombra, che non lui ha saputo trattenere e a cui in un patetico tentativo di riscatto dedica la ristampa dell'autobiografia. Funder evita l'insidia della agiografia eroica al femminile, non trova la voce di Toller ma compie la mossa giusta: il distacco emotivo del narratore dalla figura di Dora e la scelta di investire di empatia la figura di Ruth, il cui ricordare ci lascia tra le altre l'immagine impeccabile di Toller come di "qualcuno che stesse cavalcando un cavallo al contrario". È ancora Ruth Becker a darci una lezione sul senso della fiction per l'autore: "In quale altro modo possiamo conoscere, amare qualcuno, se non immaginandoci nella sua vita?".
Tiziano Gianotti
La Repubblica delle donne