E'uscito in italiano il nuovo romanzo dello scrittore israeliano Ron Leshem, pubblicato da Cargo con il titolo " Undergound Bazar". Leshem è l'autore di "Tredici soldati" dal quale era stato tratto il film "Beaufort", un successo internazionale del cinema israeliano. In questi giorni è in Italia per presentare il nuovo romanzo.
Ecco l'intervista:
Ron Leshem
«Tre anni e mezzo fa per la prima volta nella mia vita ho incontrato degli iraniani. È cominciato in internet. Non sono sicuro di sapere perché li ho avvicinati. A volte cerco l’amicizia di un individuo che non ha nessun motivo per essere mio amico. Sotto la protezione di un social network mi intrufolo nei suoi album fotografici, navigo con indiscreta placidità all’interno di casa sua, lo osservo durante una cena di famiglia, in ufficio, in vacanza, in un bar, in spiaggia, quando si alza, quando si corica». È cominciata così, grazie a Facebook, una delle collaborazioni letterarie più originali e illegali di questi tempi digitali.
Lo scrittore israeliano Ron Leshem - uno convinto che il mondo mandi segnali a chi vuole scrivere - , nato nel 1976 a Ramat Gan, vicino a Tel Aviv, ci ha provato prima con palestinesi, egiziani, siriani.
Ma soltanto gli iraniani accettavano sempre l’amicizia. Così, grazie ai racconti di due di loro, postati di notte, per due anni, è riuscito a scrivere il suo ultimo romanzo, Underground Bazar (Cargo, pagg. 406, euro 20, trad. Cinzia Bigliosi - lo presenterà a«Libri Come»dopodomani alle 15 con Nir Baram e Eshkol Nevo). Protagonisti sono lo studente Khami che, a Teheran ospite della zia, apre agli iraniani grazie al suo computer un mondo prima proibito, e la pilota Niloufar, che coinvolge il ragazzo in un giro di feste e amicizie con oppositori di Ahmadinejad.
Questa cooperazione speciale è stata tutta merito dei nuovi media o avrebbe potuto succedere anche in un mondo non digitale?
«È stata possibile grazie alla curiosità, anche se oggi è così facile trovare ciò che si cerca che l’eccitazione va scemando. Lo stupefacente del digitale è che mi ha dato la possibilità di volare in luoghi dove nel mondo reale mi è proibito volare e passare del tempo con gente con cui sempre nel mondo reale mi è proibito stringere amicizia ».
E che cosa ha scoperto che non sapesse già?
«Un mondo intero: la vita dei giovani a Teheran, la dittatura tecnologica ai tempi di internet, le esecuzioni per chi beve troppo, fa sesso o è gay. Sono rimasto scioccato da come ci si abitui a tutto e la crudeltà delle leggi religiose possa diventare tran tran. Ma soprattutto da come persiani e israeliani siano simili ».
In che senso?
«Le loro donne forse sono più eleganti, ma per il resto sono il popolo più simile a noi. Il che mi ha incoraggiato. Ma anche spaventato. Quando ho scoperto che io e i miei “amici” iraniani amiamo le stesse serie tv, ho capito quanti pregiudizi avevo. Credevo fossero cresciuti guardando puntate di Jihad per ragazzi. E loro credevano che in Israele non ci fossero città. Solo un deserto e soldati».
Facebook l’ha fatta entrare nelle vite della gente, ma qualcuno sostiene che questo è anche un male.
«Internet non è solo un modo per rompere le barriere. È anche un modo per fuggire alla realtà. Quando stanno per giustiziare il tuo vicino fuori dalla finestra e tu ti chiudi in casa tutto il giorno a guardare clip su Youtube, hai l’illusione di essere libero. Ma sei nella matrice, in un mondo irreale. Scegliere dipende da noi».
Se oggi potesse entrare a Teheran, che farebbe come prima cosa?
«Andrei in giro a piedi per un giorno, da solo. Al parco Jamshidieh, da cui si vede tutta la città, circondata dalle montagne innevate.
A piazza Argentina, dove vivono i personaggi del mio romanzo. All’Università, per incontrare i miei amici. E al cimitero militare, che ci rende tutti così simili».
Pensa che la sua storia sia un esempio di come la letteratura può «cambiare» il mondo?
«Non sono così ingenuo. Ci sono due modi per convincere la gente a cambiare: il primo è con i fatti, i dati e le presentazioni in Powerpoint.
Il secondo raccontando storie. Con il primo fronteggio i dubbiosi, i sospettosi. Col secondo, i miei romanzi, film, serie tv, arrivo al cuore delle persone per aprirlo a idee e pensieri a cui, altrimenti, non si sarebbe mai aperto».
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