Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/03/2012, a pag. 46, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Rinvio sull'Iran in cambio di armi: l'accordo segreto Netanyahu-Obama ".

Bibi Netanyahu con Barack Obama
Non è ben chiaro a che cosa sia dovuto il tono strafottente di Battistini. Dalle righe traspare tutta la sua antipatia per Bibi Netanyahu, colpevole, agli occhi di Battistini, di "autismo politico". Che cosa significa?
Netanyahu sarebbe autistico perchè rifiuta di strizzare l'occhio alle dittature islamiche, Iran in testa, come fa il mai abbastanza elogiato Barack Obama?
Un Iran nucleare comporterebbe rischi incalcolabili non solo per Israele, ma per l'intero Occidente.
Ecco il pezzo:
Armarsi di pazienza. A tornare sui retroscena del lunedì scorso alla Casa Bianca, dove Netanyahu è andato per sapere se ci sarà semaforo verde a un attacco sull'Iran, una cosa si capisce: più che il rosso, Obama ha fatto scattare il giallo. Il premier israeliano lo considera un mezzo successo, ma forse è l'incasso minimo. Non potendo indovinare se Barack sarà rieletto, non potendolo convincere dell'inevitabilità d'uno strike preventivo, s'accontenta per ora d'averlo costretto a un segreto accordo armi-in-cambio-di-pazienza: se a Gerusalemme accettano di non bombardare prima del 2013, il presidente che verrà s'impegna a garantire gli eventuali rifornimenti in volo e soprattutto le Big Blue, le più potenti delle bombe antibunker, le sole capaci di colpire i siti atomici che gli iraniani hanno scavato nelle montagne.
La guerra s'è allontanata? Bibi è tornato dall'America con un dossier arricchito delle foto satellitari che, un giorno, potrebbero mostrare al mondo la «pistola fumante»: gli ayatollah stavolta hanno fatto un errore, dice Israele, e per la prima volta un occhio elettronico avrebbe scattato da lassù immagini d'attrezzature militari che, col nucleare civile, c'entrano punto. Per fortuna, l'autismo politico dei leader israeliani deve fare i conti con altri fattori. Uno è il parere dei loro governati, che nei sondaggi sono per la maggioranza contrari a blitz senza il consenso americano. Un altro, più cogente, è la situazione siriana: nessuno vuole aprire un fronte con l'Iran, finché la piccola Volpe di Damasco non finisce in pellicceria e le sue armi biologiche non finiscono in mani sicure. Per paura del dopo Assad, Netanyahu il temporeggiatore sta cercando un'intesa perfino col turco Erdogan, l'unico leader occidentale che detesta forse più di Obama. Questo weekend, Bibi passeggerà inquieto nella sua villa di Cesarea, le finestrate sugli scavi, l'occhio a cascare dove fu trovata una celebre lapide col nome di Ponzio Pilato. Gli pruderanno le mani, di certo. E dovrà tenerle in tasca. Ma non vorrà passare alla storia come il premier che se le lavò.
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