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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Come comportarsi con i giornalisti che manipolano le notizie ? 07/03/2012

Come comportarsi con i giornalisti che manipolano le notizie ?
di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)



Manfred Gerstenfeld

Come dovrebbe comportarsi Israele con chi manipola le notizie in senso pro-palestinese  ? Trattarli come se fossero giornalisti seri ? Dovrebbe essere a loro disposizione perché scrivono su testate credibili solo perché  molto conosciute ? Perché favorire gli alleati dei propri nemici ? Queste domande sono di nuovo all’ordine del giorno dopo che Henry Silverman, dell’Università Roosvelt di Chicago, ha pubblicato uno studio sulla impostazione pregiudiziale contro Israele della Reuters. 

Silverman ha analizzato 50 servizi della Agenzia Reuters dal Medio Oriente, arrivando alla conclusione che la loro ‘obiettività’ era del tutto inesistente. La Reuters, ha scritto, copre il conflitto mediorientale “ a base di continua propaganda, influenzando i lettori a favore della parte palestinese e degli stati arabi contro Israele”. 

La sua analisi ha verificato come quegli articoli contenessero falsi resoconti e omissioni, propaganda e incongruenze madornali. Siccome Reuters ha un manuale di comportamento, che i suoi giornalisti si ritiene dovrebbero seguire, Silverman ha controllato tutti gli articoli per vedere se quel codice era stato rispettato. Ho trovato invece 1,100 esempi di omissioni di notizie, vale a dire, statisticamente, 22 errori e omissioni per ogni articolo, anche breve. Silverman ha allora sottoposto gli articoli a degli studenti che non avevano una idea precisa sul conflitto mediorientale. Dopo che li ebbero letti, si schierarono a favore dei palestinesi. (1) 

Trevor Asserson, un avvocato inglese che adesso vive in Israele, aveva applicato più o meno lo stesso criterio alla BBC diversi anni fa. Largamente finanziata dal governo inglese, gode di una posizione di quasi assoluto monopolio, ma deve osservare per legge 15 regole: correttezza, rispetto della verità, accuratezza, osservare i principi fondamentali della democrazia, non trasmettere opinioni personali per quanto riguarda politica e affare pubblici, garantire all’opposizione che non verranno manipolate le loro posizioni e non permettere che gli indici di ascolto influenzino le opinioni dei giornalisti. 

Per verificarne il contenuto, Asserson controllò vari programmi Tv della BBC sul Medio Oriente trasmessi sui canali 1 e 2, dal giugno 2002 al 2004. Dopodichè affermò che “ il risultato era equivalente a una campagna diffamatoria contro Israele,   ogni 2 o 3 mesi venivano trasmessi documentari critici su Israele… l’88% dei quali comunicavano sul conflitto israelo-palestinese una valutazione negativa su Israele o (in due casi) una positiva dei palestinesi”. Aggiunse anche di aver potuto verificare che “ il sistema per ricevere le opnioni degli ascoltatori  non funzionava”. 

Concludeva  Asserson: “  I servizi giornalistici della BBC su Israele sono scorretti per omissione, aggiunte, riferimenti parziali dei fatti durante le interviste, mancanza di informazioni che riferiscano gli antefatti. L’unico modo per mettere il tutto in evidenza era fare una indagine legale, per questo ho redatto le mie ricerche in un modo che fossero  subito comprensibili da un giudice di tribunale. (2) 

Un’altra forma di manipolazione è il criterio con il quale vengono scelti gli editoriali che contengono pregiudizi. Verso la fine del 2011, il Primo Ministro israeliano Netanyahu aveva “ rispettosamente rifiutato” di scrivere un editoriale per il New York Times. Ron Dermer, suo consigliere, scrisse al quotidiano, citando una frase del Senatore Patrick Moynahan, che diceva “ Tutti possono esprimere la propria opinione, ma nessuno può distorcere i fatti a proprio piacimento”. Dermer precisava che il New York Times aveva stampato un editoriale del Presidente Mahmoud Abbas contenente ‘fatti storici’ falsi, e che quindi sarebbe stato obbligatorio controllarlo prima di stamparlo. Aggiungeva Dermer, che negli editoriali su Israele degli ultimi tre mesi sul New York Times e sull’ International Herald Tribune 19 su 20 erano negativi verso lo Stato ebraico. (3) 

Se queste manipolazioni e propaganda vengono diffuse dai maggiori e più qualificati media, che cosa dobbiamo aspettarci dagli altri ? Abbiamo veramente un'urgente necessità che venga messa sotto osservazione l’etica professionale del giornalismo attuale. Israele è il test più appropriato per questo fine.

Ma nel frattempo Israele deve agire. E’ tempo che la Knesset crei una commissione sui media, per approfondire questo problema complesso e informare il governo sulle attività manipolatrici fra i giornalisti. La libertà di stampa è una cosa. Godere dell’assistenza del governo per aiutare il nemico è qualcosa di radicalmente diverso. Occorre chiedere ai ministri competenti perché certi giornalisti ( leggasi: propagandisti arabi e palestinesi) godano di certi privilegi. Si aggiustino da soli, senza i diritti che derivano dal possesso della tesserina di giornalista. C’è una guerra contro Israele, i suoi leader cercano e trovano i mezzi per combatterla; lo stesso atteggiamento dobbiamo assumere per quanto concerne la propaganda di guerra.

[1] Henry Silverman, “Reuters: Principles Of Trust or Propaganda,” The Journal of Applied Business Research – November/December 2011 Volume 27, Number 6

[2] Manfred Gerstenfeld interview with Trevor Asserson, “The BBC: Widespread Antipathy Toward Israel,” in Israel and Europe: An Expanding Abyss,” (Jerusalem: Jerusalem Center for Public Affairs, The Adenauer Foundation, 2005) 194.

[3] “PM adviser’s letter to ‘New York Times,’ The Jerusalem Post, 18 December 2011.

Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs.
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