La solita solfa e le novità vere
Mahmoud Abbas, Hamas
Cari amici, credetemi, non voglio fare la vittima, ma spesso fare il nostro lavoro è davvero frustrante. Perché la controinformazione, l'analisi critica del lavoro della stampa sul Medio Oriente oltre che utile – speriamo - sarebbe anche interessante, un bell'esercizio intellettuale, se ci fosse un'informazione minimamente decorosa sul tema, se sul Medio Oriente la stampa lavorasse, magari anche dal suo punto di vista prevalentemente antisionista. E invece, a parte alcune rare eccezioni, sempre le stesse, l'informazione su Israele e dintorni manca clamorosamente, c'è solo molta propaganda, vecchia e stantia. Con le solite debite eccezioni, i giornalisti che “coprono” il conflitto non solo non fanno inchieste, non scendono sul terreno a vedere che succede davvero, ma neanche hanno la pazienza di leggere con attenzione quel che compare sulla stampa internazionale e su internet e si limitano a ripetere le solite liturgie. E così molte notizie si perdono, o dobbiamo provare a darle noi con l'esile voce di un sito che certo non può competere con le macchine comunicative di grandi quotidiani e televisioni nazionali.
Vi faccio solo due esempi, oggi, di notizie importanti mancate dai media. Il primo esempio è questo. Vi ricordate che fra gennaio e febbraio c'era stata ad Amman una specie di ripresa delle trattative fra Israele e Autorità Palestinese, imposta da un ultimatum (in realtà il solito “penultimatum” del Quartetto (Onu, Usa, Russia, Europa) che si è autoincaricato di rappresentare la comunità internazionale nel conflitto? Ricordate anche che gli incontri erano stati semisospesi, nel senso che l'AP aveva detto che non voleva più parteciparvi, ma poi forse aveva cambiato idea su sollecitazione americana, ma di fatto non si sono più fatti (il solito balletto di fatti e dichiarazioni che caratterizza questo non-negoziato)? Be' è così. Già questa è una notizia mancata, nel senso che nessuno ha poi provato a capire come sono andate queste cose. Ma l'aspetto interessante è un altro. L'AP si era ritirata dicendo che non c'era progresso perché Israele non voleva bloccare l'edilizia negli insediamenti al di là della linea verde e non voleva riconoscere come confini le linee armistiziali del '49 – la solita solfa. Ma il quartetto aveva invitato le parti ad arrivare con nuove idee e Israele aveva fatto i compiti (l'AP no, è chiaro), portando una definizione della possibile soluzione per i due stati. Un punto importante. Sapete che cosa ha proposto Israele? No, non ve l'ha detto nessuno, anzi non vi hanno detto neppure che c'erano delle proposte (che guarda caso, l'AP non voleva veder divulgate, e ha protestato per le indiscrezioni).
Le trovate elencate qui (http://www.focusmo.it/politica/61-interna/18152-proposta-di-netanyahu-israele-annettere-gli-insediamenti-ma-non-la-valle-del-giordano-.html): “Ecco alcuni dei principi indicati: 1. Il confine sarà disegnato in modo tale da includere il massimo numero di israeliani che vivono in Cisgiordania, e il minimo numero dei palestinesi. 2. Israele e i grandi blocchi di insediamenti, senza la definizione di che cosa esattamente è considerato un 'blocco', né che definiscono la sua dimensione. 3. E 'necessario risolvere prima il problema delle frontiere e la sicurezza in relazione alla Giudea e Samaria, e solo dopo passare a discutere il tema della Gerusalemme che è molto più complicato. 4. Israele manterrà una presenza nella Valle del Giordano per un periodo di tempo “ Israele ha anche proposto una serie di azioni per favorire la fiducia: “ Si deve notare che il gesto di Netanyahu di presentare un pacchetto di azioni sospinte dalla buona volontà era molto più di quanto sia i palestinesi e la comunità internazionale aveva sperato. Netanyahu ha proposto il rilascio di 25 prigionieri, di istituire 10 nuove stazioni per la polizia palestinese nella zona B (dove Israele è responsabile della sicurezza), nonché una serie di progetti economici in Area C (dove Israele ha il pieno controllo). “ (Un'altra descrizione della trattativa è qui: http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=3195&r=1)
Inutile dire che tutte queste proposte sono superate, non solo dall'ennesima uscita palestinese dal negoziato, che è la solita sceneggiata propagandistica ma anche dalla questione molto più seria dell'alleanza fra AP e Hamas. E anche qui c'è una notizia che vale la pena di essere data e analizzata. Domenica il presidente dell'AP Mahmoud Abbas ha dichiarato che “Non ci sono differenze tra Fatah e Hamas, perché le due parti hanno raggiunto un accordo su una piattaforma politica comune e una tregua con Israele “ (http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=260473). Qui la parola chiave è “tregua”, come viene specificato subito dopo: "Abbiamo concordato che il periodo di calma varrà non solo nella Striscia di Gaza, ma anche in Cisgiordania", ha detto Abbas in un'intervista con Al-Jazeera. Dunque la “tregua” è un “periodo di calma”: queste espressioni hanno un senso molto preciso nel linguaggio giuridico islamico, si ritrovano nel Corano, sono dei momenti tattici di non combattimento che i combattenti islamici contro gli infedeli si prendono per rafforzarsi, riservandosi il diritto di romperli quando sarà conveniente per loro: tutt'altra cosa rispetto a un processo di pace. E' la terminologia che Hamas ha sempre proposto a Israele e che ora adotta anche l'AP. Questo significa che anche per loro il processo di pace è definitivamente finito e si tratta solo di trovare il momento più giusto per far ripartire la guerra aperta. Alla faccia di quelli che infilano la testa sotto la sabbia delle illusioni, come per esempio A.B. Yehoshua, come si è letto ieri sulla “Stampa” (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=43655). Per ora "Abbiamo anche concordato una resistenza pacifica popolare [contro Israele], la creazione di uno stato palestinese lungo i confini del 1967 e che i colloqui di pace se Israele continuerà la costruzione degli insediamenti fermato ed accettato le nostre condizioni". Capite, le trattative si fanno con chi “accetta le nostre condizioni”. E anche questo è una bella pietra tombale sulle trattative. Ne avete sentito parlare? No, naturalmente per la stampa italiana e di mezzo occidente queste cose non meritano di essere dette. Meglio ripetere la solita solfa, i coloni, il governo di destra, i poveri “palestinesi” occupati...
Ugo Volli