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Dialogo impossibile con l'islam 06/03/2012

Sulla parola “negoziato” come sul termine "dialogo" è necessario sgombrare il campo da alcuni equivoci che in questi anni si sono sedimentati.
La condizione preliminare per dialogare è che ci siano due voci chiare e distinte, ciascuna espressione di un soggetto che abbia un volto e un’identità definiti. Oggi invece, specie in ambito occidentale, va di moda accettare il "ballo in maschera" in cui sembra necessario camuffarsi e coprire il proprio volto per stare di fronte all’altro altrettanto mascherato: è il dialogo dei minimi comuni denominatori, dei cosiddetti valori comuni cercati a tutti i costi come base di partenza anziché come possibile risultato di un cammino.
Questa posizione è spesso animata da buoni sentimenti e da un desiderio autentico di incontrarsi, ma non porta lontano. Oltre tutto, credo che non aiuti neppure a capirsi di più, né che ponga le premesse per una migliore convivenza. Se si guarda solo ciò che c’è di comune, il rischio è che si finisca per pensare che, tutto sommato, gli interlocutori sonoo dello stesso parere, magari con qualche piccola e trascurabile sfumatura.

Ma il dialogo non consiste nel dire ciò che l’interlocutore che si ha di fronte ama sentirsi dire; questo modo di procedere è tipico della diplomazia che, sovente, proprio per questo mostra la propria inconcludenza. Il dialogo autentico richiede amore per la verità a qualsiasi costo e rispetto dell’altro nella sua integralità. Non è minimalista; ma esigente.

Se la prima condizione da esigere da parte di entrambi gli interlocutori è la coscienza di sé, della propria identità, la seconda è il desiderio di fare conoscere all’altro la propria posizione in maniera integrale (non soltanto nelle parti che non lo disturbano o non suscitano interrogativi) e di conoscere quella dell’altro nella sua complessità, per imparare a discernere e per capire chi si ha di fronte.

Invece, il dialogo con l'islam non è mai un dialogo paritetico. È, invece, un dialogo asimmetrico, condotto ad armi impari e con retro-pensieri celati, frutto di una strategia volta ad ingannare per proprio tornaconto più che a cercare un accordo soddisfacente per entrambi.

Perché il dialogo possa essere efficace, è necessario che i dialoganti riconoscano sinceramente una piattaforma comune di principi e di regole. Se ciò non avviene, è impossibile qualunque accordo. Lo dimostra l'irrisolta questione israelo-palestinese, dal momento che, da parte palestinese, rimane dissimulato il vecchio sogno di “gettare tutti gli ebrei in mare” e riportare la “purezza” in quella terra già islamizzata e che deve tornare ad essere integralmente islamica.

Così è per il dialogo con l'Iran fanatico e integralista. A mio parere, il dialogo dell'Iran con l'Occidente è solo una parvenza di dialogo, una sorta di recita a soggetto volta a nascondere il vero obiettivo: entrare ad ogni costo nell'esclusivo club delle potenze nucleari in chiave anti-israeliana e anti-occidentale.

madelma46


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