Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/03/2012, a pag. 21, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Obama: l’Iran non avrà l’atomica".
Maurizio Molinari,
a destra, Barack Obama all'Aipac
Cliccare sul link per il video del discorso di Barack Obama all'Aipac
http://www.youtube.com/watch?v=A0rFbP6KvxY
«Impedirò all’Iran di ottenere l’arma nucleare»: il presidente Barack Obama sceglie il pubblico dell’Aipac, la maggiore organizzazione americana a sostegno di Israele, per rassicurare lo Stato ebraico alla vigilia dell’odierno incontro alla Casa Bianca con il premier Benjamin Netanyahu.
Incalzato dai leader del Congresso di Washington che gli chiedono più determinazione sull’Iran, contestato dai candidati repubblicani che gli imputano «l’abbandono dell’alleato più importante» e reduce da una settimana di indiscrezioni sui disaccordi Washington-Gerusalemme sull’attacco agli impianti nucleari di Teheran, Obama parla davanti al parterre di 13 mila militanti dell’American Israel Public Affair Committee per chiarire la sua posizione su una vicenda che sovrappone sicurezza nazionale e campagna elettorale. «I leader dell’Iran devono sapere che la mia politica non è il contenimento - dice il presidente nel passaggio centrale del discorso - ma prevenire che l’Iran ottenga un ordigno nucleare. Come ho chiarito più volte nel corso di questi mesi, non esiterò a usare la forza se sarà necessario per difendere gli Stati Uniti e i suoi interessi».
L’intento è smentire chi, a Washington e Gerusalemme, teme che la Casa Bianca si prepari a convivere con un Iran nucleare. L’esplicito impegno a usare la forza per impedire che Teheran raggiunga l’atomica costituisce la declinazione da parte di Obama del concetto di «linea rossa da non superare» che il capo del Pentagono Leon Panetta ha anticipato nelle scorse settimane.
«Noi tutti preferiamo risolvere tale questione con la diplomazia - aggiunge Obama ma i leader dell’Iran non devono avere dubbi sulla determinazione degli Stati Uniti, come sul diritto sovrano di Israele a difendere la propria sicurezza» e dunque «per prevenire che l’Iran ottenga l’arma nucleare non tolgo dal tavolo alcuna opzione. Ciò include tutti gli elementi della potenza americana: la politica per isolare l’Iran, la diplomazia per sostenere la coalizione internazionale e monitorare il programma nucleare, l’economia per imporre le sanzioni e anche gli strumenti militari per essere pronti a ogni evenienza».
Il pubblico accoglie con un silenzio assordante la rinnovata priorità alla diplomazia ma poi applaude con calore l’opzione della forza. È la cornice nella quale Obama rinnova l’impegno per la sicurezza di Israele, si richiama all’eredità di Harry Truman che riconobbe lo Stato ebraico pochi minuti dopo la sua nascita nel 1948 e rivendica il costante sostegno a Israele all’Onu, aggiungendo però che «non devo scusarmi per il sostegno al processo di pace» sebbene ciò abbia portato a tensioni con il governo di Netanyahu. All’ospite in arrivo recapita anche un altro messaggio: «Si parla troppo di guerra, nelle ultime settimane ciò ha giovato solo al governo iraniano, facendo aumentare il prezzo del greggio da cui dipendono per finanziare il programma nucleare. Non è il momento di fare spacconate, ciò che serve è aumentare la pressione internazionale ascoltando il consiglio sempre valido di Teddy Roosevelt di parlare a bassa voce impugnando un grosso bastone».
Per il presidente israeliano Shimon Peres - al quale Obama ha assegnato la «Medal of Freedom» - «non ci sono differenze fra noi sull’Iran» ma il premier Netanyahu oggi chiederà alla Casa Bianca di compiere un passo in più, definendo con chiarezza il momento nel quale la «linea rossa» sarà sorpassata, ovvero quando, per gli Stati Uniti, dovrà scattare l’azione militare.
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