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Informazione Corretta Rassegna Stampa
05.03.2012 IC7 - Il commento di Laura Camis de Fonseca
Dal 26/02/2012 al 03/03/2012

Testata: Informazione Corretta
Data: 05 marzo 2012
Pagina: 1
Autore: Laura Camis de Fonseca
Titolo: «Il commento di Laura Camis de Fonseca»
Il commento di Laura Camis de Fonseca


Laura Camis de Fonseca,
presidente della Fondazione Camis de Fonseca
www.fondazionecdf.it

Facite ammuina’  a Napoli significa  ‘fate finta di essere in stato di eccezionale attività’.   Mi  sembrano le  parole più adatte per definire il gran discutere che si fa  in questi giorni su come  Israele  starebbe per attaccare l’Iran,  e  gli  Stati Uniti lo stanno trattenendo  (‘tenetemi, che lo picchio!’ direbbe Totò .  Sicuramente gli stati maggiori israeliani e americani - e di tutte le altre nazioni  -  fanno e rifanno  piani di attacco e di difesa  per tutti i possibili scenari di guerra – questo è il loro lavoro.   E che il Medio Oriente e l’Iran siano scenari di possibili guerre credo che nessuno lo scopra ora.
Perché allora tutto questo parlare di possibili attacchi agli impianti nucleari iraniani da parte di Israele?   L’argomento non è stato portato sulle prima pagine dei giornali da Israele, ma da alcune dichiarazioni di diplomatici USA  lo scorso dicembre,  ed è una forma di pressione  psicologica nei confronti dell’Iran.  Gli USA si sono ritirati dall’Iraq e stanno per ritirarsi dall’Afghanistan,  ma cercano di contenere la possibile espansione delle simpatie per l’Iran amplificandone  il pericolo per gli  attori regionali:  Israele, Siria, Turchia, Arabia Saudita.
La situazione  di base del Medio Oriente  è fondamentalmente la stessa  fin dal 1950,  nonostante i mille rivolgimenti degli ultimi 60 anni.  Egitto, Turchia e Iran sono gli unici stati con territorio, popolazione e tradizioni storiche tali da poter ambire a costituire un blocco regionale coeso e forte sia economicamente, sia politicamente, sia militarmente.  Gli altri stati sono troppo deboli  sia come potenza sia come identità per essere più che pedine, a eccezione dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi,  i quali più che stati sono grandi aziende che possono investire capitali ingenti in propaganda, ma non hanno identità nazionale e non hanno potere né militare né politico.   Mentre Israele, circondato  da 300 milioni di persone ostili  per motivi ideologici e politici,  non può far altro che cercare di  mantenersi forte e cercare la protezione  chiara e certa della maggiore potenza mondiale – gli USA.  Israele non ha altre possibilità di scelta per sopravvivere,  né ha la possibilità di agire per raggiungere la pace con i popoli ostili della regione,  checchè ne pensino  le tante  mosche cocchiere  specializzate  nel criticare pubblicamente ogni minima azione dei  governi israeliani  dalla loro comoda vita di privilegio  in Europa e in USA,  presentandosi come esperti e come insiders in quanto ebrei,  dunque  doppiamente  nobili  nel criticare la ‘propria parte’,  ascoltati  come oracoli  (ognuno si guadagna la vita come può….  Anche la prostituzione e la lettura della fortuna nei fondi di caffè sono legali.)
L’Egitto di Nasser tentò per 25 anni di  ottenere e consolidare l’egemonia regionale in nome del  nazionalismo panarabo e dell’opposizione  all’Occidente,  e fece  di Israele il rappresentante dell’Occidente  nella regione,  tentando ripetutamente di abbatterlo.  Poi  Sadat  riconobbe il fallimento della politica nasseriana e fece la pace con Israele e con l’Occidente.  La bandiera dell’opposizione a Israele  e all’Occidente,  nonchè  ai regimi  arabi laici,  venne  allora presa dall’Iran in nome dell’Islam,  sempre alla ricerca  dell’egemonia regionale.   La partita con l’Iran si sta ancora giocando, e l‘ammuina’ cui stiamo assistendo fa parte di questa partita.  
Nel frattempo  tenta di riacquistar rilievo sulla scena mediorientale la Turchia, fino a 20 anni fa  estrema periferia dell’Occidente e alleata  di Israele,  oggi  libera dai vincoli della guerra fredda e alla ricerca di una  nuova identità  e  di un nuovo ruolo politico internazionale.   La prima mossa della nuova Turchia sullo scacchiere internazionale è  consistita nel mostrare al mondo che non è più alleata di Israele, ma degli Arabi  (Mavi  Marmara).  Però non ha abbandonato la NATO e l’Occidente: troppo rischioso, finchè non è chiaro  che cosa succederà domani -  ma con il piccolo stato di Israele si può giocare impunemente,  pensano i Turchi.     Molti in USA e in Europa danno credito a Erdogan, sperando che stia escogitando una nuova formula ideologica e politica che riesca a mettere d’accordo Islam e Occidente,  applicabile anche nei paesi arabi.  Se ‘occidente’ significa società aperta,  laica, rispettosa dei diritti delle minoranze,  l’occidente è già  perfettamente compatibile  con qualunque religione e con qualunque ideologia tollerante,  laica, aperta.   Ma per ora non si vede neppure in Turchia un Islam che laico che riconosce  ad ogni persona diritti  naturali superiori  alle leggi dell’Islam, oltre che alle leggi degli stati e alle tradizioni.   
Possiamo dunque dire che non c’è nulla di veramente  nuovo nella regione  che circonda Israele.  Però la situazione è instabile e in  evoluzione, gli USA stanno abbandonando militarmente  il terreno, e Israele per sopravvivere deve più che mai mantenersi forte e attento e cercare alleanze  forti al di fuori della regione,  perché nella regione tutti lo trattano come una pedina da giocare  per eccitare il consenso delle masse:  il tipico ruolo del capro espiatorio.   Sottratti gli Ebrei della diaspora al ruolo tragico di capri espiatori dei mali dei popoli europei, ora Israele è diventato il capro espiatorio dei mali dei popoli del  Medio Oriente.  Ma non c’è ineluttabilità nella storia: le nostre azioni dipendono da noi.  Possiamo usare la nostra libertà per difendere Israele.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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