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Informazione Corretta Rassegna Stampa
04.03.2012 Risciacquare i panni nel Giordano
Analisi di Vitaliano Bacchi

Testata: Informazione Corretta
Data: 04 marzo 2012
Pagina: 1
Autore: Vitaliano Bacchi
Titolo: «Risciacquare i panni nel Giordano»

Risciacquare i panni nel Giordano
Analisi di Vitaliano Bacchi

Fiume Arno                                           Fiume Giordano

Al congresso del partito, dunque, Berlusconi ha reso pubblica e ufficiale la fine della sua leadership politica del centrodestra e ha presentato Alfano come il suo successore. Lo ha fatto premettendo che, con l'archittettura costituzionale attuale, il paese è ingovernabile. Ha voluto cioè dire che il sistema giuridico italiano è a tal punto sfatto e irrazionale da rendere impossibile il governo pubblico dell'economia delle istituzioni e anche della vita sociale, e che se non si riforma dalle fondamento e cioè dal testo costituzionale, non si risolverà mai l'enigma del significato della legge, dei limiti costituzionali dei poteri degli organi che disciplina, a cominciare dalla magistratura, e quindi il conflitto politico resterebbe un attributo indeclinabile della politica nazionale, fonte certa del dileggio europeo e tedesco riservatoci in sede comunitaria, in sede economica ed in tutte le altre sedi anche turistiche nelle quali il lebensraum ariano ha voluto dire la sua, vedi il naufragio della Concordia, che ha meritato dalla stampa tedesca l'aggettivazione di "kein rasse" (razza da niente) per l'etnia italiana.

Se ci si chiede quale sia la colpa di questa situazione ormai apertamente comica della civiltà giuridica italiana le risposte sono state tante, ma quella esatta è una: il mantenimento di una assimatica giuridica romana, littoria e quindi fascista. "Fai un giurista, fai un fascista" ripeteva il vecchio professore Opocher, giurista ebreo di formazione razionalista come tutti i giuristi mitteleuopei di scuola ebraica, rettore dell'Università di Padova, stigmatizzando la fatale propensione littoria e fascistoide che la preparazione scolastica, la cultura e la forma mentis giuridica fatalmente inducono.

Non sarebbe tuttavia sensato "dare la colpa" di un disastro della civiltà giuridica ad un testo di legge o ad un libro o a fonti tabulari del diritto: la colpa di un disastro è degli uomini che questo sistema non rettificano e mantengono anzi nella sua abnorme irrazionalità, sfruttandone la sua illogicità aberrante incomputabile e sviante, allo scopo di riprodurre ed ampiare forme di potere inconcepibili in ordinamenti giuridici autentici cioè razionali, nei quali la norma è scritta nella legge non nelle sentenze dei giudici. La responsabilità di questo tracollo istituzionale cagionato dalla entropia normativa e dal disordine delle fonti del diritto è dei soggetti storici che hanno consapevolmente riprodotto un sistema giuridico valido per l'imperatore, non per la gente, utile per atti di imperio non per atti di giustizia, e questo sistema è stato dolosamente e consapevolmente riprodotto peggiorato e aggravato dai soggetti storici che hanno reiterato il potere ad usum lucri non ad usum populi.

I soggetti che la storia ha registrato come i responsabili dei disastri della nostra civiltà e cioè il fascista di sempre in tutte le sue manifestazioni contingenti, il prete che ha processato Galileo e la Ragione in tutte le altre successive e precedenti occasioni, il giurista che si pose dotte questioni sulla ratio iuris e che contestualmente scrisse le norme della legge 1728/1938 sulla legislazione razziale fascista, scritta da magistrati non da Mussolini, il magistrato che oggi et antea decide la lite scegliendo la giurisprudenza alla norma scritta, sono questi i responsabili del disastro. Ecco perchè il discorso finale di Berlusconi saluta e congeda una epopea politica, ma riporta sulla scena politica il dramma più grande e cioè il disastro immane della civiltà giuridica italiana romana e littoria.

 Guardiamo gli haredim nella loro pur caricaturale e fastidiosa esperienza della Legge, eppure nonostante l'impatto anche solo estetico con la loro dimensione devozionale, essi esprimono l'idea della lex iudaica, il più grande patrimonio intellettuale dato da Israele alla civiltà, l'idea di una inderogabilità, di una soggezione assoluta e non relativa dei giudici ad essa, l'idea di una razionalità immanente alla norma stessa e che la sua sola osservanza fedele e scrupolosa possa determinare la salvezza del giusto, perchè è l'idea del giusto e non del pio il centro della religio legis iudaica.

Riconosciuto il fallimento della civiltà giuridica romana e littoria, i nuovi legislatori costituzionali italiani, se vorranno salvare il futuro delle nostre generazioni, dovranno "risciacquare i panni sulle rive del Giordano" esattamente come Manzoni consigliò i giovani letterati di fare per imparare a scrivere in bella lingua col "risciacquare i panni in Arno" Riconoscere il primato intellettuale e non solo culturale della scuola giuridica giudaica e farsene idea costituzionale di rifondazione dello stato: non c'è bisogno della dotta esegesi talmudica o dell'integralismo farisaico e tantomeno dei puoti degli haredim. C'è bisogno di rifiutare ogni suggestione ermeneutica che esuli dal rigoroso razionalismo giuridico, quello di Kelsen, per cui è la legge che regola di diritto e non la mystica iudicis e il dies a quo della prescrizione lo stabilisce la norma non il magistrato. Questo comporta riconoscere un fallimento, quello del prete, dell'inquisitore tralaticio nel giurista che punisce ab initio, dell'imperator romae e del fascista che lo ha stupidamente emulato venti secoli dopo.

 Ma lasceremo ai nostri figli una civltà giuridica autentica e non un concione illeggibile, come quello attuale che Berlusconi, arrivederci e grazie, ha denunciato giustamente come tale nel suo discorso finale. La salvezza, almeno quella giurdica, viene dai giudei e lo dice uno dei loro miti romani (Giovanni 4,22)

Vitaliano Bacchi


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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