Grosse bugie e la grande verità
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Modello del Tempio Ebrei schiavi a Roma
Cari amici, vi interessate di teatro? Allora forse vi ricordate di quella farsa in due tempi di Ray Cooney, versione italiana di Iaja Fiastri, con Gianfranco Jannuzzo, che ha avuto un buon successo due anni fa e anche un sequel l'anno scorso. Si intitolava “Se devi dire una bugia dilla grossa” (http://www.youtube.com/watch?v=XSEwqQZLUcE, ma c'era già stata un'edizione con Jonny Dorelli, credo) e ve ne parlo perché ho il dubbio che lo spettacolo abbia fatto delle repliche preventive dalle parti di Ramallah. O forse il buon Jannuzzo ha avuto personali frequentazioni con Arafat e successori. Perché questa è esattamente la morale degli arabi oggi rispetto a Israele. Le bugie normali che raccontano, per cui ci sarebbero dei “territori palestinesi” al di là dei “confini del '67” occupati da Israele (mentre prima non erano occupati dalla Giordania e dall'Egitto e ora non sono occupati in parte da quel mostro giuridico che è l'Autorità Palestinese) e poi l'”assedio” a Gaza, trasformata miracolosamente in “campo di concentramento” e anche il conflitto con Israele come “madre di tutte le guerre” e “chiave per la pace in Medio Oriente” non reggono più di fronte a quel che è accaduto negli ultimi anni nel mondo arabo (le stragi in Siria, l'islamizzazione dell'Africa settentrionale) e soprattutto di fronte alla sostanziale indifferenza del mondo arabo e della stessa popolazione araba di quelle terre. E allora, “se devi dire una bugia dilla grossa”.
La bugia grossa è questa, inventata preventivamente da quel genio del male che era Arafat e lanciata per la prima volta durante le trattative di Camp David, per lo sconcerto di Clinton: Gli ebrei non hanno mai avuto relazioni con Gerusalemme, non c'è mai stato il tempio, Gerusalemme è sempre stata araba (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_opinion.php?id=1468). Ci vuole una bella faccia tosta per sostenerlo, perché si ignorano non solo le testimonianze archeologiche e la narrazione della Bibbia ebraica, ma anche quel che raccontano gli storici greci e romani, il Vangelo (da dove avrebbe cacciato i mercanti Gesù?), la corrispondenza diplomatica egizia, siriaca e babilonese ritrovata, che ne parla abbondantemente e perfino l'archeologia romana (avete presente il bassorilievo dei prigionieri ebrei che tristemente portano a Roma il candelabro saccheggiato dal Tempio?). Smentiscono perfino il Corano, che chiaramente racconta come la terra di Israele e il tempio furono dati agli ebrei (leggete questa pagina, è un po' lunga ma ne vale la pena, è analitica ed è una fonte islamica: http://israeljewsjudaism.blogspot.com/2012/01/quran-says-that-allah-gave-land-of.html). Argomantano in maniera assolutamente inverosimile a partire – udite udite – dall'assenza di Gerusalemme dal Corano (che non la cita mai) per dedurne la sua santità e dunque il suo carattere islamico (mentre Maometto, la Mecca, la Kaaba, lo stesso nome divino Allah che sono citati, evidentemente non sono abbastanza sacri per essere taciuti): http://elderofziyon.blogspot.com/2012/02/muslim-scholar-explains-why-jerusalem.html. E naturalmente fanno valere a questo fine la rete dei governi islamici, ben lieti di trovare un capro espiatorio ebraico per i loro conflitti interni, e l'obbedienza delle organizzazioni internazionali, dove su questi temi funziona un blocco automatico di maggioranza islamista-terzomondista.
Il problema è che il governo di Israele reagisce poco e male su questo tema, forse lo crede esclusivamente propagandistico e lascia che il fondo islamico che gestisce il monte del tempio di Gerusalemme (che nel '67 fu lasciato in mano loro da Dayan, per evitare provocazioni) conduca un'autentica campagna di devastazione archeologica per distruggere tutte le tracce ebraiche (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4194585,00.html). E il mondo cristiano, che non dovrebbe restare indifferente alla distruzione di alcune fondamentali basi storiche della narrazione evangelica, anche in questo caso per lo più evita di prendere posizione, tentato com'è da un'appeasement con i musulmani che già perseguitano i critiani e potrebbero farlo di più, o forse spinto dal terzomondismo “evangelico” di certi suoi settori e dall'antisemitismo antico di altri.
Fatto sta che la “grossa bugia” rischia non solo di contagiare il cervello di un miliardo di musulmani, sensibilissimi alla propaganda antisraeliana (e antisemita e anche anticristiana: fa parte del loro credo religioso l'idea molto strana per noi che la Bibbia ebraica, che risale nel suo nucleo almeno a un millennio e mezzo prima dell'Islam e il Vangelo, precedente di mezzo millennio, siano fonti meno fedeli e “falsificate” rispetto al Corano). Il pericolo è anche la distruzione di tutte le prove, la connivenza della comunità internazionale. Se qualcuno dunque ti dice una “grossa bugia” assurda e palesemente contraria alla verità, la sua insensatezza non ci esime dalla smentita.
Diciamo, allora, di nuovo e sempre la grande verità testimoniata mille volte nella Bibbia e nella storia: Gerusalemme è stata una città solo ebraica per un millennio dai tempi di Davide a quelli di Gesù. Arrivati i romani, diventata in parte cristiana, gli ebrei cacciati ci sono tornati e hanno continuato a esservi presente sempre, anche se cacciati da invasori Romani, invasori bizantini, invasori arabi, invasori crociati. Hanno sempre considerato Gerusalemme il loro centro spirituale, l'hanno ricordata per millenni in ogni preghiera, in ogni matrimonio, in ogni festa. “Se mi dimentico di te, o Gerusalemme, dimentichi la mia destra ogni abilità; resti la mia lingua attaccata al palato, se non mi ricordo di te, se non metto Gerusalemme al di sopra della mia più grande gioia.” (Salmo 137)
Ugo Volli