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Informazione Corretta Rassegna Stampa
04.03.2012 L'Archivio vaticano a spizzichi e bocconi. Ancora nulla su Pio XII
La cronaca di Alan D. Baumann

Testata: Informazione Corretta
Data: 04 marzo 2012
Pagina: 1
Autore: Alan D. Baumann
Titolo: «L'Archivio vaticano a spizzichi e bocconi. Ancora nulla su Pio XII»

L'Archivio vaticano a spizzichi e bocconi. Ancora nulla su Pio XII
Cronaca di Alan D. Baumann


Papa Pacelli

Santi Segreti Un centinaio di barlumi provenienti dalle segrete Vaticane esposti a Roma. Si è inaugurata mercoledì 29 febbraio, presso i Musei Capitolini di Roma, la mostra “Lux in Arcana”. Nello stesso edificio che custodisce tante testimonianze della Città Aeterna, l’Archivio Segreto Vaticano rivela – fino al 9 settembre - un centinaio di documenti originali dall’interessante “sapore cartaceo” del passato. La stanza con l’autentica statua del Marc’Aurelio è stracolma di giornalisti internazionali, troupe televisive, imbucati, al punto che le poche file di sedie sono state occupate ben prima dell’ora fissata per l’inizio della presentazione.
Mi siedo su alcuni gradini nel fondo della sala. Attorno a me il fragore di centinaia di persone interessate a quella che viene da tempo pubblicizzata come un evento eccezionale, per l’esposizione di documenti mai usciti dal Vaticano.
Cerco qualche collega di mia conoscenza, mi perdo nella grandiosità della bronzea rappresentazione equestre, scruto la moderna sala colma di ampie vetrate e noto in un angolo i resti di un antico muro di cinta del Campidoglio. Apro la nutrita cartella-stampa ed inizio a leggere l’elenco dei documenti esposti, cercando qualcosa che avrebbe – come sembrava a molti – mutato l’aspetto delle nozioni storiche tramandate ed apprese sino ad oggi.
Fra le testimonianze una lunga pergamena di 60 metri contenente 231 deposizioni contro l’Ordine dei Templari, la questione anglicana, il processo a Galileo; poi Napoleone, Sissi d’Austria ed altre celebri figure che hanno avuto incontri o scambi epistolari con i Papi.
Ci sono il sommario del processo a Giordano Bruno, la scomunica di Martin Lutero ed una lettera di Voltaire. Non mi sono sembrate però quelle “rivelazioni a Roma” anticipate da molti giornali.
E’ iniziata nel frattempo la presentazione alla stampa. Le autorità comunali, dal Sovraintendente ai Beni Culturali Umberto Broccoli all’assessore Dino Gasperini, esaltano questa mostra come un avvenimento più unico che raro, risultato di un certosino ed accurato lavoro di ricerca e scelta, fra gli innumerevoli documenti celati in oltre 85 chilometri di gallerie dell’archivio. Cerco di interpretare le loro parole, stupendomi da subito di percorrere attraverso così poche testimonianze, quasi mille anni – e tutti quei chilometri - di storia della Chiesa, come se tutto fosse oramai puramente archiviato, comprese condanne a morte, guerre e tutto quel che i sovrani hanno deciso ed i popoli hanno patito, lungo le strade del tempo.
“Archiviato e sepolto” penso, rimanendo completamente stupefatto e perplesso per quel che leggo nel paragrafo “periodo chiuso”, ossia il XX° secolo.
Per questa mostra, la storia finisce nei bellici anni ’40, sotto il papato di Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli e dal comunicato emerge ai miei occhi la presenza del “ringraziamento degli ebrei a Pio XII”.
Automaticamente inizio a cercare il motivo di questa gratitudine. Il mio smarrimento cresce ascoltando l’intervento del Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, sua Ecc. Rev.ma Monsignor Sergio Pagano, che sottolinea con fermezza come nonostante l’archivio Pio XII sia ancora secretato, sono ben 10 i documenti esposti per l’occasione: si tratta del bombardamento del 5 novembre 1943 sul Vaticano (tanto clamoroso quanto sconosciuto), del resoconto della strage delle Fosse Ardeatine, della lettera dell'internunzio in Olanda alla Segreteria di Stato Vaticana riguardo la sorte di Edith e Rosa Stein. Vi sono poi la rubrica del sacerdote austriaco Andreas Rieser, ancora vivente, che contiene il lungo elenco dei sacerdoti internati nel Campo di Concentramento di Dachau e la relazione del nunzio apostolico in Italia Francesco Borgognini Duca, inviato al campo di Ferramonti nel maggio del ’41. Fino a qui nulla di clamoroso, ma improvvisamente, nella mia testa rullano i tamburi ed ecco Monsignor Pagano che dice: “questa lettera di ringraziamento degli ebrei a Sua Santità, fa parte delle migliaia ricevute dalla Santa Sede”. Scopro, visionando in seguito la lettera, che si è trattato di due ebrei confinati proprio a Ferramonti e che scrissero al Papa per ringraziarlo di aver mandato delle coperte per i bambini.
Per dovere di cronaca preciso che Ferramonti di Tarsia, piccolo paese in provincia di Cosenza, era un campo di internamento (non di concentrazione né di sterminio dove nessuno ha mai inviato delle coperte) per ebrei, apolidi e slavi, aperto dal regime fascista tra giugno e settembre 1940. Ironia della sorte, fra i reclusi c’era anche un centinaio di greci accusati di sentimenti anti italiani, che vi furono mandati per l’errore di un funzionario del ministero degli Interni italiano, che confuse gli “Ortodossi” per “Ebrei ortodossi”.
Sarebbe stato bello se il ringraziamento fosse stato spedito per una eventuale dura presa di posizione di Pio XII contro le leggi razziali del governo fascista. Il Papa ha si mandato delle coperte ma non ha riportato i bambini nelle loro case e questo documento tanto pubblicizzato sembra un autogol in quanto i fatti si svolgono “solo” sotto le leggi italiane del ’38, lontani dall’occupazione tedesca e Pio XII non poteva per questo temere ripercussioni contro i cattolici.
Non è giunta a conclusioni la commissione cattolico-ebraica che analizza il comportamento di questo Papa col nazismo, per alcuni accondiscendente e taciturno mentre secondo altri lottava silenziosamente contro lo sterminio. Tante restano le domande riguardo alla sua presenza come nunzio apostolico a Berlino negli anni '30 ed al suo anticomunismo tanto viscerale da non fargli scomunicare il nazismo.
Al termine della conferenza stampa, viene accettata solo una manciata di domande, riservate alle file di giornalisti seduti. Una collega di Al Jazeera chiede “se e come da questa mostra si evince il potere politico della chiesa cattolica”, ma ottiene una scarsa risposta, tanto che tutti si sono incamminati alla visita della mostra.
Incontro un amico mio correligionario e guardandomi con aria delusa e seccata mi dice “stavo venendo da te per conoscere le tue impressioni”.
Supponiamo che saremmo stati i soli a porci delle domande e troviamo solo nella volontà di portare Pio XII agli altari, la scelta fatta dal gruppo di esperti nella preferenza di questi documenti: ma gli altri carteggi?
Finisce nel tumulto della gente, una presentazione noiosa perché dal sapore di un eterno spot pubblicitario. Auguriamoci che quando gli scrigni verranno totalmente aperti – si parla di 3, 4 anni -, si riuscirà a dare una luce vera al pontificato Pacelli, forse perché usciranno lettere di ringraziamento anche dai campi tedeschi, dalla Risiera di San Sabba oppure dal Lager di Bolzano che non parleranno di “doni di coperte” bensì della volontà di liberazione dalle leggi razziali e dalla Shoah.
Ovviamente molti, per non dire tutti i giornalisti, si sono domandati il motivo per questa lunga attesa. C’è anche chi ha invocato “Wikileaks”.
 Ci auguriamo che nel futuro prossimo e non anteriore, possano essere mostrati anche documenti inerenti la Grande Inquisizione, la storia dei ghetti (quello di Roma durò fino alla caduta del potere temporale dei Papi nel 1870 dopo la breccia di Porta Pia) ed altre realtà storiche.
Sebbene l’Archivio sia stato creato nel diciassettesimo secolo, vengono custoditi nello stesso dei documenti risalenti all’undicesimo.
Fiduciosi, l’illuminazione riguarderà forse un giorno i resoconti dalle nuove terre e la fine dei popoli precolombiani. Forse sarà addirittura possibile “leggere” le documentazioni in merito a tante testimonianze dalle crociate in poi. 


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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