Sul FOGLIO di oggi, 01/03/2012, a pag.1, con il titolo " Quel pasticciaccio brutto fra terroristi all'aeroporto del Cairo" Daniele Raineri racconta come nell'Egitto post-Mubarak la jihad sia ormai normalizzata, anche Zawahiri rientra a casa. Primavera araba ?
Ecco il pezzo:
al-Zawahiri
Roma. Ieri mattina. All’aeroporto internazionale del Cairo gli agenti egiziani arrestano un uomo appena atterrato da un volo proveniente via Dubai dal Pakistan. L’identità corrisponde a Saif al Adel, ex colonnello delle forze speciali, comandante militare delle operazioni di al Qaida fin dal 2011, nella lista dei dieci terroristi più ricercati dall’Fbi americano. Due ore più tardi, fuori dall’aeroporto, la verità dei fatti si sdoppia in due versioni diverse. Secondo la prima, l’uomo non è più al Adel. Scambio di persone: è Muhammad Ibrahim Makkawi, appartenente a un’altra organizzazione terroristica, ricercato in Egitto. La storia dei due latitanti è simile: entrambi sono stati militari nell’esercito, entrambi hanno combattuto nella battaglia di Jalalabad in Afghanistan nel 1989 (uno dei momenti centrali dell’epica della guerra santa degli islamisti arabi contemporanei), ma Saif finì per unirsi a Bin Laden e Makkawi invece scelse il Jihad egiziano di Ayman al Zawahiri, quando i due ancora guidavano gruppi differenti. Entrambi di recente hanno trovato ospitalità clandestina in Pakistan. Per anni, il governo americano e quello egiziano hanno inserito il nome “Muhammad Ibrahim Makkawi” tra gli alias del comandante di al Qaida (sul sito dell’Fbi è ancora presente). Con il trascorrere del tempo Makkawi è diventato il gemello sfortunato di Adel, confuso e scambiato per lui e cercato dagli stessi servizi segreti che danno la caccia al bersaglio più importante. Fonti al Cairo dicono: non è Makkawi il prigioniero, è proprio Saif al Adel. La notizia è stata ritrattata, per far posare il polverone ed evitare le conseguenze internazionali. Che fare con gli americani, che vogliono collaborazione dagli egiziani e chiedono accesso al prigioniero? Non conviene pubblicizzare il fatto di avere in mano l’ultimo capo operativo della generazione originale di al Qaida, mentre l’ex pediatra al Zawahiri si limita a sporadici comunicati ideologici. Quindi troncare, sopire. Le fonti sottolineano due particolari: l’uomo si è imbarcato in Pakistan dopo avere preso il biglietto all’ambasciata egiziana della capitale Islamabad; un mese fa sono tornati in Egitto il suocero e la famiglia del vero Saif al Adel, come se attendessero un imminente ricongiungimento. Il canale satellitare al Arabiya sostiene: è un equivoco, si tratta di Makkawi, tornato in Egitto proprio per mettere in chiaro finalmente la propria posizione, nel nuovo clima del dopo Mubarak. Sciogliere il mistero dovrebbe essere questione di poco tempo, anche se le questioni di sicurezza egiziane sono sempre opache – per esempio i nomi dei generali sono segreto di stato, e ancora non si sanno i nomi dei soldati che la tv nazionale ha dato per morti nei disordini con i copti a ottobre. Su un aereo di linea Che cosa rende credibile l’arrivo di un capo operativo di al Qaida in Egitto a bordo di un aereo di linea? Al Adel ha trascorso gli ultimi dieci anni godendo di uno status di semi immunità diplomatica. Fuggito dall’Afghanistan invaso dalle forze americane nell’autunno 2001, è stato trattenuto in Iran in un villino sotto la protezione dei servizi segreti in un regime di protezione che ricorda la clandestinità di Osama bin Laden. Nel 2009 è stato liberato in Pakistan, in cambio di un diplomatico iraniano preso in ostaggio da estremisti, e da allora la sua posizione non è più conosciuta. C’è un nuovo clima di normalizzazione che grazia le figure più pericolose del jihad. Il 28 gennaio, un onorevole dell’appena insediato Parlamento egiziano ha chiesto di concedere asilo politico ad Ayman al Zawahiri. Aboud al Zomor, che a sua volta è un terrorista locale, processato e condannato a 30 anni per l’assassinio del presidente Sadat e che oggi è leader del partito ultrasalafita della Gamaa Islamiyah, sostiene che Zawahiri dovrebbe tornare “ a testa alta e in piena sicurezza”. Nelle manifestazioni di partito, il nipote di Zawahiri è sfoggiato con orgoglio. In queste ore, si attende un nuovo messaggio di Zawahiri, che a sua volta chiede liberazione e rimpatrio in Egitto di Omar Abdel Rahman, lo sceicco cieco, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per il primo attentato alle Torri gemelle nel 1993. Gli striscioni per la sua liberazione sono onnipresenti al Cairo. In quanto al Pakistan, che fa da terra di passaggio e di soggiorno impunito? In queste ore sta demolendo il rifugio di Bin Laden per cancellare il capitolo più imbarazzante della sua storia recente di rapporti con l’America e con il terrorismo, ed è per questo verosimile che non fermerebbe l’egiziano Saif al Adel se decidesse di tornare con clamore in patria.
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