Pubblichiamo oggi, 01/03/2012, due articoli di Giulio Meotti, il primo dal FOGLIO, il secondo da Ynet, il sito in inglese di Yediot Aharonot, il quotidiano israeliano più diffuso.
Ecco i pezzi:
Il Foglio-Giulio Meotti: " L'Unità Gerusalemme "
Nel mirino del terrorismo iraniano
Roma. Nell’eventuale strike israeliano alle installazioni nucleari iraniane è in gioco il fattore “BA”, ovvero Buenos Aires. Così lo ha definito ieri il New York Times in un lungo report sull’escalation atomica fra lo stato ebraico e la Repubblica islamica d’Iran. Fu chiaro e preciso il messaggio di tutto il regime iraniano quando decise, alla faccia di tutte le diplomazie, di nominare ministro della Difesa Ahmad Vahidi, che è stato proprio il comandante della Forza Quds della Guardia rivoluzionaria, che ha perpetrato nel 1992 l’attacco all’ambasciata israeliana di Buenos Aires, facendo trenta morti. Vahidi oggi è inseguito da un ordine di cattura internazionale perché sospettato di essere tra i mandanti anche del più grave attentato terroristico nella storia dell’Argentina, quando nel 1994 una Renault imbottita d’esplosivo sventra l’Associazione di mutua assistenza israelo-argentina di Buenos Aires, uccidendo 85 persone. Un anno fa il procuratore Alberto Nisman ha accusato Vahidi, oltre ad altri pasdaran, come “personaggio chiave nell’organizzazione della strage”. Una delegazione israeliana adesso è in volo verso la capitale argentina per il ventennale della strage, ma il pensiero è rivolto all’oggi. Alcuni giorni fa elementi iraniani e di Hezbollah hanno compiuto attentati alle sedi diplomatiche israeliane di Nuova Delhi e Tbilisi, ferendo la moglie dell’ambasciatore in India. Anche il Financial Times martedì ha scritto che la risposta iraniana all’attacco israeliano sarà più o meno così: “x+1991+2006+BA”. La “x” sta per l’incognita sulla potenza di fuoco, il 1991 per la prima Guerra del Golfo, il 2006 per la guerra di Hezbollah e BA per le rappresaglie alle sedi straniere. Questa settimana il Foreign Office britannico ha chiesto ai propri diplomatici di non farsi vedere in pubblico assieme ai colleghi israeliani. Teheran potrebbe scatenare la sua vendetta contro obiettivi ebraici all’estero. Sinagoghe, ambasciate, centri culturali. Il giornale del Golfo al Jarida ha rivelato giorni fa che gli iraniani avevano approntato un piano per l’eliminazione, durante un soggiorno a Singapore, di Ehud Barak, ministro della Difesa israeliano. Israele ritiene decisa la figura di Talal Hamia, l’operativo di Hezbollah che fu già coinvolto negli attentati in Argentina nel 1992 e nel 1994. Alex Fishman, esperto militare del giornale israeliano Yedioth Ahronoth, ha appena scritto che il regime degli ayatollah avrebbe allertato le “cellule dormienti” della unità al Quds. Il gruppo, che significa in arabo Gerusalemme, venne creato nel 1990 ed è strettamente collegato ai Guardiani della rivoluzione. Guidata da Vahidi, l’Armata Quds è specializzata nelle operazioni all’estero che vengono coordinate da un “Ufficio politico”. La lista dei morti ammazzati Il corpo risponde soltanto all’ayatollah Ali Khamenei, ha un budget segreto ed è stato soprannominato “octopus”, per la sua fitta rete di emissari nel mondo. Addestrano anche la repressione di Bashar el Assad in Siria e assistono Hezbollah e Hamas. Le basi maggiori sono state in Turchia, Pakistan, Germania e Svizzera. In Europa il centro strategico è stato considerato a lungo l’ambasciata iraniana a Bonn. L’ambasciata di Sarajevo è stato il cuore logistico di al Quds nei Balcani. Si è parlato anche di cellule all’interno d’Israele legate a cittadini arabo-israeliani, soprattutto in Galilea. I sicari iraniani hanno colpito a Roma, uccidendo Naghdi Mohammed Hussein, l’ex plenipotenziario iraniano presso la Santa Sede passato all’opposizione. A Ginevra è caduto Kazem Rajavi, il fratello del leader dei Mujaheddin del popolo. Gholam Ali Oveissi, ex comandante dell’esercito dello scià, e suo fratello Hossein, ex generale, sono stati assassinati a Parigi dove erano rifugiati dalla caduta dello scià. Nel 1987 vennero uccisi nella loro casa alla periferia di Londra Mohamed Ali Tavakoli-Nabavi e il figlio minore. Cyrus Elahi, oppositore iraniano, è stato ucciso nel suo appartamento a Parigi. Sempre a Parigi muore Abdel Rahman Boroumand, presidente del comitato della Resistenza iraniana. Shahpour Bahktiar, ultimo primo ministro di Reza Pahlavi, è rimasto ucciso nella sua villa a Suresnes, nella periferia parigina, con il capo di gabinetto Fouroush Katibeh. A Berlino e in Austria vengono uccisi numerosi dirigenti curdi. All’inizio di gennaio, l’intelligence israeliana ha segnalato “nuove attività della forza al Quds in Europa e in sud America”.
Ynet-Giulio Meotti: "I Verdi contro gli Ebrei"
(Pubblicato in inglese su Ynet, trduzione di Yehudit Weisz)
“Il deserto geme”campeggia sulla copertina di Cornerstone, la pubblicazione del centro di Teologia Sabeel palestinese. “L’esercito israeliano e i coloni hanno inquinato le zone palestinesi”scrive il reverendo Naim Ateek, leader del noto centro cristiano anti- ebraico. Malgrado Israele sia l’unico paese a iniziare il 21°secolo con una forte crescita di superficie verde grazie alle sue foreste, gli attivisti del Movimento Verde sono oggi tra i più virulenti nemici degli Ebrei. Hilde Scheidt, del partito dei Verdi e sindaco di Aquisgrana, ha appena lanciato una campagna mediatica contro Israele. Il famoso giornalista e scrittore tedesco Henryk Broder l’aveva definita ”la Verde anti-semita” dopo che lei aveva difeso una vignetta che ritraeva un uomo con una stella di Davide sul petto, che sta divorando un giovane palestinese, usando una forchetta avvolta da una bandiera americana e un coltello con su scritto “Gaza”.
Già nel 1991, il portavoce del Partito dei Verdi tedesco, Hans Christian Stroebele, aveva difeso i missili lanciati da Saddam Hussein su Tel Aviv perché “ gli attacchi dell’Iraq sono la logica, meritata conseguenza della politica di Israele nei confronti dei Palestinesi e degli Stati arabi”.
Le menzogne dei Verdi sull’ "ecologia di occupazione” si stanno diffondendo ora ai massimi livelli europei.
Il Comitato per gli affari esteri del parlamento francese ha recentemente pubblicato un rapporto senza precedenti in cui accusa Israele di attuare l’apartheid nella distribuzione di acqua in Giudea e Samaria. Nel frattempo, gli ambientalisti accusano l’esercito di Israele di essere il maggiore responsabile della diffusione del cancro nei bambini palestinesi.
Questa "accusa del sangue" era stata lanciata già nel 1999 da Suha, la vedova di Yasser Arafat, quando aveva dichiarato che il gas israeliano avvelenava i bambini arabi: “Il nostro popolo è stato sottoposto ogni giorno e per lungo tempo ai velenosi gas delle forze israeliane, con il risultato che aumentano i casi di cancro tra le donne e i bambini”. Aveva anche aggiunto che Israele “ha contaminato circa l’80% delle fonti d’acqua utilizzate dai Palestinesi”.
Retorica in stile nazista, Il mito dell’inquinamento si diffonde anche nell’ambito della letteratura. Il drammaturgo inglese David Hare ha scritto che gli Ebrei hanno “inquinato”la Terra Promessa e che “non appartengono a questo luogo”. Secondo questa versione razzista, “le specie autoctone” hanno avuto origine in un certo luogo e questo appartenengono. Quindi, la “colonizzazione” di Israele minaccia l’ambiente “originale”arabo.
Le ONG Verdi accusano Israele di “guerra ecologica”, deforestazione, erosione dei terreni agricoli, e di esproprio di terre arabe inglobate nel Parco Nazionale d’Israele. Geografi europei denunciano la cementificazione delle colonie, “l’architettura di occupazione” in una crescente topografia dell’odio.
Altrove, il gruppo "Architetti e Progettisti per la Giustizia in Palestina", sotto la guida dell’inglese Richard Rogers, ha chiesto di boicottare gli architetti, i progettisti e le imprese coinvolte nella costruzione della barriera di sicurezza, che ha fermato i terroristi suicidi. Eyal Weizman, un architetto israeliano che vive a Londra, definisce tutto questo”crimine di guerra”.
All’interno del movimento dei verdi molti hanno adottato una retorica di stile nazista per danneggiare le imprese israeliane. La propaganda diffusa dai boicottatori descrive in modo oltraggioso i cittadini che vivono in Giudea e Samaria come “parassiti”.
Sotto il loro tiro sono i prodotti del Golan, come i vini, l’acqua minerale, il latte. Anche i fiori rientrano nel boicottaggio, perché fin dal 1970, anno in cui Israele ha iniziato a esportarli, è stato un mercato in continua espansione.
Gli attivisti Verdi hanno anche preso di mira la società di prodotti cosmetici Ahavà. Negli ultimi tre anni, migliaia di donne occidentali in bikini, appartenenti all’associazione Code Pink (codice rosa), protestano fuori dai negozi Ahavà nelle città american e europee. Di solito si mascherano con il fango del Mar Morto, e scrivono frasi tipo: ”Ahavà è uno sporco affare”. Lo slogan della campagna è originale e colpisce: ”Bellezza rubata”. Il governo olandese ha promosso un’indagine per decidere se Ahavà debba usufruire di privilegi fiscali accordati al commercio con l’estero. In passato, Kristin Davis, l’attrice della serie "Sex and the City", venne sospesa dal gruppo umanitario internazionale Oxfam perché aveva partecipato ad una campagna pubblicitaria della ditta Ahavà.
Per concludere, gli ambientalisti hanno lanciato una campagna in stile antisemita medievale contro Israele, con la classica "accusa del sangue", che demonizza gli Ebrei accusandoli di "impadronirsi" e " inquinare " l' "architettura tradizionale della Palestina".
Questa campagna ha dimostrato invece, ancora una volta, che l’anti-semitismo è la forma più pericolosa di inquinamento.
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