Sul 'Corano bruciato' si sono lette nei giorni scorsi molte sciocchezze. Racconta come è andata veramente, Pio Pompa sul FOGLIO di oggi, 01/03/2012, a pag.3, in un pezzo dal titolo "Una trappola pachistana dietro al rogo del Corano a Bagram".
Ecco l'articolo:
Pio Pompa
In Afghanistan, come in altre aree del mondo islamico, quando si scende in strada a protestare non ci si limita al rogo di qualche bandiera degli Stati Uniti odi Israele, ma si trasforma ogni dimostrazione in un bagno di sangue dove si uccide e si resta uccisi”. Commenta così al Foglio una fonte araba d’intelligence la sanguinosa reazione degli afghani al rogo di alcune copie del Corano avvenuto la scorsa settimana nella base Nato di Bagram, nel nord-est del paese. “Mentre voi occidentali vi ostinate a porgere scuse che non servono a nulla, come ha fatto più volte il presidente Barack Obama, loro uccidono”, aggiunge il nostro interlocutore. Sarebbe pertanto auspicabile che i vertici dell’Alleanza atlantica e soprattutto i comandi militari americani avviassero al più presto una profonda rivisitazione dei dispositivi che riguardano la disciplina delle Forze armate e l’osservanza delle norme di segretezza da parte dei soldati e degli apparati di intelligence dispiegati non soltanto in Afghanistan, ma anche in altre aree di crisi. “A Bagram – spiega la nostra fonte – non si è trattato di un deprecabile incidente, ma di una trappola ordita dai servizi segreti pachistani con l’obiettivo di congelare i negoziati tra i rappresentanti dei talebani e gli americani in corso a Doha, in Qatar”. Per gli agenti dell’intelligence di Islamabad è stato facile “inserire all’interno della base di Bagram interpreti e operai afghani in grado di entrare in contatto con i prigionieri lì detenuti, scambiando con loro messaggi cifrati contenuti nel Corano”, sostiene con il Foglio il nostro interlocutore. A quel punto, non si doveva far altro che attendere il momento in cui i messaggi sarebbero stati intercettati, decifrati, tradotti e (come da regolare procedura) bruciati. E’ così che sono finite al rogo un centinaio di copie del Corano. Il resto lo hanno fatto i soldati americani, talmente superficiali da lasciare tracce evidenti del loro operato prontamente raccolte dagli operai afghani addetti alle pulizie. Incredibile, poi, l’enorme falla nel sistema di sicurezza e controspionaggio della base, incapace persino di impedire che pagine annerite del Corano fossero trafugate e mostrate alla popolazione, scatenando così la rivolta. Soddisfatti dell’accaduto i vertici talebani, increduli per quanto avvenuto a Bagram. Uno di loro, ridendo, pare abbia dichiarato che le trattative a Doha possono proseguire, dal momento che non sembra essere poi così difficile mettere nel sacco gli americani.
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