Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/02/2012, a pag. 36, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Nella Miami del Mediterraneo", a pag. 37, l'articolo di Ron Arad dal titolo "Una bolla eccitante dalle mille architetture ".
Ecco i pezzi:
Fabio Scuto - " Nella Miami del Mediterraneo "
Tel Aviv
La capitale economica e culturale di Israele, la città dei piaceri e della vita notturna è anche il centro degli affari: le banche e più della metà delle grandi imprese hanno sede nei grattacieli di vetro che costeggiano la Ayalon, l´arteria (sempre trafficata) che percorre Tel Aviv in senso longitudinale. Oggi nella "grande Tel Aviv" abitano più di un milione di persone. E non si dorme quasi mai. Perché è lei la nuova stella della movida mediterranea: giovane, multiculturale e aperta a sperimentazioni che coinvolgono moda, design e stili di vita. Ecco il paradiso dei nottambuli e dei fissati col fitness. Non è raro vedere alle prime luci dell´alba sul bellissimo lungomare i primi surfisti che indossano la muta per aspettare la marea del mattino e gli ultimi nottambuli che escono dai pub e dai locali dove si è suonato e bevuto fino all´ultima goccia. Una distanza siderale, a dispetto dei 70 chilometri, la divide da Gerusalemme: Tel Aviv è la versione dionisiaca della Città Santa. Una versione perfetta adesso anche per iPhone visto che l´associazione per il Turismo della città ha lanciato Visit Tlv, la prima guida turistica di Tel Aviv e Jaffa scaricabile gratuitamente.
E intanto piovono riconoscimenti sulla Miami del Medio Oriente. Se per il National Geographic la città ha una delle dieci spiagge più belle del mondo, Forbes la considera la capitale della vita notturna di tutto il Mediterraneo e Out Magazine l´ha proclamata nel 2011 la città più gay-friendly del mondo.
Di giorno, in città, la vita si concentra sui suoi quattordici chilometri di spiaggia: il posto perfetto dove sedersi per bere un caffè, fare un tuffo o correre sulla lunghissima pista ciclabile. L´arenile in estate cambia volto: durante la giornata, i lidi - ce ne sono per tutti i gusti da quelli dei surfisti a quelli per famiglie, per l´upper class, per i single, per i religiosi ultraortodossi - che al mattino hanno ospitato il popolo del mare, la sera diventano il luogo perfetto dove consumare il rito dell´aperitivo, mentre il sole tramonta e a Jaffa scintillano le prime luci dei ristorantini nell´antica cittadella fortificata fondata più di duemila anni fa.
Jaffa vale un giro al primo mattino perché dietro alla Torre dell´Orologio - tranne il sabato - si può passeggiare nel HaPeshpishim, il mercato delle pulci, dove si compra di tutto: vecchie macchine fotografiche, tappeti, mobili d´epoca, orologi e vecchie stampe. E nei vicoli vicini si trovano numerosi antiquari. La passeggiata prosegue a Nevè Tzedek, primo quartiere ebraico fuori dalle antiche mura di Jaffa, che è oggi una delle zone più trendy. Le vecchia stazione ferroviaria ottomana, da dove un tempo partiva il treno per Gerusalemme, è stata restaurata e ora il quartiere è pieno di gallerie d´arte, ristoranti e spazi per performance. È qui che nacque Tel Aviv nel 1909.
La città ha avuto un´espansione molto rapida con la fine delle Prima Guerra e l´inizio del mandato britannico. Allora sono nati quartieri con caratteristiche particolari e, per certi versi, unici al mondo. La Piccola Odessa (in ebraico: Odessa HaKtanà), compresa fra Nevé Tzedek e (verso nord) Sheinkin Street, è un ottimo esempio di stile eclettico, che fonde elementi russi e centro-europei con altri locali, arabi e ottomani. Si costruì in questo stile fino al 1929, quando le autorità britanniche vararono il piano regolatore della città moderna. Ciò coincise con l´arrivo in Palestina di architetti che si erano formati alla scuola Bauhaus tedesca (chiusa nel 1933 dai nazisti) e che contribuirono molto allo sviluppo di Tel Aviv. Il nome Città Bianca (Ha-Ir HaLevanà) fa appunto riferimento alla presenza di più di quattromila edifici costruiti in stile Bauhaus negli anni Trenta. Tanto che Tel Aviv è la maggiore città al mondo per la presenza di edifici realizzati secondo i principi del movimento Modernista e nel 2003 l´Unesco ha proclamato la Città Bianca Patrimonio dell´Umanità.
Non lontano da downtown vale la pena inoltrarsi su Dizengoff, il grande viale di negozi e centri commerciali con i caffè affollati a tutte le ore. Sull´angolo con via Tarsat si innalza l´Helena Rubistein Pavillon distaccamento del Museo Nazionale d´arte moderna che presenta opere di artisti israeliani, palestinesi e stranieri. E "dopo-cena", Tel Aviv è il posto giusto dove trovare ottima musica dal vivo: ci sono almeno un´ottantina di locali con live music jazz, pop, rock, kleizmer, etnica. Non abbiate fretta c´è tempo per girarne almeno due o tre prima di tornare a Jaffa per un rito d´obbligo: un cornetto caldo o un krapfen appena fritto alla bakery di Abulafia aperta 24 ore su 24. Un´altra istituzione della città.
Ron Arad - " Una bolla eccitante dalle mille architetture "
Ron Arad, designer
Tel Aviv per me è stato un posto magnifico dove crescere, unico al mondo - almeno finché non ho scoperto il mondo. Ci torno spesso, perché mio padre,
il mio vecchio padre
di novantacinque anni, vive ancora qui. E poi perché Tel Aviv
è un posto speciale, ed è anche un posto che amo - anche
se sta in un´area turbolenta
del Medio Oriente.
È come stare in una bolla: quando ci sei dentro tutto
è interessante, avvolgente, eccitante, sembra che il mondo
sia fantastico, mentre sai che non lo è, e che tutto
può svanire da un momento all´altro. Tel Aviv è una città intensa e ambiziosa. Ora sto seguendo con l´architetto Avner Yashar un grande progetto residenziale a HaYarkon Street, ma qui sono molti i talenti. Oltre all´ideazione contemporanea amo la specialissima architettura modernista
che è valsa a questo luogo il nome di Città Bianca
e l´inserimento nella World Heritage List dell´Unesco.
Negli anni Trenta molti architetti hanno dovuto lasciare l´Europa
e sono venuti a Tel Aviv dove hanno realizzato un´architettura che declina il Modernismo in forme speciali legate al clima, alla luce, al masterplan.
Amo gli edifici di Joseph Neufeld e Carl Rubin,
quelli di Sam Barkai e Shlomo Bernstein che avevano lavorato
con Le Corbusier,
e poi quelli di Zeev Rechter e molti altri. Ma amo anche posti come, ad esempio, il Cafè Noah il tempio della musica fin dagli anni Sessanta.
È un luogo classico da appuntamento. "Ci vediamo al Cafè Noah", si dice da queste parti.
(Testo raccolto
da Cloe Piccoli)
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