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Il Giornale Rassegna Stampa
27.02.2012 Referendum in Siria, ma Assad continua indisturbato a massacrare la popolazione
cronaca di Rolla Scolari

Testata: Il Giornale
Data: 27 febbraio 2012
Pagina: 12
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Assad usa la democrazia per fare il tiranno»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 27/02/2012, a pag. 12, l'articolo di Rolla Scolari dal titolo "Assad usa la democrazia per fare il tiranno".


Bashar al Assad, Rolla Scolari

Ha votato assieme alla moglie Asma al quartier generale della te­levisione di Stato a Damasco. E proprio la televisione di Stato ha mandato in onda le immagini del raìs siriano Bashar el Assad, men­tre esce dall'edificio in un impec­cabile completo blu, circondato dalle telecamere. Una folla di so­stenitori ripete uno slogan il cui modello, con alcune variazioni, è stato utilizzato per mesi dai leali­sti di altri regimi della regione: «Al­lah, Suriya, Bashar wBas» - Dio, la Siria, Bashar e nient'altro. Ie­ri, mentre tan­te­parti del Pae­se erano sotto il cannoneggia­mento dell' esercito siria­no, mentre le organizzazio­n­i dei dissiden­ti tenevano il conto dei morti e la Croce Rossa negoziava ancora per l'evacuazio­ne dei feriti da Homs (tra cui due giornalisti occidentali) si teneva in Siria un referendum costituzio­nale. Secondo il regime il voto di ie­ri dovrebbe aprire alle riforme. L'abrogazione dell'articolo 8 del­la Carta fondamentale dovrebbe infatti garantire l'entrata in scena di partiti oltre al Baath, movimen­to al potere da decenni. Il governo ha annunciato elezioni tra tre me­si.
Per i gruppi dell'opposizione si­r­iana all'estero e per gli attivisti sul campo, il voto è uno scherzo di cat­tivo gusto. «Una presa in giro», ha detto al Giornale Sima Mazona, at­tivista siriana che vive a Dubai. «A
Homs, Hama, Daraa, Idlib la po­polazione è sotto i bombardamen­ti, come è possibile votare in que­sta situazione? », dice. Il ministero dell'Interno siriano aveva fatto s­a­pere durante la giornata di ieri che «il referendum sulla nuova Costi­tuzione si sta tenendo normal­mente nella maggior parte delle province, con un grande afflusso, a parte alcune aree». C'è una cru­dele ironia in quel «a parte alcune aree».Gli attivisti del Syrian Obser­vatory for Human Ri­ghts contatta­ti ieri dal Giornale contavano in se­rata 37 civili uccisi e 17 morti tra le forze di sicurezza siriane. Le im­magini della tv di Stato dei cittadi­ni ai seggi e i video degli attivisti tra le rovine di Homs, davanti allo sconforto di medici senza risorse, raccontano da sole l'assurdità di un referendum che il regime ha presentato come democratico, usato dalla dittatura come ultimo disperato paravento. «Una mano­vra cinica », dice il segretario di Sta­to americano Hillary Clinton, che serve ad Assad «a giustificare quel­lo c­he sta facendo al resto dei citta­dini siriani ». Il voto «non è nient'al­tro che una farsa», taglia corto il ministro degli Esteri tedesco Gui­do Westerwelle.
Da lunedì, i dissidenti siriani ne sono certi, nulla sarà cambiato in Siria. L'opposizione, che ha boi­cottato il voto e chiede l'uscita di scena di Assad, come ha fatto ve­nerdì anche il presidente america­no Barack Obama, sa bene che quella che il regime ha definito una riforma costituzionale non fermerà le violenze. A Homs, spie­ga un attivista al telefono dagli Emirati Arabi, qualcuno ha costru­ito finte urne per un finto referen­dum: sì o no all'esecuzione del raìs. Mentre ieri il presidente siria­no si dedicava all'esercizio del vo­to, l'esercito continuava l'offensi­va sulla città - bombardata da
quattro settimane. Secondo diver­si attivisti siriani all'estero contat­tati ieri dal Giornale , a Daraa e Idlib, due dei centri più colpiti dal­le violenze, le forze di sicurezza avrebbero forzato decine di perso­ne a votare, sequestrando loro le carte di identità ai posti di blocco, informando i cittadini che se le ri­volevano avrebbero dovuto recar­si ai seggi. Il Syrian Observatory for Human Rights contesta inol­tre le dichiarazioni del regime sul «grande afflusso» ai seggi. Secon­do gli avvocati dell'organizzazio­ne sul campo, l'astensionismo sa­rebbe stato pari al 70%, cifra diffici­le da verificare, a causa del limita­tissimo accesso dei giornalisti stranieri al Paese.

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