Il commento di Daniele Scalise
Daniele Scalise, giornalista e scrittore. Scirve su 'Prima Comunicazione'.
E' autore di
Cose dell’altro mondo. Viaggio nell’Italia gay-Zelig
Il caso Mortara-Mondadori
I soliti ebrei -Mondadori
Lettera di un padre omosessuale alla figlia-Rizzoli http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=33806
Capisco la sorpresa ma non riesco a condividerla. Mi spiego: dopo quarant’anni di mestiere so bene, fin troppo bene, come funzionano le storie dei giornalisti (e lo sanno tutti i giornalisti, che lo vogliano ammettere o meno). Mi riferisco all’affaire Alix Van Buren, alle sue letterine amorose con la portavoce di quell’assassino di Assad, ai ‘quanto mi manchi’, al riferimento ai ‘bellissimi regali’ ricevuti in dono, a quella complicità a dir poco inquietante, umiliante e – last AND least – perfino inutile. Capisco la sorpresa e il senso di nausea. (Ecco la nausea, quella sì, quella mi è rimasta anche dopo quarant’anni). Il punto è: come mai i media italiani – salvo rare eccezioni – hanno fatto finta di niente? I giornalisti, di fronte allo svelamento delle missive amorevoli tra Van Buren e madame Boutheina hanno girato pudicamente lo sguardo dall’altra parte in un misto di indifferenza, irritazione, complicità e forse (ma solo forse) un lieve quanto non dicibile imbarazzo. “Così fan tutti” è il ritornello che mi sono sentito ripetere dai miei colleghi fin dall’inizio della carriera. Imbrogliare sulle note spese, inventarsi interviste, descrivere posti dove non si è mai stati, accreditarsi atti di coraggiose escursioni rimanendo al sicuro nelle proprie comode camere da letto di alberghi di lusso. Durante la prima guerra del Golfo nella quale ero inviato speciale (e dove ho incrociato una giovane e svolazzante Van Buren) cercavo di starmente lontano dai colleghi italiani per una semplice ragione: se stavi dietro a loro non riuscivi a trovare una notizia nemmeno se piangevi in greco. E se per caso te ne capitava una per le mani, dovevi condividerla con gli altri per una sorta di patto d’onore che (ma non ero il solo, grazie al cielo) non ho mai voluto sottoscrivere. Fu in quell’occasione che incontrai e conobbi Oriana Fallaci che in tre mesi mi spiegò alcune cosette importanti: “Stai lontano dagli italiani. Non sanno niente, non sono curiosi, sono solo preoccupati di lucrare sulle spese e di farsi una vacanza. Sono invidiosi, spesso codardi e quasi sempre bugiardi. Vai in giro, segui i soldati americani, segui quelli francesci, vai davanti alle moschee, mischiati con gli arabi, interrogali, fatti raccontare, guarda, osserva, scrivi, ma per la carità non perdere tempo dietro agli italiani!”. Le diedi retta e so che feci bene (se non altro a me stesso). Il pool dei giornalisti italiani veniva riconosciuto beffardemente dagli altri colleghi come “the swimming pool” perché molti suoi componenti erano noti per trascorrere intere giornate a bordo piscina. Poi verso le sette della sera, poco prima di cena, quando dalla redazione di Milano o di Roma, i capi chiamavano per avere il pezzo, li vedevi correre nelle stanze e ticchettare sui primitivi computer dopo aver rubacchiato qualche notizia dalla stampa o dai tg locali o dalla Cnn. Racconto tutto questo perché sono persuaso che la vicenda che riguarda Alix Van Buren, il suo carteggio amichevole con la madame di Damasco e l’omertà della categoria, non mi stupisce né mi scandalizza (anche se, lo ribadisco, continua a nausearmi). Le mancate reazioni dei colleghi, il silenzio di un Ordine che andrebbe abolito (ma non succederà mai), il velo di silenzio generale è il costume costante di una categoria che spesso fa le pulci agli altri, che si riempie la bocca di ‘caste’, che da lezioni di bon ton e di morale ma che poi conserva e protegge comportamenti scandalosi.
P.S. In una conversazione privata mi sono permesso di dire ad Angelo Pezzana di aver trovato ingiusto il commento che Informazione Corretta ha riservato a Ritanna Armeni a proposito della sua lettera a Vauro pubblicata sul Foglio. Di certo siamo nel campo delle opinioni e mi permetto di sfruttare la vostra ospitalità per esprimere la mia: la lettera di Armeni non aveva nulla, a mio parere, di buonista. Il fatto che una persona così caratterizzata politicamente abbia scritto parole decise e abbia preso una posizione netta in una questione del genere, mi pare cosa salutare da riconoscere.