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Informazione Corretta Rassegna Stampa
25.02.2012 La soluzione degli ' Otto Stati '
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 25 febbraio 2012
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «La soluzione degli ' Otto Stati '»

La soluzione degli " Otto Stati"
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall'ebraico di Sally Zahav, a cura di Yehudit Weisz)

 Il mondo arabo è stato attraversato da molte ideologie, ogni volta che ne è arrivata una nuova, molti ritenevano che fosse quella con la “i” maiuscola, quella che avrebbe unificato, organizzato, formato e guidato il mondo arabo verso un moderno stile di vita europeo. Il Nazionalismo (inteso come lealtà dell’individuo all’interno del proprio gruppo etnico) che era sorto in Europa dopo la “Primavera delle Nazioni” (1848), era conosciuto nel mondo arabo con il nome “Komiya”, patriottismo, che esprimeva il legame alla terra di origine. Il Pan-Slavismo aveva portato l’idea del Pan-Arabismo; il socialismo europeo fu adottato dagli Arabi con il nome di “Ba’ath”; arrivò anche il Comunismo noto come " Shayoo'aya", persino l’ideologia nazista, che si diffuse negli anni ’30, ebbe presa su alcuni intellettuali arabi. Un esempio è stato Muhammad Anwar al Sadat, leader del Movimento Nazista Egiziano, che divenne più tardi presidente d’Egitto.

 Tutte queste idee circolarono in Medio Oriente negli ultimi cent’ anni e gli osservatori stranieri - soprattutto gli ufficiali dell’Impero coloniale britannico - pensavano che la modernità dell’Europa si sarebbe instaurata fra le popolazioni locali attraverso le nuove ideologie importate da Arabi illuminati, educati alla Sorbona, a Oxford, Yale e Harvard. Sulla base di queste ideologie - così speravano gli ufficiali britannici, francesi e italiani - sarebbero sorti, come accadde in Europa, degli stati-nazione che sarebbero diventati un punto di riferimento per identità, coesione sociale, e senso di nazione per i popoli del Medio Oriente (sebbene nessuno avesse chiesto loro se sarebbero stati d’accordo ad adottare quei metodi e quelle ideologie).

 Questo non avvenne. La maggior parte dei popoli del Medio Oriente rimase leale alla tribù, al gruppo etnico, religioso o alla setta e rifiutò qualunque idea di provenienza occidentale. Il cardine della cultura medio-orientale è e rimane la cultura tribale, quella che gli Europei pensavano di poter eliminare con alcuni articoli sui giornali o conferenze radiofoniche. Oggi noi indirizziamo le nostre parole alla compresnione dei popoli medio-orientali seguendo i loro modelli tradizionali.

Afganistan

 Alla radice dei problemi di questo paese poverissimo sta il fatto che il Governo britannico incluse al suo interno ben undici diversi gruppi etnici: Chirghisi, Turcmeni, Nuristani, Pamiri, Pashtun, Tagiki, Hazari, Uzbechi, Aimak e Baloch. Questi gruppi hanno molto poco in comune, hanno differenti consuetudini, leaders, obiettivi, sono talmente diversi gli uni dagli altri da non parlare neppure la stessa lingua, inoltre è da notare che nessun gruppo si definisce “Afgano”: è dunque così sorprendente che questo stato sia un fallimento e che non si riesca a rendere stabile il paese? Sono anche falliti i tentativi esterni di condurre questi gruppi a cooperare tra loro. Mi stupisce che il mondo tenti ogni volta di resuscitare questi tentativi falliti politicamente, mentre avrebbe dovuto dividere il paese in differenti etnie molto tempo fa.

Iraq

Questo Stato è diviso lungo 4 assi : l’asse etnico con i seguenti 4 gruppi: Arabi, Curdi, Turcmeni e Persiani;
l’asse tribale : con circa settanta tribù, ognuna funziona come se fosse un gruppo etnico separato. Gli uomini di queste tribù non sposeranno mai donne di un’altra, non essendoci legami di fiducia reciproca, come non esistono neppure scambi commerciali. Ogni tribù ha il suo dialetto, alcune hanno persino bandiera e inno diversi, che nulla hanno a che vedere con la bandiera e l’inno nazionale dell’Iraq;
l’asse religioso : vi sono Musulmani , Cristiani, poche decine di Ebrei, Tsavaaim, Mandeani, Zoroastriani, Bahai, Yazidi, e altri. I Musulmani ritengono eretici i membri di altre religioni;
l’asse delle sette : i Musulmani si dividono tra Sunniti, Sciiti, Salafiti e Sufi, mentre i Cristiani hanno al loro interno circa otto diverse sette.
E’ questa la più profonda ‘ferita’ dell’Iraq: ci si meraviglia che sia uno Stato che continua a perdere sangue?

 Libia

 La Libia ha un territorio totalmente desertico, in perenne carenza idrica, mentre la popolazione è divisa in circa 140 piccole tribù. Dopo essere riusciti a sbarazzarsi di Gheddafi, le tribù ora sono in lotta tra loro per il potere.

Giordania

 La popolazione per un quarto è costituita da Beduini, e per tre quarti da “Palestinesi”, cioè gente di campagna e di città che non vuole né può essere beduina, e quindi ora cerca di separarsi dal regime ( governato da una famiglia espulsa dai Sauditi novant’anni fa ) per trovare una “patria alternativa”, una Palestina diversa, oltre a quella che sperano sorga tra il mare e il fiume Giordano. E’ per questo che il re Abdullah ogni mese va a Washington a esortare il Presidente Obama, perchè eserciti pressioni su Israele allo scopo di creare uno stato palestinese a Gaza, Giudea e Samaria. Quando tutto questo si sarà avverato, il Re potrà dire ai suoi sudditi: “ Lo Stato Palestinese esiste già” e così potrà espellere in quello Stato Palestinese tutti coloro che in Giordania parlano di “patria alternativa”. In questo modo pensa di poter salvare il trono.

 Sudan

Nel luglio del 2011 il Sudan è stato diviso in due: Sudan del Nord e Sudan del Sud. Il Nord è sotto il regime di Arabi Musulmani, mentre la maggior parte della popolazione nelle periferie è cristiana e animista. La regione del Darfur ha lottato per la sua indipendenza per anni, e un’altra regione, il Kordofan cerca di separarsi dallo Stato del Nord.

Yemen

Venti anni fa la Repubblica dello Yemen del Sud si fuse con lo Yemen del Nord. Oggi, nelle città di Aden, Taiz e Ibb, a sud del paese, frequenti dimostrazioni popolari invocano l’ indipendenza, cioè la divisione dello Stato su base tribale.

 Siria

Anche la Siria è uno Stato in cui convivono diversi gruppi etnici: Arabi, Curdi, Turcmeni; e alcuni gruppi religiosi: Musulmani, Cristiani, i pochi Ebrei rimasti, Alawiti e Drusi. I Musulmani sono divisi tra Sunniti e Sciiti-Ismailiti, e vi sono alcune sette cristiane. Gli Islamici considerano eretici tutti gli altri, soprattutto gli Alawiti. Il problema di questi ultimi, che sono al potere, è di rappresentare solo un decimo del popolo siriano e di essere eretici, quindi, secondo gli Islamici, devono scegliere l’Islam o saranno uccisi.

Bahrein

E’ un’isola nel Golfo Persico, la maggior parte dei cittadini sono persiani sciiti, ma il potere è nelle mani di una minoranza, una tribù araba sunnita, che il Governo britannico aveva messo a capo degli sciiti. Negli ultimi anni, in particolare nel 2011, abbiamo assistito a molte dimostrazioni, con feriti e vittime.

I Palestinesi

Gaza è separata da Ramallah, il loro flirt non durerà molto, per la differenza tra i Beduini di Gaza e l’intellighenzia di Ramallah, dalla diversa mentalità. I figli di Hebron non sposeranno mai le figlie di Nablus, né i figli di Qalqiliya le figlie di Gerico, a causa del tribalismo che scorre nelle loro vene.

Iran

E' composto da Persiani, Azeri, Curdi, Baloch, Arabi e Turcmeni, si sarebbe già dovuto dividere molto tempo fa, se non fosse retto da una dittatura, laica al tempo dello Scià, religiosa dopo il 1978 con gli Ayatollah. Il popolo iraniano è laico, molti non sanno neppure come sia fatta una moschea. Con il crescere dell’oppressione religiosa, il livello religioso popolare diminuisce e con esso si riduce anche la legittimazione del regime.

 Turchia

 La popolazione turca comprende Turcmeni, Curdi, e Arabi; i Curdi da molti anni lottano per la loro indipendenza. Di recente, in seguito all’uccisione di Musulmani da parte di Alawiti in Siria, i Musulmani turchi per vendetta uccidono gli Alawiti. Erdogan è furioso con Bashar Assad, l’ultima cosa di cui ha bisogno la Turchia è una guerra intestina tra Musulmani e Alawiti.

La maggior parte degli Stati medio-orientali, per i loro conflitti interni, sono vacillanti. Nel Medio-oriente arabo, solo gli Stati del Golfo sono stabili: Kuwait, Qatar e i sette Stati degli Emirati Arabi. Il motivo di questa stabilità è semplice, ogni Stato è una tribù che rappresenta sé stessa. In questi stati non esistono elezioni per scegliere il leader nazionale, poiché la leadership è per tradizione accettata e legittimata, e quindi le elezioni non vengono nemmeno previste.

 Conclusioni

 Se per motivi demografici Israele vuole limitare la concessione della cittadinanza a più arabi possibile, si devono riconoscere sette città-stato per gli Arabi in Giudea e Samaria: Gerico, Ramallah, Nablus, Jenin, Tulkarem, Qalqilya e la zona araba di Hebron. La “soluzione degli otto stati”- Gaza più sette in Giudea e Samaria - è l’unico progetto basato su una chiara analisi sociologica della regione, non quello di sogni rosei, ma non realistici, della “soluzione dei due stati”, che si sarebbe già dovuto abbandonare da lungo tempo, innanzi tutto perché i Palestinesi avevano rifiutato le condizioni offerte, ma soprattutto perché non è adatta dal punto di vista sociologico al Medio Oriente. Invece di uno Stato Palestinese instabile per i suoi perenni conflitti interni, sarebbe auspicabile la fondazione di otto emirati con ciascuno la sua tribù. A Israele il compito di proteggere le aree rurali, in modo che non diventino le Colline di Hamas. Il Tribalismo in Medio Oriente è il centro del problema. A causa delle ideologie instaurate dall'Occidente, le popolazioni di quegli Stati vivono nella miseria. Qualsiasi soluzione verrà presa, dovrà essere realistica e funzionante, e dovrà tener conto del fatto che le tribù si sentono legittimate dalle tradizioni religiose e dalle sempre esistenti divisioni dell’area.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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