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Il Giornale Rassegna Stampa
24.02.2012 L'Occidente cieco di fronte al terrorismo
La vita di due soldati americani conta meno di un libro bruciato?

Testata: Il Giornale
Data: 24 febbraio 2012
Pagina: 16
Autore: Luciano Gulli
Titolo: «Corano al rogo, uccisi 2 soldati Usa. E ora Obama chiede scusa a Karzai»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 24/02/2012, a pag. 16, l'articolo di Luciano Gulli dal titolo " Corano al rogo, uccisi 2 soldati Usa. E ora Obama chiede scusa a Karzai ".


Conta di più la vita di due soldati americani o un libro bruciato ?
Per Obama il Corano.

Come scrive Luciano Gulli, l'idea di bruciare delle copie del Corano in Afghanistan può solo essere definita stupida, e ha comportato la reazione violenta degli afghani. Una mossa poco intelligente dal punto di vista strategico che ha messo in pericolo la vita di molte persone. Concordiamo. A lasciare perplessi, però, è l'impostazione adottata da tutti i quotidiani italiani di oggi che, di fatto, giustificano quasi la reazione afghana e non trovano niente di sbagliato nell'assassinio di due soldati americani come reazione, nè nella lettera di scuse che Obama ha spedito a Karzai. Mentre dovrebbe essere Karzai a scusarsi.
Il messaggio che filtra tra le righe è che, tutto sommato, i marines se la sono cercata, Gulli scrive : "
non stupisce che stia viran­do nel sangue, con due soldati ame­ricani uccisi a bruciapelo, nell’est del Paese, la vicenda dei Corani bru­ciati nei giorni scorsi da un demen­te nella base americana di Ba­ghram.". Non stupisce, scrive Gulli, ma dovrebbe far indignare. Due soldati massacrati perchè un loro collega ha bruciato quattro libri. Ma l'Occidente reagisce sempre in questo modo di fronte ai terroristi islamici, prostrandosi e scusandosi. E' per questo che il vignettista Kurt Westergaard, autore delle vignette su Maometto deve vivere sotto scorta a casa propria, è per questo che Theo Van Gogh è stato assassinato per strada da un terrorista islamico e quasi nessuno ha trovato nulla da eccepire, la lista è lunghissima.
Quand'è che l'Occidente prenderà una posizione netta e imparerà a difendersi dall'islamismo? Quand'è che Obama smetterà di tendere la mano agli odiatori dell'Occidente nella speranza che non colpiscano di nuovo?

Ecco il pezzo:

C’era già stato il caso dello scrit­tore anglo-indiano Salman Ru­shdie, anni fa, con i suoi «Versetti satanici» e il seguito di robusti grat­tacapi che gliene erano derivati, con la fatwa e tutto il resto; e a se­guire quello non meno increscio­so delle vignette su Maometto pubblicate da un ebdomadario non so più se norvegese o danese (e comunque riprese e ripubblica­te, per spavalderia e maldestro gu­sto della sfida, da altri giornali scandinavi). E dunque non ci vole­v­a uno scienziato per sapere quan­to sensibili, sulle questioni che ri­guardano il Profeta e la Sua Parola (sì, questa profluvie di maiuscole sono dettate da prudenza) sono i musulmani. E quanto più ignoran­ti e codini, tanto più efferati con i trasgressori e gli «infedeli».
Sicché non stupisce che stia viran­do nel sangue, con due soldati ame­ricani uccisi a bruciapelo, nell’est del Paese, la vicenda dei Corani bru­ciati nei giorni scorsi da un demen­te nella base americana di Ba­ghram. A uccidere i due militari Usa è stato un soldato afghano, sentitosi evidentemente investito del dove­re di lavare col sangue l’onta dei co­rani inceneriti nel corso di quella che, nelle intenzioni - ed è il colmo dei colmi- sembra sia stata una nor­male operazione di pulizia di un ri­postiglio.
Siamo al terzo giorno di proteste, ma la furia sembra lontana dal pla­carsi. E anche qui non serve lo scien­ziato evocato prima per capire che la vicenda dei Corani bruciati è un pretesto. Un pretesto ottimo, come lo erano le vignette o i versetti di Ru­shdie, dietro il quale si nasconde la crescente insofferenza di una popo­lazione (anche quella più modera­ta, vicina al presidente Karzai) nei confronti di quelle che non solo i ta­lebani avvertono come «forze di in­vasione straniere». Certo non era­no tutti talebani, o filo-talebani, le migliaia di persone che sono scese in piazza ieri per protestare contro gli«invasori».Così come è certo che la vicenda dei Corani bruciati (in nu­mero di 4, per la precisione) si è po­sata come il cacio sui maccheroni -se si può dire- sulle sorti di una «re­sistenza » che nel sentire popolare cominciava a somigliare a una sor­­ta di sfasato, sterile ululato alla luna. Sicché a contare i morti che la fu­ria popolare ha provocato, ieri sera si era arrivati a 8, che sommati a quelli dei giorni scorsi fan 12.Un po’ troppi, in effetti, e poiché pare im­prudente pensare che l’ondata di sdegno antiamericana (essenzial­mente, anche se poi ad andarci di mezzo ci sono tutte le forze del con­tingente, noi compresi) possa pla­carsi facilmente, il presidente Oba­ma h­a preso carta e penna e ha man­dato una lettera ufficiale di scuse al suo collega Karzai.
Più forti le proteste sono a Jalala­bad e a Kabul, dove una palazzina del«Villaggio verde»,in cui vivono e lavorano circa 1500 contractors stranieri è stata attaccata e data alle fiamme. Per precauzione, anche l’ambasciata americana ha chiuso temporaneamente i battenti, e invi­tato i propri dipendenti all’esterno perché si mettano «al sicuro».
Insomma: una brutta storia. Per uscire dalla quale bisognerà tornare a piegare il groppone chie­dendo scusa e ancora scusa, ma­gari individuando e punendo in modo esemplare -nei limiti, si ca­pisce- il cretino che non avendo mai sentito parlare dei martiri di Cordova (Eulogio, Sancho, Rodri­go e Salomone, che al tempo di Abd al-Rahman II vennero messi a morte per aver vilipeso il Cora­no) aveva pensato che in fondo un Corano, soprattutto se sciupato, non è altro che un mucchio di pagi­ne stampate tenute insieme da un
po’ di colla.

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