Nessuno mi può giudicare
a destra, Gad Lerner
Scusate se insisto, ma voi avete capito se Gad Lerner si è fatto raccomandare da una collega allo stragista dittatore siriano Assad o no? E' passata ormai una settimana da quando il blog del giornalista del “Sole” Christian Rocca ha tradotto in italiano le mail trafugate dal gruppo hacker Anonymous all'assistente personale del presidente siriano in cui si leggevano fra l'altro espressioni di affetto più che commoventi, esagerate e fin grottesche della giornalista di “Repubblica” Alix Van Buren, con ringraziamenti di regali costosi, rivendicazioni di costituire insieme “un'ottima squadra” e anche una raccomandazione per il povero Gad Lerner, che – dice Van Buren - vorrebbe venire a fare un reportage in Siria, ha sì il torto di essere ebreo, ma è un ebreo perbene, “non appartiene a nessuna lobby”, è nemico del Governo Netanyahu, è favorevole alla costruzioni di moshee in Italia, e ha perfino firmato l'appello “diversamente sionista” J-Call (l'espressione è mia, naturalmente, ad alcuni dà fastidio ma io la trovo molto adatta a questo gruppo). Dalla corrispondenza risulta che il governo Assad gradisca l'appello e la sua firma, ma non lo considera sufficiente per il visto, non potendosi abbastanza fidare dell'antisionismo ebraico: è una questione delicata, dice la portavoce giustamente.
Delle mail di Van Buren hanno parlato “Il giornale” e “Libero” (mi sembra solo on line), ma rigorosamente nessun giornale di centro e di sinistra, non la Rai, non l'Ansa, naturalmente non “Repubblica”, che pure si vende come presidio della moralità nazionale e del giornalismo onesto (!). Informazione Corretta ne ha scritto tre volte, la notizia è finita sulla voce di Wikipedia dedicata a Lerner (it.wikipedia.org/wiki/gad_lerner). Io mi sono permesso di spedirvi in merito una cartolina (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=43414) Tutti ci chiediamo col rispetto dovuto a un ex direttore del TG1, per lo più autodimissionato, se Lerner si sia fatto raccomandato o meno. La brava Van Buren, così tenera coi dittatori, si è commossa anche davanti all'autoritarismo del conduttore che non prende a cannonate i suoi ospiti e non tortura i loro bambini, ma se capita che gli manchino di rispetto li rimbrotta burbero e li mette a tacere? Di sua iniziativa, avendo saputo del pio desiderio di Lerner di tornare alla terra dei suoi avi e di raccontarla per i lettori del giornale che condivide, ha pensato di raccomandarlo? Gliel'ha suggerito una segretaria adorante del personaggio televisivo e ignara delle implicazioni politiche internazionali? O è stato il duro e puro giornalista che ama definirsi “bastardo” e “infedele” a chiederle l'aiutino?
Nel mio piccolo ho posto la questione da una settimana e non ho avuto risposta. Ho studiato ansiosamente il blog di Lerner, dove si parla doverosamente di Belen e Celentano, di Tremonti e di Napoletano, delle Olimpiadi di Roma, perfino della Grecia, ma di recente non più di Assad. Ho solo trovato dei lettori che lo chiedevano, in fondo a una fila di interventi su un vecchio post sulla Siria, un po' difficile da trovare (http://www.gadlerner.it/2012/02/05/in-siria-lepilogo-insanguinato-della-guerra-fredda.html?cp=all#comments), pensate: ai numeri 228 e 229. Scriva Marta, numero 228 , il 14 febbraio, 2012 alle 11:42 am: “Caro Dottor Lerner, mi fa piacere leggere la sua solidarietà a un popolo martirizzato da un dittatore sanguinario, ma alla portavoce di Assad nel luglio 2010, si è rivolta una giornalista di Repubblica, che ha interceduto per lei perchè fosse accolto in Siria, dopo essersi complimentata per come la stessa portavoce di Assad fosse brava a manipolare l’informazione sul suo paese. Perchè farsi raccomandare da questa giornalista alla numero 2 del governo Assad che non gradisce gli ebrei, nonostante lei venga dipinto come grande amico dei mussulmani? [...]” E ribadisce poi Fabio, numero 229, alle 11.57 pm dello stesso giorno: “Gent.mo Lerner, ci faccia sapere, dopo il resoconto di Marta (n.228)come stanno le cose dal suo punto di vista, e se non sia necessario un franco chiarimento (una volta si diceva così) con quella simpatica vipera della Van Buren, così affascinata dallo sgherro Assad, o almeno con i suoi lettori…i quali magari sono curiosi di sapere qualcosa di più del suo presunto viaggio siriano alla ricerca delle origini, così caldamente sponsorizzato dalla collega di Repubblica…” Dopo questi messaggi non ce n'è più altri, la lista si interrompe e l'articolo affonda nei capaci archivi del blog.
Posso unire le mie preci a quelle di Marta e Fabio? Temo però che non sarò soddisfatto. Non c'è stata finora una parola di Lerner, una della Van Buren, una di “Repubblica”. Avrebbero potuto dire, se le cose fossero andate così, che quelle mail erano false, calunnie inventate dai nemici berlusconiani; oppure no, che erano vere ma normali, che i migliori giornalisti vivono in questa maniera, culo e camicia con i grandi protagonisti della storia, buoni o cattivi che siano. Che in fondo la corrispondenza è precedente alle stragi. Avrebbero perfino potuto ammettere di essersi sbagliati, di aver pensato che Assad fosse un possibile amico, come in quel periodo pensavano anche Obama, che gli rimandò l'ambasciatore dopo dieci anni di rottura ed Erdogan, che voleva convincere Israele ad accordarsi con lui.
E invece no, tacciono. Sanno bene che chi tace acconsente, ma non ignorano che una smentita è una notizia data due volte. E dunque forse aspettano che passi “la buriana” ( il gioco di parole è di un buffo blog di “feticisti di repubblica” http://247.libero.it/bfocus/107615/online21004744/brevi-feticismi-domenicali/), pronti poi a tornare a farci la morale sul buon giornalismo e l'onestà e le mani pulite e la primavera araba. O forse sono nostalgici di Caterina Caselli e del suo “nessuno mi può giudicare”. O ancora, essendo contrari alla responsabilità civile dei giudici, ritengono di doversi opporsi anche alla responsabilità morale dei giornalisti. Chissà. Ma io, di dura cervice, insisto a chiedere: si è fatto raccomandare ad Assad o no, Gad Lerner? Chissà
Ugo Volli
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