Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/02/2012, a pag. 26, l'articolo di Alberto Melloni dal titolo " Il patriarca al parlamento turco. Le aperture di Erdogan ".


Recep Erdogan, Bartholomeos I
Secondo Alberto Melloni, la vita delle minoranze cristiane ortodosse di greci, armeni e siri era stata resa difficile dal " laicismo abrasivo della repubblica".
Noi, invece, credevamo che dipendesse dall'islamizzazione della Turchia avvenuta con Erdogan. Esiste uno Stato islamico democratico? Nei Paesi islamici c'è spazio per le minoranze religiose?
Il fatto che Erdogan permetta al patriarca Bartholomeos I di tenere un discorso in Parlamento non significa nè che intenda dare ascolto alle sue richieste, nè che ci sia una svolta democratica
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Ecco il pezzo:
Il patriarca ecumenico Bartholomeos I terrà oggi, per la prima volta nella storia della repubblica turca, un discorso al Parlamento di Ankara in vista della nuova Costituzione. E la riprova che Erdogan fa della politica religiosa la chiave della nuova centralità di un impero nei cui ex territori la «primavera araba» vira verso una torrida «estate salafita». Il successore dell'apostolo Andrea non presenterà le sue richieste in aula come a Roma i papi (peraltro presi in giro, come fu per l'appello di Wojtyla in favore dei detenuti nel 2000), ma nell'antica Bisanzio si entra a Palazzo per chiedere solo quando si è già stati ascoltati. II patriarca parlerà a nome delle minoranze cristiane ortodosse di greci, armeni e siri ai quali il laicismo abrasivo della repubblica ha reso la vita difficile. Per loro chiederà restituzioni simboliche e pratiche. Bartholomeos potrebbe perfino ottenere la riapertura della scuola di Halki, l'isola dove il metropolita Elpidophoros è pronto a riaprire quello che fu l'epicentro teologico di lingua greca negli anni del primo ecumenismo. Chiederà maggior severità verso chi vessa i monasteri e la rimozione delle discriminazioni che escludono dai pubblici uffici le minoranze considerate dopo secoli «immigrate». Inoltre domanderà che la presentazione denigratoria e «antinazionale» delle minoranze in non pochi libri scolastici turchi venga dissuasa alla radice. Per un Paese che protesta quando il massacro degli armeni viene presentato come crimine «dei turchi» e non come una colpa di chi perpetrò quella «pulizia etnica» è un argomento irresistibile. Sia l'Europa politica - quella che per ogni greco è oggi un esattore spietato e che per i turchi è stata un interlocutore umiliante — sia l'Europa delle Chiese - che arzigogolavano sui confini del continente incuranti delle preoccupazioni del trono di Andrea — vengono così messe in mora da un monaco patriarca che celebrerà il centenario costantiniano del 2013 prendendosi con la sua pazienza disarmata quello che nessuno gli avrebbe dato.
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