PER FIRMARE L’APPELLO A FAVORE DI HAMZAH KASHGHARI http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita_utente_twitter_rischia_pena_di_morte
Valentina Colombo, Hamza Kashgari
La presente è un’Islam-s Newsletter particolare e importante. E’ un appello a favore del giornalista saudita Hamzah Kashghari condannato a morte dalle autorità saudite con l’accusa di avere oltraggiato Allah e il Profeta. Qui di seguito un mio commento, la mia traduzione della fatwa. Infine il link per sottoscrivere l’appello di Amnesty International a favore del giovane ventitreenne. Più che mai vi chiedo di fare circolare questa newsletter affinché sia preservata la libertà di Hamzah e di tanti giovani come lui.
SMASCHERARE L’IPOCRISIA SAUDITA PER SALVARE HAMZAH KASHGHARI
di Valentina Colombo
“Nel tuo compleanno, dirò che ho amato il ribelle che è in te, che sei sempre stato una fonte di ispirazione per me, e che non amo l’alone di divinità intorno a te. Non pregherò per te.” “Nel tuo compleanno, non m’inchinerò davanti a te. Non ti bacerò la mano. Piuttosto, te la stringerò, come si fa fra eguali e ti sorriderò mentre tu mi sorridi. Ti parlerò come a un amico, niente di più. Ho amato alcuni tuoi aspetti, odiato altri, e altri non li ho capiti”. Questi alcuni dei tweet che incriminano e condannano a morte, secondo il governo e le autorità religiose saudite, il ventitreenne giornalista Hamzah Kashghari. Dalle parole di Kashghari si evince il desiderio di capire, di potere giudicare Maometto che secondo la religione islamica è un uomo, non è una divinità. E’ la proposta di considerarlo un pari, un amico. Altri tweet riportati dall’atto di accusa, ovvero dalla fatwa emessa dalla Direzione generale per la ricerca e la fatwa, indicano invece la volontà di comprendere e l’incapacità di cogliere la divinità suprema, Allah: “La dimostrazione dell’esistenza della divinità sarebbe limitata se non fosse per l’esistenza degli stolti”, “Tutte le immense divinità che adoriamo, tutte le immani paure che ci assalgono, tutti i desideri che attendiamo si realizzino con ansia, non sono altro che la creazione delle nostre menti”, “Ci sono esperimenti scientifici che possono durare tutta una vita, si accerterebbero dell’eternità se riuscissero a trasportare la mente umana alla divinità” , “Qualora stabilissimo l’esistenza di Dio, saremmo eterni come lui per sempre”. La filosofia di Kashghari pare portare alle estreme conseguenze l’interpretazione wahhabita della divinità, laddove dice che chi coglie Dio diventa Dio significa che chi lo coglie diventa pari a Lui e quindi Dio stesso. Ma evitando di soffermarsi troppo su questioni teologico-filosofiche il giovane giornalista ha semplicemente espresso liberamente le proprie idee in un luogo, Twitter, considerato finora uno spazio libero per gli abitanti di quei paesi soffocati dalla censura, islamica o non. Purtroppo se Twitter, al pari di Facebook, è stato di enorme ausilio alle rivolte popolari da un anno a questa parte nel mondo arabo, ora chi è al potere ha compreso quanto possa essere efficace e pericoloso. Per cui in Egitto Naguib Sawiris è già stato portato in tribunale per avere pubblicato su Twitter l’immagine di Topolino e Minnie, l’uno con la barba da salafita, l’altra con il velo integrale. E ora Hamzah. Il suo caso è decisamente più grave perché il re ha apposto la firma sulla sua condanna a morte. Non è bastata al giovane la fuga in Malaysia che lo ha subito estradato nella consapevolezza della sorte che lo attendeva. Perché? Perché la Malaysia come l’Arabia Saudita sono membri dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OCI), che è il principale sostenitore della lotta contro l’islamofobia e che vorrebbe fare introdurre anche in Occidente leggi antiblasfemia. Ebbene in base ai criteri di giudizio dell’OCI anche Hamzah, un musulmano, è un islamofobo, quindi non sorprende la connivenza tra Malaysia e il regno saudita nel caso di una condanna di apostasia.
Si rammenti altresì che la Carta universale dei Diritti umani del 1948, non sottoscritta dall’Arabia Saudita e dalla maggior parte dei paesi islamici, recita: Articolo 18. Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
Articolo 19. Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere. Mentre il documento corrispondente redatto dal mondo islamico, sotto l’egida dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, ovvero la Dichiarazione del Cairo dei diritti dell’uomo nell’islam (1990), è molto vago sulla questione della libertà di opinione, ma molto chiaro su quella di religione. All’articolo 10 si legge: “L’islam è la religione naturale dell’uomo. Non è lecito sottoporre quest’ultimo a una qualsivoglia forma di pressione o approfittare della sua eventuale povertà o ignoranza per convertirlo a un’altra religione o all’ateismo”. Quindi l’uomo è naturalmente musulmano, nasce musulmano e quindi non lo si deve distogliere dalla vera e unica religione.
All’articolo 22 si parla di libertà di opinione, ma limitatamente ai limiti della sharia: “a) Ogni individuo ha diritto di esprimere liberamente la sua opinione, in modo non contrario ai princìpi della Legge islamica; b) Ogni individuo ha diritto di invitare al bene, ordinare ciò che è giusto e vietare il male, conformemente alle norme della Legge islamica; c) L’informazione è una necessità vitale per la società. E’ vietato sfruttarla, abusarne o offendere le cose sacre e la dignità dei Profeti. E’ ugualmente vietato adottare comportamenti che rechino oltraggio ai valori morali o che provochino disgregazione e corruzione nella società, danneggiandola o scalzando la religione; d) È vietato incitare all’odio su base etnica o religiosa, così come a qualunque forma di discriminazione razziale”. Quindi il giornalista saudita ha “abusato” della libertà prevista dalla sharia e l’autorità saudita compie semplicemente il proprio “dovere”, quello di ordinare ciò che è giusto e vietare il male.
Credo che il caso di Hamzah Kashghari debba servire da esempio per fare comprendere che fino a quando blasfemia e apostasia in ambito islamico continueranno a essere punite con la pena capitale, così come si evince dalla fatwa contro Kashghari, non dovranno essere varate leggi che difendano né la cosiddetta islamofobia né la blasfemia. La fatwa emessa in Arabia Saudita e qui sotto tradotta per esteso parla chiaro, molto chiaro, troppo chiaro. E’ curioso altresì osservare che in un punto pare che il Comitato permanente non abbia avuto il coraggio di scrivere la parola “ucciso”, quindi di esplicitare la vera condanna a morte: nel testo in calce nella citazione del qadi Iyad c’è un omissis segnalato da punti di sospensione nell’originale, laddove si afferma chiaramente “costui va ucciso come abbiamo spiegato” (si veda l’originale del testo citato). Quindi non servirà alcun processo, la sentenza è già stata emessa e solo la mobilitazione internazionale potrà salvare un giovane, e molte alte persone come lui, che ha commesso l’unico “reato” di pensare liberamente.
TESTO DELLA FATWA
Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso
Regno dell’Arabia Saudita
Direzione generale per la ricerca scientifica e la fatwa
Segreteria generale dei grandi ulema
Numero 25346
Data 16/3/1433 h. (8/2/2012)
Comunicato del Comitato permanente per la ricerca scientifica e la fatwa
Sia lodato Allah l’Unico, la preghiera e la pace su Colui dopo il quale non v’è alcun profeta
Il Comitato permanente per la ricerca scientifica e la fatwa ha esaminato gli insulti contro Allah – Egli è l’Altissimo - pubblicati dallo scrittore, giornalista del giornale saudita Al-Bilad Hamza Kashghri su Twitter, mettendo in dubbio l’esistenza di Allah – Egli sia lodato – e la necessità di adorarlo. A seguito dell’analisi è stato riscontrato un comportamento scorretto nei confronti del Profeta – su di lui il saluto e la benedizione di Allah – espressioni di odio nei confronti dell’Inviato di Allah – su di lui il saluto e la benedizione di Allah. Tra quanto scritto c’è quanto segue: “La dimostrazione dell’esistenza della divinità sarebbe limitata se non fosse per l’esistenza degli stolti”, “Tutte le immense divinità che adoriamo, tutte le immani paure che ci assalgono, tutti i desideri che attendiamo si realizzino con ansia, non sono altro che la creazione delle nostre menti”, “Ci sono esperimenti scientifici che possono durare tutta una vita, si accerterebbero dell’eternità se riuscissero a trasportare la mente umana alla divinità” , “Qualora stabilissimo l’esistenza di Dio, vi renderebbe eterni come lui per sempre”. Per quanto riguarda il Profeta – su di lui il saluto e la benedizione di Allah: Nel giorno della tua nascita, dirò che ho amato il ribelle che è in te, che sei sempre stato una fonte di ispirazione per me, e che non amo l’alone di divinità intorno a te. Non pregherò per te.” “Nel giorno del tuo compleanno ti trovo innanzi a me, ti dirò che ho amato alcune cose di te e ne ho odiate altre, non ho capito molte altre cose”, “Nel giorno del tuo compleanno non m’inchinerò davanti a te, non ti bacerò la mano. Piuttosto te la stringerò, come si fa fra eguali e ti sorriderò mentre tu mi sorridi. Ti parlerò come a un amico, né più né meno.” Si è preso gioco del Corano quando ha detto: “Ti chiederanno dell’anima, allora rispondi l’anima è comandata dal mio amore e dipende ben poco dal cuore”. Non c’è dubbio alcuno che la derisione di Allah e del Suo Inviato, dei Suoi versi e della Sua legge e dei Suoi dettami sia il tipo di miscredenza maggiore ovvero apostasia dalla religione di Allah e nel nobile libro di Allah circa la miscredenza dovuta alla derisione di Allah o del Suo libro o del Suo inviato – su di lui il saluto e la benedizione di Allah – Allah – Egli è il Potente e l’Eccelso – dice: “’Ma dunque è di Allah, e dei Suoi segni, e del Suo messaggero che vi prendevate gioco?’ Non scusatevi! Voi avete rifiutato la fede dopo averla accettata.” Questo nobile versetto è un testo esplicito e una prova inconfutabile circa la miscredenza di chi deride Allah l’Eccelso o il Suo nobile Inviato o il Suo libro chiaro e tutti gli ulema dell’islam di ogni luogo sono concordi sulla miscredenza di chi deride Allah, il Suo inviato, il Suo libro o la religione in generale, sono concordi sul fatto che chi deride in qualsiasi modo quanto è stato elencato ed è musulmano diventa a seguito di questo suo agire un miscredente e un apostata dall’islam. Allah – Egli sia lodato – gode dell’attributo della perfezione assoluta, il Suo Inviato Maometto – su di Lui il saluto e la benedizione di Dio – è la creatura più perfetta, è il signore delle creature e il sigillo degli inviati, l’amico del Signore dei due mondi e Allah ha salvaguardato il Suo Inviato – su di lui il saluto e la pace di Allah – e lo ha protetto da quel che dicevano di lui i bugiardi e quel che gli scagliavano contro i derisori. Le persone più virtuose invece si sono schierate a difesa di Allah e alla Sua venerazione, e Allah ha aumentato la loro forza, le ha rese più nobili, più pazienti e ha conferito loro i diritti di Allah e il compito di diffonderne il messaggio. Costoro temono e rispettano Allah e si tengono in disparte da tutto ciò che intorbida la Sua eccelsa posizione oppure impedisce di compiere il jihad, l’ammonimento o la diffusione del messaggio. Chiunque derida Allah o il Suo Inviato o il Suo libro o in generale la Sua religione viene da Lui screditato e disprezzato. Il disprezzo è parte di ciò e si evolve in miscredenza totale e sbeffeggio del Signore dei due mondi e miscredenza nel Suo fedele Inviato. Il qadi ‘Iyad – che Allah abbia misericordia di lui – nel suo libro al-Shifà bi-ta’rif huquq al-mustafa sulla questione dell’insulto contro il Profeta – su di lui la pace e la benedizione di Allah – a pagina 233 ha scritto: “Sappi che chiunque insulti il Profeta – su di lui la pace e la benedizione di Allah – lo offenda o attribuisca un difetto a lui, alla sua discendenza, alla sua religione, o sminuisca un suo talento o alluda a ciò in modo da insultarlo o denigrarlo o sminuirlo o svilirlo o attribuirgli un difetto o insultarlo il giudizio è pari a quello di una persona che lo insulta [… ] * Questo giudizio non esclude nulla che sia simile a una maledizione o una denigrazione. Non esitiamo a riguardo sia che si tratti di un’affermazione chiara o di un’allusione. Lo stesso vale per chi lo maledice, invoca contro di lui, desideri danneggiarlo oppure attribuirgli qualcosa che non si addica alla sua posizione o si prenda gioco del suo incarico, con parole stolte, la satira, parole di disprezzo, battute, oppure lo vituperi per via di una qualsiasi afflizione che lo colpisca o lo denigri a causa di un evento umano lecito e noto che gli è accaduto. Per tutte queste azioni concordano gli ulema e gli imam preposti alla fatwa sin dai tempi dei Compagni – Allah abbia misericordia di loro.” Costui deve essere giudicato in base alla Legge, così com’è un dovere di tutti i musulmani guardarsi da che ciò avvenga attraverso le parole, gli scritti e le azioni, guardarsi dall’ira di Allah, dal Suo castigo e dall’apostasia dalla Sua religione. Allah chiede a noi e a tutti i musulmani di rinunciare a tutto il male. Lui è responsabile solo del bene. Allah ci assiste e ci guida verso la retta via, che Allah benedica e saluti il nostro Profeta Maometto, sulla sua famiglia e i Suoi Compagni.
Comunicato della Commissione permanente per la ricerca scientifica e la fatwa Il presidente Abd al-Aziz Abd Allah ibn Muhammad Al Shaykh
• parte omessa nel testo della fatwa, ma contenuta nell’originale: COSTUI VA UCCISO COME ABBIAMO CHIARITO
PER FIRMARE L’APPELLO A FAVORE DI HAMZAH KASHGHARI http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita_utente_twitter_rischia_pena_di_morte
VALENTINA COLOMBO (Cameri, 1964) è docente di Cultura e Geopolitica dell’islam presso l’Università Europea di Roma e Senior Fellow presso la European Foundation for Democracy a Bruxelles. E’ membro del Comitato per l’islam italiano presso il Ministero dell’interno